CINE-PESTIVAL - OGGI IL GRANDE VECCHIO RONDI CEDE SU MULLER AL POSTO DI PIERA DETASSIS COME COMANDA IL DUPLEX ALE-DANNO-POLVERINI O SI DIMETTE PER FAR POSTO A UN NUOVO PRESIDENTE (IN POLE PAOLO FERRARI DELLA WARNER)? – ASPESI SI SCHIERA PRO-DETASSIS: “E SE ALLE PROSSIME ELEZIONI POLVERINI ED ALEMANNO TORNANO A CASA? DOVE ANDRÀ MULLER?” – NICOLINI: SIAMO SICURI CHE NON SI POSSA FARE MEGLIO DELLA DIRETTRICE DEL MONDADORIANO “CIAK” E DELL’ANDREOTTIANO RONDI?

1- FESTIVAL DI ROMA, ORA NEL MIRINO LA POLTRONA DEL PRESIDENTE RONDI
Arianna Finos per Repubblica

A ballare il valzer delle poltrone, al Festival di Roma, non sono solo i direttori. Oltre allo scontro mediatico tra l´uscente Piera Detassis (il mandato scade il 31 dicembre) e il candidato Marco Muller, sostenuto dal duo Polverini-Alemanno, si consuma in queste ore anche un gioco di candidature (e autocandidature) per la poltrona da presidente della Fondazione Cinema per Roma.

E oggi potrebbe essere un giorno decisivo. Il posto di presidente è attualmente occupato da Gian Luigi Rondi, 90 anni lo scorso dicembre, un pezzo di storia istituzionale del cinema italiano, in scadenza a giugno 2012. Ma il prossimo 13 gennaio ci sarà la riunione del Consiglio di amministrazione del Festival, nella quale il presidente potrebbe nominare il nuovo direttore. E Rondi ha già fatto sapere pubblicamente che intende confermare Piera Detassis, con la quale ha lavorato in grande armonia in questi anni.

Poiché sarebbe scorretto scegliere il direttore all´insaputa del presidente, il sindaco Alemanno oggi incontrerà Rondi (e poi tutti i soci fondatori) per, ha annunciato, «parlare benissimo dei progetti di Muller per la città». Significa che a Rondi verrà chiesto di nominare Muller o invece, dimettersi per lasciare il posto a un nuovo presidente. Da parte sua Rondi dice di «aspettare sereno lo svolgimento dell´iter istituzionale e di essere pronto ad ascoltare quel che Alemanno avrà da dire».

E a dispetto di una convivenza considerata incompatibile, Muller dichiara di avere «stima enorme per il presidente e di essere onorato dall´idea di lavorare con lui per svecchiare la manifestazione cinematografica». Intanto però, un mese fa, il Comune ha offerto la presidenza a Pupi Avati: «Pur lusingato - rivela il regista - ho preferito rinunciare, si tratta di una attività incompatibile con il mio lavoro».

Circolano poi i nomi di Gianni Letta e Paolo Mieli, che avrebbe offerto al Comune la propria disponibilità. Molto forte l´ipotesi Paolo Ferrari: il presidente uscente di Warner Italia e ex presidente Anica, sarebbe «onorato e felice di un incarico così prestigioso».
Forte di buoni rapporti sia con Muller («fu lui a riportare le major americane al Lido») che con la Detassis («ha fatto un grande lavoro in questi anni»), Ferrari sottolinea la necessità di puntare sul mercato e cercare date meno penalizzanti per un Festival che, rispetto a tutti gli altri «offre in più la bellezza di Roma».


2- TROPPO POCA LA CONSIDERAZIONE NELLA CAPITALE PER IL DIRETTORE USCENTE PIERA DETASSIS
Natalia Aspesi per La Repubblica

Le Idi di marzo, bel film di Clooney, scena madre: il diabolico Giamatti rifiuta di assumere il geniale Gosling appena licenziato dal rivale, perché "adesso sembrerei uno che raccoglie gli scarti". Americanate, per carità, perché da noi le mosse sono diverse, rozzamente soffocate dalla politica. Allontanato dalla direzione della Mostra di Venezia, dove del resto ha regnato negli ultimi 8 anni, a Marco Muller, tra i più geniali e abili del ramo, dal Festival di Roma avrebbero potuto rispondergli, no grazie, dovevi pensarci prima, quando invece sghignazzavi contro di noi.

Qua si è spicci: si obbliga il presidente della manifestazione romana, il signorile Gian Luigi Rondi, a dire sì o ad andarsene, e le decisioni le prendono una serie di politici che nulla sanno di cinema ma molto di potere (signora presidente della regione, signor sindaco della città, più produttori e distributori locali, interessati a trovare spazio anche per i più inutili dei loro prodotti).

E l´attuale direttore dell´evento, Piera Detassis? Chi se ne frega! E´ stata brava, ha scelto film memorabili (certi scartati, vera gaffe, da Venezia, come L´uomo che verrà di Diritti, Giorni e nuvole di Soldini), e poi regie di Sean Penn, di Reitman, dei fratelli Coen, di tanti altri, ha scovato rarità incantevoli come il belga Kill me please, richiamato le scolaresche, invitato a parlare grandi talenti del cinema, formato giurie appassionate (in quella presieduta da Castellitto c´ero anch´io, e se ne dissero di ogni colore).

Nel casino in corso, con Muller che senza neanche farle un salutino già espone i suoi soliti programmi grandiosi e inutili, la signora Detassis tace, con quella eleganza fuori moda che la relega nell´angolo buio riservato a chi alla fine non riesce a contare, cioè quasi sempre le donne. In tutto questa pochade all´italiana non si capisce il comportamento di Muller: che essendo uno dei grandi direttori di Festival, anziché aspirare a una manifestazione degna di lui (Toronto, Londra, Mosca, Dubai, Cannes no perché lì hanno la cattiva abitudine di tenere per decenni un direttore sino all´età della pensione, qualsiasi colore abbia il governo, ritenendo sufficiente la bravura e gli ottimi risultati), si declasserebbe accettando la direzione di un festival da lui stesso giudicato risibile.

Oltretutto si sa come vanno le cose italiane. Si è appena visto proprio alla Mostra di Venezia: governo Berlusconi, ministro dei beni culturali Galan, pur di far contento Muller che vuole primeggiare, si propose di sostituire il bravo presidente della Biennale Baratta con un innocuo pubblicitario. Via Berlusconi, su Monti, via Galan su Ornaghi, resta Baratta e va via Muller. E se alle prossime elezioni (dio non voglia!) Polverini ed Alemanno tornano a casa? Dove andrà Muller?

3- IL FESTIVAL DEL CINEMA E LE COLPE DELLA POLVERINI
Renato Nicolini per Repubblica-Roma

Caro direttore, mi colpisce questo fuoco di sbarramento preventivo, aperto da Enzo Foschi con parole più in stile Alemanno che Veltroni (il «trombato» Muller... «chieda prima scusa a Roma»), e purtroppo ripreso anche da una persona che stimo come Nicola Zingaretti, contro Marco Muller, che non mi pare abbia demeritato come Direttore di Venezia.

Al di là delle questioni di forma mi pare debba valere la sostanza. Piera Detassis ha operato al meglio del suo standard, ma è sempre la direttrice di «Ciak!», la rivista più importante del cinema italiano, ma del cinema commerciale. Gianluigi Rondi è il decano della critica italiana, ma ha iniziato la sua carriera di critico ai tempi in cui Giulio Andreotti era sottosegretario allo spettacolo.

Siamo sicuri che non si possa fare meglio? E soprattutto, siamo sicuri che la formula della Festa del Cinema di Roma, che almeno a me pare un po´ asserragliato dentro l´Auditorium di Renzo Piano, sia la migliore possibile? In altre parole, trovo strano che ci si fermi alle procedure e non ci si scontri, con meno anatemi e più argomenti, sulle proposte programmatiche. Anche per sconfiggere politicamente questa brutta destra capitolina, non capisco il senso di fare di Detassis e Rondi una bandiera. Se si deve fare polemica, si faccia in modo chiaro e diretto contro chi deve essere diretta, la presidente della Regione Renata Polverini.

La Polverini non cerca di unire le forze nell´interesse della Festa e di Roma, ma ha inaugurato un singolare modo di fare pressione sulle istituzioni culturali. Azzerando i capitoli del bilancio regionale loro destinati, e dichiarando contemporaneamente che si tratta di previsioni modificabili ed aperte, per obbligarle tutte, dal Teatro di Roma a Santa Cecilia, alla trattativa diretta, cioè alla questua.
Chi fa questo dimostra di essere capace di tutto, di intendere il potere come un´arma. Ma si polemizzi con i nemici dell´autonomia di chi lavora nel cinema, nel teatro, nell´immaginario. Non contro un bravo direttore di Festival, la cui prima qualità deve essere di pensare in modo non conformista.

 

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