E' VERO CHE ORMAI TUTTI SONO SALTATI SUL CARRO DI RENZI, MA CULATELLO E I SUOI CONTROLLANO ANCORA LE TESSERE PD, I VOTI INTERNI AL PARTITO, TRAMITE I SIGNORI DELLE TESSERE (CIRCA 500MILA ISCRITTI)

Paolo Bracalini Giuseppe Alberto Falci per Il Giornale

«Ma poi, tieni conto che metà della tessere sono farlocche» ti spara lì il deputato Pd, quando gli chiedi degli iscritti al partito. Cinquecentomila tesserati (100mila in meno rispetto all'anno prima) secondo il Bilancio sociale Pd, quasi la metà concentrati tra Emilia-Romagna (104mila), Toscana (76mila) e Campania (58mila). Molti sono militanti che seguono la trafila: si presentano al circolo con carta di identità e banconota da 50 euro (la quota) e via.

Ma molti altri sono pacchetti di nomi e cognomi portati da un funzionario, che con l'assenso del segretario iscrive sulla fiducia i neo militanti. Controllare quei voti può rivelarsi determinante nelle partite interne al partito, specie se - come vorrebbe la nomenklatura antirenziana - si restringa solo ai tesserati la scelta dei segretari regionali o addirittura del segretario nazionale (gli iscritti già ora, per Statuto Pd, eleggono i vertici provinciali e comunali). La partita delle regole congressuali «è ancora apertissima», assicura un bindiano doc, e all'Assemblea nazionale Pd (20 settembre) chiamata a stabilire le regole, può succedere tutto.

Perciò i «signori delle tessere» Pd stanno a guardare e aspettano ordini dal Nazareno. Ma chi sono i «padroni» delle tessere Pd? Il fenomeno è meno forte al nord, ben radicato nel centro-sud. Marginale in Lombardia, dove fino a pochi anni fa controllava le tessere il trio Penati-Panzeri-Mirabelli, ma dove oggi gli iscritti languono (solo 4mila a Milano, come un tennis club), più attivo in Piemonte, dove il dominus è Piero Fassino, attraverso i suoi luogotenenti e portatori di voti, l'ex craxiano Salvatore Gallo (il fratello Stefano è assessore della giunta Fassino) e poi l'ex dirigente Pci Giancarlo Quagliotti (condanna per tangenti rosse negli anni '90). Zero voti o quasi hanno big piemontesi come Livia Turco, Luciano Violante, Sergio Chiamparino.

Mentre chi lavora per acquisire quote di tesserati, lì come altrove, è Matteo Renzi. In Emilia-Romagna il sindaco si appoggia al coordinatore regionale Bonaccini, passato a sorpresa con le truppe del sindaco. «Il tortello magico è entrato in crisi...» confida soddisfatto un renziano emiliano (il tortello magico sarebbero i vari capi diessini, da Bersani a Errani a Migliavacca, fin qui monopolisti in Emilia Romagna).

E la Toscana di Renzi e della spartizione Mps?Anche nel feudo comunista toscano il sentiment è cambiato. Non è più tempo degli ex capibastone come Graziano Cioni, ex Ds, o Lapo Pistelli (talent scout di Renzi, che gli faceva da portaborse alla Camera). Chi muove le tessere, pur nel pieno dello tsunami renziano, sono ancora il governatore Enrico Rossi, a braccetto con la Cgil, o l'ex ministro Vannino Chiti, che a Pistoia e dintorni continua a conservare intatto il numero di tessere, mentre a Pisa e dintorni mantiene un feudo di tesserati Massimo D'Alema.

In Sardegna, come altrove, il potere e le tessere ruotano attorno alla Fondazione degli ex Ds, che lì si chiama «Berlinguer», grazie al collateralismo con Coop, Cgil, Arci e associazioni dell'artigianato (tu mi porti tot tessere io ti sponsorizzo per quella nomina o assunzione).

Ma è più a Sud che si nascondono i veri «signori delle tessere». A partire dal Lazio, dove se il cattodem Beppe Fioroni domina fra Viterbo e Rieti, nella Capitale il gruppo dei «giovani turchi» - supportata dalla Cgil - controlla il numero maggiore di tessere. Discorso a parte per Goffredo Bettini. Il main sponsor di Ignazio Marino alle comunali di Roma «non è un signore delle tessere», precisano al Nazareno. Ma guida «una serie di consiglieri regionali, provinciali e comunali» che influiscono sugli equilibri congressuali.

In Puglia e Basilicata vige ancora il verbo di D'Alema. Fra Brindisi e Foggia i due referenti del lider maximo, Carmine Di Pietrangelo e il parlamentare Michele Bordo, collezionano tessere. Mentre a Bari il grosso è alla corte del sindaco Emiliano. Nella Basilicata del capogruppo Roberto Speranza il «re delle tessere» si dice sia un altro dalemiano «non ortodosso», l'europarlamentare Gianni Pittella.

Anche se un ruolo importante in regione lo avrebbe l'attuale sottosegretario all'Economia Filippo Bubbico, di formazione diessina.
In Campania, terza regione per numero di iscritti dopo Emilia e Toscana (e fra le più bersaniane alle primarie 2012), la partita delle tessere si restringe a due «ex amici» come l'eterno Antonio Bassolino e l'attuale europarlamentare Andrea Cozzolino.

Si ritaglia un ruolo marginale l'ala «migliorista» vicina al capo dello Stato guidata da Umberto Ranieri, oggi vicinissimo a Renzi. La Calabria non svetta per numero di iscritti, ma rappresenta una vera roccaforte dell'ex segretario Pier Luigi Bersani. Grazie al lavoro di Nico Stumpo e Nicodemo Oliverio a Crotone, del segretario regionale Alfredo D'Attorre nel catanzarese, mentre a Reggio Calabria il grosso delle tessere se lo dividono i referenti di Rosy Bindi come l'ex onorevole Luigi Meduri, e il sottosegretario Marco Minniti.

In Sicilia la sfida è fra due macro-correnti: quella riconducibile all'area ex popolare, dove fanno la differenza il deputato messinese Francantonio Genovese e l'ex ministro (governo D'Alema) Salvatore Cardinale. Il resto delle tessere e del potere è nelle mani di Vladimiro Crisafulli da Enna, uno che ha «come riferimento Massimo D'Alema», parola sua. E, manco a dirlo, detiene «il 30% delle preferenze» del Pd siciliano. Basterà per arginare il ciclone Renzi?

 

Pierluigi Bersani MASSIMO DALEMA MATTEO RENZI ALLA FESTA DEL PD DI MODENA piero fassino Giuseppe Fioroni NICO STUMPO

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…