OBAMA SI GIOCA TUTTO - CON UNA MOSSA A SORPRESA E “DE SINISTRA”, STRONCA LA FUSIONE TRA AT&T E T-MOBILE, UN AFFARE DA 39 MLD € CHE AVREBBE CREATO LA PIÙ GRANDE COMPAGNIA TELEFONICA USA (ERGO: ADDIO CONCORRENZA) - TRA PENALI MILIARDARIE E CROLLI IN BORSA, LE SOCIETÀ PROMETTONO BATTAGLIA IN TRIBUNALE - “FINANCIAL TIMES”: “È UN ERRORE, GRANDI UTILI PORTANO INVESTIMENTI” - “NY TIMES”: “OCCHIO, IL GOVERNO NON VINCE SEMPRE”…

1 - LA CASA BIANCA VA ALLA GUERRA (ANCHE ELETTORALE) DEI MONOPOLI
Da "Il Foglio"

Le nozze tra AT&T e T-Mobile, da cui dovrebbe nascere il primo gruppo delle tlc americano, non s'ha da fare. Lo chiede al tribunale federale di Washington il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che ha intentato causa contro il deal, in pratica il primo dallo scoppio della grande crisi se si eccettuano le nozze-salvataggio tra Bank of America e Merrill Lynch.

L'operazione, ha dichiarato il vice procuratore generale del dipartimento, James Cole, comporterebbe per i consumatori "prezzi più alti, minori scelte e prodotti di peggior qualità". Oggi, ha incalzato il rappresentante del ministero, AT&T e T-Mobile competono in 97 città su 100. Domani, nel caso si celebri l'accordo, il 90 per cento del mercato sarà controllato da tre sole società: la nuova At&t, Verizon, oggi leader, e Sprint-Nextel che si è battuta contro l'intesa e che ieri ha raccolto i frutti della sua battaglia a Wall Street, dove il titolo è salito quasi del 10 per cento, mentre quello di AT&T arretrava del 5.

L'America si prepara a uno scontro tra titani in tribunale, forse più aspro di quello che oppose l'Amministrazione Clinton a Microsoft: At&t, infatti, rischia grosso, così grosso da esser costretta a una lotta senza quartiere. Nel caso i giudici dessero ragione al dipartimento, non solo salterebbe un'operazione da 39 miliardi di dollari, ma la società, vecchia conoscenza del mercato italiano quale partner dell'Olivetti di Carlo De Benedetti e pretendente alla Telecom Italia di Marco Tronchetti Provera, dovrebbe pagare una pesante penale a Deutsche Telekom, proprietaria di T-Mobile.

L'accordo di marzo, infatti, prevede che in caso di "no" delle autorità antitrust, AT&T debba pagare tre miliardi di dollari cash a titolo di indennizzo, più altri 7 sotto forma di sconti tariffari nell'accesso alla sua rete a lunga distanza. Condizioni così onerose lasciano pensare che Randall Stephenson, numero uno di At&t, si sentisse abbastanza sicuro delle sue ragioni.

La società, a fine luglio, ha rovesciato sui tavoli dei 5 membri della Fcc (l'autorità statunitense che si occupa di comunicazioni) montagne di documenti in cui, a suo dire, veniva ampiamente dimostrato che la fusione avrebbe comportato benefici per gli utenti. Ma, in attesa di una risposta della commissione federale sulle Comunicazioni, divisa tra repubblicani e democratici, è arrivato il blitz del dipartimento governativo.

Il ricorso alla legislazione antitrust segna, almeno nei toni, un cambio di rotta dell'Amministrazione che finora ha cercato più che altro di ingraziarsi i Big dell'economia. Ma la stagione dei pranzi con Jeff Immelt di General Electric o dei colloqui riservati con Jamie Dimon di JPMorgan (a suo tempo addirittura in odore di nomina al Tesoro) appartengono al passato.

Non è ancora il caso di evocare lo spirito di Theodore Roosevelt: all'epoca, correva l'anno 1904, il presidente affidò la sua campagna per la rielezione anche a una robusta campagna antitrust, spezzando con 44 cause promosse dal dipartimento di Giustizia monopoli come l'impero di John Pierpont Morgan. Ma stavolta Obama, secondo alcuni osservatori, punterebbe quantomeno a fare "qualcosa di sinistra", come da tempo gli chiedono i più liberal del partito, pur ossequiando un sano principio di mercato.

Di fronte all'incognita della disoccupazione che non accenna a calare e alla crisi immobiliare irrisolta, il presidente sembra intenzionato a rompere gli indugi chiamando a raccolta i consumatori. Contro il pescecane AT&T che vuol mangiarsi la più piccola T-Mobile perché, sospetta il dipartimento di Giustizia, quest'ultima "pratica una politica di bassi prezzi", troppo concorrenziale per essere digerita dal colosso.


2 - LE REAZIONI DEGLI ANALISTI
Dagoreport

"Financial Times - Lex"
http://www.ft.com

"Il Dipartimento di Giustizia potrebbe aver sbagliato. E' vero che aumenterebbe la concentrazione del mercato. Ma è anche vero che solo distribuendo i costi per le infrastrutture su una base di clienti molto ampia si producono gli utili necessari per investire nell'aggiornamento delle reti. E T-Mobile, con 34 milioni di clienti, è troppo piccola. E' giusto schierarsi con in consumatori. Ma forse era troppo presto".

"New York Times - Dealbook"
http://nyti.ms/mSls5N

"E' una mossa rara quella di bloccare un deal così grande. In genere, il Dipartimento di Giustizia lavora dietro le quinte, minacciando invece di agire direttamente. Ad esempio, la fusione tra Nasdaq OMX, InterContinental Exchange, e la rivale NYSE Euronext, è stata fermata dopo che il governo ha minacciato di impugnarla in tribunale. Anche nel deal NBC-Comcast si è scelto di arrivare a un accordo tra Amministrazione e società coinvolte piuttosto che arrivare allo scontro.

In ogni caso, il governo non vince sempre. Nel 2004, il giudice diede ragione a Oracle: il governo non era riuscito a dimostrare che l'acquisto della softwarehouse PeopleSoft avrebbe danneggiato la concorrenza.

"Bloomberg"
http://bloom.bg/oZP9nf

"Deutsche Telekom era impreparata: non aveva preparato un piano B, e ora che il deal con AT&T è stato bloccato dal governo USA, non sa che direzione prendere. Il titolo è crollato del 7,6% a Francoforte, perdendo 3,1 miliardi € di capitalizzazione. Ha annunciato che farà ricorso contro la decisione insieme ad At&T. Le azioni della società tedesca sono state immediatamente declassate dagli analisti"

 

deutsche-telekomBarak Obamaeric holder

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