PACE NUCLEARE - IN BARBA A ISRAELE E ARABIA SAUDITA, OBAMA STRAPPA UN ACCORDO ALL'IRAN: SANZIONI ECONOMICHE RIDOTTE MA NIENTE ARRICCHIMENTO DELL'URANIO SOPRA IL 5%

Federico Rampini per "la Repubblica"

«Per la prima volta in dieci anni l'Iran accetta di fermare il programma nucleare».
È solo un primo passo, ma il mondo può diventare più sicuro. Bisogna dare una chance alla pace». Alle 22.35 di Washington Barack Obama irrompe nelle case degli americani, tutti i network sospendono i programmi del sabato sera per l'annuncio presidenziale in tv. La solennità si giustifica, sabato 23 novembre 2013 può diventare una data storica, l'inizio di una fase nuova non solo nei rapporti Usa-Iran ma negli assetti strategici del Medio Oriente.

La promessa è maturata a Ginevra nei negoziati del gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Inghilterra, Germania) con la delegazione di Teheran. Il governo Rouhani s'impegna a bloccare l'arricchimento dell'uranio oltre il 5% (soglia cruciale per gli usi militari), a neutralizzare quello già arricchito al 20%, a fermare ogni progresso nelle capacità di arricchimento, a bloccare le attività sul plutonio.

In cambio, garantisce Obama e ribadisce il suo segretario di Stato John Kerry, «l'America concede poco, la maggioranza delle sanzioni economiche restano, quelle che vengono levate valgono appena 6 o 7 miliardi di dollari». I controlli degli ispettori internazionali saranno severi; e nei prossimi sei mesi questa bozza d'accordo deve trasformarsi in qualcosa di ben più sostanziale. La cautela è d'obbligo, la durezza di linguaggio pure: Obama deve "vendere" questo piano al Congresso e agli alleati che già lo accusano (Israele, Arabia saudita).

Ma questo presidente sa quel che vuole. Dal 2008, per la precisione. È dalla sua prima campagna elettorale per la Casa Bianca, che Obama fece scalpore annunciando di voler «parlare con tutti, anche col demonio se serve a fare avanzare la causa della pace». Anche con Teheran, disse l'allora senatore dell'Illinois. Attirandosi una valanga di attacchi da parte del repubblicano John McCain che invece canticchiava una sua versione alla Dottor Stranamore del brano dei Beach Boys "Barbara Ann", trasformato in "Bombbomb Iran..."

Inesperto, ingenuo, illuso: gliele dissero tutte a Obama. Che però, metodicamente, al quinto anno della sua presidenza continua a perseguire le tre grandi priorità annunciate allora: via tutti i soldati Usa dall'Iraq; una data certa per il ritiro anche dall'Afghanistan; infine la soluzione del pericolo nucleare iraniano, «senza escludere opzioni militari ma privilegiando la via pacifica e diplomatica». Mai si è discostato da questa linea. E ora raccoglie i dividendi.

I retroscena dicono quanta tenacia è stata necessaria, altro che intesa-lampo, altro che «sorpresa sbocciata a Ginevra». È da un anno che Obama tesse una tela fatta di incontri bilaterali segreti. Protagonista è la sua ristretta taskforce, dove spiccano la capa degli esperti nucleari Wendy Sherman, il sottosegretario di Stato William Burns, il consigliere di politica estera del vicepresidente, Jake Sullivan. Da un anno le delegazioni americana e iraniana s'incontrano senza informare gli alleati, il più delle volte a Muscat (capitale dell'Oman).

Questa cortina di segreto le reazioni irritate di molti, non solo Israele ma anche la Francia, tenuti all'oscuro a lungo. Decisivi sono soprattutto gli ultimi quattro incontri segreti, avvenuti dopo l'insediamento di Hassan Rohani alla presidenza dell'Iran in agosto. È in quei quattro appuntamenti che avviene l'accelerazione, con una delegazione di Teheran molto più disponibile.

È in quel clima che all'opinione pubblica americana e mondiale viene offerta l'altra "sorpresa storica" il 27 settembre: appena finita l'assemblea generale dell'Onu a New York, mentre Rouhani in auto sta avviandosi verso l'aeroporto, gli arriva la telefonata di Obama. Il primo colloquio tra due presidenti dalla crisi degli ostaggi americani a Teheran nel 1979.

Obama-Rouhani, qualcosa di sostanziale sta avvenendo tra questi due leader. Per la prima volta in 30 anni si direbbe che da ambedue le parti il desiderio di voltare pagina prevale. Gli americani possono sembrare "ingenui" (come sostiene Benjamin Netanyahu) quando "scoprono" che la delegazione iraniana parla un inglese perfetto, che molti di loro hanno studiato in Occidente.

Ma dietro c'è una realtà più profonda che altri hanno deciso di ignorare: il nuovo ceto medio di Teheran soffre le sanzioni, patisce ancor più l'isolamento internazionale, è molto meno antiamericano di una volta. Qualcosa si muove nella società civile e nelle élite di Teheran, e Obama non vuol perdere l'occasione.

Dopo tante delusioni che questo presidente americano ha incassato dalle primavere arabe, dopo essere stato accusato di aver "perso" in Egitto e in Siria, ora lui potrebbe prendersi una rivincita in un teatro geostrategico perfino più importante. Ci vorrà tempo e pazienza dalle due parti, per chiudere questo trentennio dell'"altra guerra fredda", con tutti i suoi strascichi di risentimenti, diffidenze reciproche. Nella peggiore delle ipotesi, osserva il New York Times, l'accordo serve solo a "guadagnare tempo" ritardando il piano nucleare.

Guadagnare tempo può significare dar tempo alle colombe perché rafforzino le loro posizioni a Teheran. Anche Rouhani deve fare la voce grossa, a uso e consumo dei suoi, e la sua prima dichiarazione è "un omaggio ai nostri eroici scienzati nucleari, alcuni dei quali sono caduti martiri del terrorismo". Non è vero che Obama abbia "concesso" a Teheran il diritto all'atomo civile: l'uso dell'energia nucleare per scopi pacifici è riconosciuto dall'Onu a tutte le nazioni.

La destra repubblicana con il senatore Marco Rubio già accusa Obama di avere "colpito i nostri alleati". Ma il premier israeliano Netanyahu paga il prezzo di anni di sgarbi fatti a Obama e di "flirt" sfacciati con la destra di Washington. Paga soprattutto la mancanza di un'alternativa realistica. L'attacco militare, preventivo e unilaterale, contro gli impianti nucleari iraniani non è un'opzione sensata per Obama. Dal 2008.

 

OBAMA A COLLOQUIO TELEFONICO CON ROUHANI Rouhani E Putin HASSAN ROUHANI john kerry anvedi che botox SPECIALE LUGLIO I PERSONAGGI PI RAPPRESENTATIVI DEGLI USA MARCO RUBIO ISRAELE LIBANO Netanyahu menaces

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