matteo salvini giorgia meloni - meme by osho

“IL PERSONALE POLITICO OGGI AL GOVERNO È INSUFFICIENTE IN TERMINI DI QUALITÀ” - IL POLITOLOGO GIOVANNI ORSINA: “PER IL MOMENTO NON È UN PROBLEMA PER IL MANTENIMENTO DEL CONSENSO, MA IN FUTURO POTREBBE DIVENTARLO - BERLUSCONI ERA UN FEDERATORE PERCHE' NON E' MAI STATO UOMO DI PARTITO, MELONI E' UNA POLITICA DI PROFESSIONE. E POI PESA L'INDOLE DIVERSISSIMA TRA I DUE - UN'ALTERNATIVA A MELONI SERVIREBBE MA OGGI NON HA AVVERSARI - IL CONSENSO? SE HAI GOVERNATO IN PASSATO E HAI FALLITO, SEI CONSEGNATO ALLA STORIA. È IMPROBABILE CHE I VOTI TRANSITATI DA SALVINI A MELONI POSSANO FARE IL PERCORSO INVERSO…”

Estratto dell’articolo di Federico Novella per “la Verità”

 

giovanni orsina foto di bacco

«Giorgia Meloni continuerà a dare le carte: per il momento non ci sono alternative». Giovanni Orsina, storico e politologo […] «Nonostante gli scossoni, la leadership meloniana è integra. Con ogni probabilità, il premier non resisterà alla tentazione di candidarsi alle Europee: difficilmente un politico rinuncia alla possibilità di rafforzare il proprio potere». «L’eredità di Berlusconi oggi è in capo al presidente del Consiglio, il premierato ne rappresenterebbe la certificazione».

 

[…] Al Cavaliere si deve la fondazione del bipolarismo, che negli anni sembra essersi smarrito?

«Sì, ma dopo un decennio di pausa, adesso il bipolarismo si sta ricostituendo. Inizia ad esserci di nuovo […] Berlusconi ha “scoperto” e al contempo costruito l’elettorato di destra. Un elettorato che esisteva già prima del ’94, ma non aveva trovato un’espressione politica. […]».

 

silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

Che vuoti ha lasciato il Cav?

«Ha alimentato l’antipolitica, facendone – paradossalmente – uno strumento politico. Ma poi l’antipolitica gli è sfuggita di mano e ha fatto parecchi danni. […]».

 

Dunque se il governo Meloni introdurrà il premierato, possiamo dire che l’eredità berlusconiana verrà pienamente messa a frutto?

«Sarebbe un passo in avanti in quella direzione. Da questo punto di vista, oggi Giorgia Meloni è indiscutibilmente l’erede di Berlusconi. Del resto, un buon pezzo dell’elettorato berlusconiano dei tempi che furono oggi vota Fratelli d’Italia. […]».

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

 

Berlusconi era considerato un federatore, Meloni no.

«Berlusconi non è mai stato un uomo di partito. Anche grazie alle sue notevolissime risorse extrapolitiche – aziendali, finanziarie, mediatiche – poteva permettersi di essere leader della coalizione […] Meloni è una politica di professione, e politica di partito, molto più che di coalizione. Questa differenza poi è rafforzata dall’indole diversissima dei due. Berlusconi era figlio degli anni Ottanta, trasudava ottimismo, apertura e libertà; oggi il mondo è cambiato, la parola d’ordine non è più “libertà” ma “sicurezza”».

 

silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

Dopo un anno e tre mesi di governo, con alti e bassi tra alleati e pochi spazi di manovra sul bilancio, la leadership del premier non rischia di appannarsi?

«Sì. Ma […] Meloni continuerà a dare le carte. Almeno fin quando non emergerà un’alternativa per i suoi elettori. Alternativa che oggi non è all’orizzonte».

 

Perché pensa che il consenso della Meloni non si sgonfierà, come accaduto a Renzi o Salvini?

«Perché negli altri casi c’era un’alternativa. Renzi nasceva egli stesso come alternativa, ai 5 Stelle. Salvini si è trovato in casa l’alternativa Meloni. Ma oggi Meloni non ha avversari. È vero che l’elettorato si sposta in fretta, ma attualmente non saprebbe dove spostarsi».

 

giorgia meloni e matteo salvini.

Ma i leader che hanno già governato non potrebbero prendersi la rivincita?

«No, perché la regola del gioco, oggi, è che non si torna indietro. Se hai governato in passato e hai fallito, sei consegnato alla storia. Un fiammifero bruciato, difficilmente lo si può riaccendere. Dunque è improbabile, ad esempio, che i voti transitati da Salvini a Meloni possano fare il percorso inverso. Improbabile non vuol dire impossibile, certo. Però è proprio difficile».

 

Dunque Meloni è «condannata» a governare?

«Almeno finché non nascerà una nuova leadership adeguata ai nostri tempi che sappia parlare ai suoi elettori. Magari, tra qualche anno, potrebbe essere – che so – un Vannacci, […] Oppure potrebbe emergere qualcuno sul versante di centro destra».

giorgia meloni silvio berlusconi matteo salvini

 

Sono operazioni che richiedono tempi lunghi?

«Anche nei nostri tempi frenetici, un fenomeno politico ha comunque bisogno di qualche anno per affermarsi. […] Detto questo, certamente un’alternativa a Meloni servirebbe eccome, nell’interesse di tutti».

 

Parliamo di leadership personali, come se non ci fossero partiti a sostenerle. Crede che a Fdi manchi una classe dirigente all’altezza?

«È vero, ed è naturale e inevitabile. Un partito identitario che parte dal 4% e cresce a velocità molto sostenuta, non può avere la forza né il tempo necessari a costruirsi una classe dirigente adeguata a un Paese di sessanta milioni di abitanti».

MEME SULLA RETROMARCIA DEL GOVERNO SUI TAXI

 

Vale anche per gli altri?

«Sì, anche Renzi non aveva personale politico, perché del Pd non si fidava: e infatti è andato a pescarlo nel suo mondo fiorentino. Lo stesso “salvinismo” non coincide affatto con il vecchio “leghismo”. Il punto è proprio questo: queste leadership, anche se emergono da partiti strutturati, nascono più “contro” il partito che non “attraverso” di esso. E dunque non hanno in dote professionalità accettabili intorno a loro».

 

Risultato?

MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI

«Il risultato è che anche oggi il personale politico al governo è insufficiente, in termini di qualità ma anche numerici. Questo per il momento non è un problema per il mantenimento del consenso, ma in futuro potrebbe diventarlo».

 

Il premier resisterà alla tentazione di candidarsi alle Europee?

«Credo che alla fine farà il grande passo, perché il richiamo dei voti è troppo forte. […]».

 

[…] In Italia torna l’allarme democratico: l’autonomia e il premierato sono l’anticamera dell’abisso?

«Dell’autonomia è difficile prevedere le conseguenze, il premierato, per come è stato disegnato dal progetto del governo, non mi convince. […] Ma suonare l’allarme democratico […] è […] un errore madornale, autolesionistico, un segno di disperazione. […] Non ci crede più nessuno».

 

starsky e hutcheese meme di carli su meloni salvini e accise

Le opposizioni – Pd e M5s – potranno diventare maggioritarie?

«Allo stato attuale no, neanche se si coalizzassero. Anche insieme, parlano a un mondo naturalmente minoritario. […]».

 

Il Pd trarrà giovamento dalla linea ideologica di Schlein?

«Schlein ha fatto una scelta chiara e identitaria. Ma, come detto, è l’identità di una minoranza: la minoranza progressista, attenta ai diritti, tendenzialmente favorevole al mondo globale – più sul terreno etico e giuridico che economico. È il partito del Frecciarossa: Torino-Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli. Ma l’Italia è il Paese delle medie e piccole città, dei borghi».

 

Ci vorrebbe un federatore alla Prodi?

«Sì, ma mica facile trovarne uno adeguato al nostro tempo. Prodi è figlio di un’altra epoca […] ».

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CONFERENZA STAMPA MANOVRA

 

E il Movimento 5 stelle?

«Conte, a differenza di Schlein, ha vita facile. Parla a un altro elettorato di sinistra, arrabbiato, popolare, meridionale, con il quale comunica attraverso messaggi chiari. Gestisce un pacchetto del 15-16%, e sta bene anche se non si allea e non punta alla maggioranza. Del resto, gli sarebbe difficile governare l’Italia, oggi, con quelle posizioni in politica internazionale». […]

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”