OGGI MITT, DOMANI LÀ – PER OTTO VOTI: VITTORIA RISICATISSIMA DI MITT ROMNEY SUL NUOVO ARRIVATO RICK SANTORUM – OBAMA GODE DEL RISULTATO, PERCHÉ INDEBOLISCE ROMNEY, DIVIDE I REPUBBLICANI, E LI OBBLIGA AD UNA CAMPAGNA PIÙ LUNGA E COMBATTUTA. IL CANDIDATO CHE PREVARRÀ SARÀ MENO FORTE, AVRÀ MENO SOLDI, E FORSE SARÀ ANCHE POLITICAMENTE DANNEGGIATO, PER GLI ATTACCHI SUBITI DAI COLLEGHI - DIETRO IL TEA PARTY DAVID E CHARLES KOCH, I “RE DEL PETROLIO” CHE NON BADANO A SPESE PER CACCIARE OBAMA…
1- OGGI MITT, DOMANI LÃ
Paolo Mastrolilli per La Stampa
Otto voti: a tanto si è ridotta la battaglia dell'Iowa. Mitt Romney ha vinto il caucus più combattutto nella storia dello stato con 30.015 preferenze, cioé il 25% del totale, superando Rick Santorum che si è fermato a 30.007. Un risultato che potrebbe rivoluzionare la dinamica delle primarie repubblicane, e non dispiace alla Casa Bianca, perché indebolisce l'ex governatore del Massachusetts e divide il Gop.
Ron Paul, arrivato terzo con il 21%, è ancora in gara, così come Newt Gingrich, che si è piazzato quarto con il 13%. Il governatore del Texas Rick Perry, finito quinto, ha detto che valuterà nei prossimi giorni se ritirarsi, mentre Michele Bachmann e Jon Huntsman sono virtualmente fuori.
E' stata una lunga notte, quella che ha dato il primo verdetto delle presidenziali del 2012. Appena i funzionari di partito hanno cominciato a contare i voti, si è capito in fretta che la gara era ridotta a tre concorrenti: Romney, Santorum e Paul. A metà dello scrutinio il deputato del Texas ha perso contatto con gli altri due rivali, e si è dovuto accontentare del terzo posto.
Concedendo la sconfitta, ha detto che in reltà la considera una vittoria per le sue idee libertarie, e ha promesso di continuare la propria crociata fino alla Convention di Tampa. A quel punto è cominciato uno snervante tira e molla tra i due sopravvissuti, che si superavano di poche manciate di voti ogni volta che arrivavano i dati dell'ultimo distretto scrutinato.
I due candidati non hanno nemmeno aspettato la fine della conta, e hanno tenuto entrambi il discorso della vittoria: Santorum concentrandosi sulla sua storia personale di figlio di immigrati poveri italiani - il nonno era un minatore scappato al fascismo - che è riuscito a diventare un contendente per la Casa Bianca; Romney puntando alle sue qualità di uomo d'affari che può battere Obama a novembre.
All'una e mezza di notte è arrivato il dato finale: otto voti di differenza in favore di Mitt. Questo risultato rappresenta un grande successo per Santorum, che ha condotto una campagna porta a porta con la sua famiglia, senza grandi finanziamenti, e fino a due settimane fa era in fondo ai sondaggi. Ha puntato sul fatto che i conservatori non si riconoscono nella candidatura di Romney, e dopo il fallimento di Bachmann, Perry, Cain e Gingrich come campioni dell'ala destra del Gop, è riuscito finalmente ad attirare l'attenzione.
Anche Mitt sostiene di aver vinto, perché l'Iowa non era il suo terreno ideale, ci aveva investito pochi soldi e poco tempo, eppure è riuscito a prevalere, anche se di una manciata di voti. Paul gode del fatto di aver attirato l'attenzione di tutti sulle proprie idee, mentre Gingrich è adirato per i colpi bassi che gli ha rifilato Romney con i suoi spot televisivi negativi, ma è felice di essere sopravvissuto. Il presidente Obama ha parlato ai suoi sostenitori, riuniti nei caucus democratici anche se lui non aveva avversari.
La Casa Bianca in generale è soddisfatta del risultato, perché indebolisce Romney, divide i repubblicani, e li obbliga ad una campagna più lunga e combattuta. Il candidato che prevarrà sarà meno forte, avrà meno soldi, e forse sarà anche politicamente danneggiato, per gli attacchi subiti dai colleghi.
Mitt, in particolare, per battere Santorum potrebbe essere costretto a spostarsi a destra, e questo lo renderebbe più vulnerabile nelle elezioni di novembre, quando la chiave sarà conquistare l'elettorato moderato di centro. Ora la gara si sposta in New Hampshire, dove il 10 gennaio si terrano le primarie. Romney qui ha un forte vantaggio, ma nei prossimi giorni Santorum beneficierà di un significativo rimbalzo, tanto in termini di popolarità , quanto di finanziamenti.
Se sarà in grado di costruire una vera campagna nazionale, diventando il campione dei conservatori che non vogliono Mitt, potrà sperare nella nomination. Lo aiutano il risultato dell'Iowa, e il fatto che altri candidati conservatori cominciano a ritirarsi, lasciando liberi voti che potrebbero convergere su di lui.
Gingrich invece promette battaglia, e giura di farla pagare a Romney per gli attacchi negativi che gli ha lanciato. Sta già preparando spot e pubblicità sui giornali, che metteranno in evidenza i limiti dell'ex governatore del Massachusetts. Questo forse non lo aiuterà ad ottenere la nomination, ma potrebbe dare una mano a Santorum per battere Mitt, a partire dalle primarie della South Carolina in programma il 21 gennaio. Di sicuro c'è che la battaglia tra i repubblicani è appena cominciata, e promette scintille nei prossimi giorni.
2- DIETRO IL TEA PARTY I TYCOON "INQUINANTI"
di Angela Vitaliano per il Fatto
Un database di respiro nazionale che tenga dentro i nomi di milioni di americani che hanno visioni antigovernative e provano simpatia per il movimento del Tea Party. Questo è il "regalo", da due milioni e mezzo di dollari, che David e Charles Koch, i fratelli multimilionari, re del petrolio e dell'inquinamento, faranno a breve al movimento politico che hanno finora abbondantemente foraggiato con cifre da capogiro.
Sebbene i loro nomi non compaiano quasi mai in maniera "ufficiale" nell'establishment del movimento dell'estrema destra repubblicana, sono ormai davvero in pochi a dubitare che, all'origine di tutto, ci sia stato lo zampino dei due fratelli. Da sempre nemici dei democratici, i Koch sono diventati sempre più smaliziati dopo l'elezione di Barack Obama, definito - nel corso di una delle riunioni che organizzano ogni sei mesi con i "paperoni" americani disposti a mettere mano al portafogli per la causa teapartista - come il "nostro Saddam Hussein".
Il potere dei fratelli Koch non è' cosa nuova nell'ambiente politico: con una ricchezza che li attesta al terzo posto della classifica dei miliardari americani, preceduti solo da Warren Buffett e da Bill Gates, è facile immaginare che la capacità di "condizionare" l'andamento delle elezioni, con il sostegno a un candidato o all'altro è cosa assolutamente alla loro portata. Soprattutto, dall'elezione di Obama, i Koch hanno riempito le casse dei candidati re-pubblicani disposti a combattere colpo su colpo la politica "verde" del presidente.
Una necessità che si comprende facilmente se si considera che le loro industrie sono state indicate, da uno studio dell'Università del Massachusetts, come una fra le dieci compagnie più inquinanti del paese e Greenpeace si riferisce a loro come a un "perno fondamentale della negazione dei mutamenti climatici".
Le industrie Koch, la cui sede centrale si trova a Wichita nel Kansas, vennero fondare nel 1940 da Fred Koch e sono specializzate nella produzione di energia e nella raffinazione del petrolio con interessi nel settore chimico, dei fertilizzanti, della carta e di molto altro.
Una politica aziendale assolutamente spregiudicata nei confronti del rispetto ambientale ha trascinato le industrie Koch in una miriade di cause per inquinamento: circa trecento solo negli anni novanta, di cui la maggior parte perse. Finora, il "desiderio" di sconfiggere i democratici e di annullare le politiche di difesa ambientale è costato ai Koch circa 100 milioni di dollari di cui 55 solo in una campagna del 1997 contro gli scienziati che evidenziarono i pericoli dei cambi climatici.








