sisto e nancy

PALUDE IN-CONSULTA - ENNESIMA FUMATA NERA PER I TRE GIUDICI COSTITUZIONALI - PITRUZZELLA SI RITIRA: ''AVEVO DETTO AL PD CHE ERO INDAGATO'' - RESTANO BARBERA E SISTO - IL M5S TENTA RENZI: TRATTATE CON NOI E IL REBUS SI RISOLVE

1. PITRUZZELLA SI RITIRA DALLA CORSA

CONSULTA 9CONSULTA 9

Liana Milella per “la Repubblica”

 

Consulta. Quella che Mattarella chiama tuttora «la mia Corte» e dove è stato giudice per quasi 4 anni. Quella per cui ieri mattina, parlando con Grasso e Boldrini, già intorno alle 9 esprimeva «forte preoccupazione » concordando con Grasso che l’unica via per sbloccare l’empasse dei tre giudici mancanti era solo una votazione a oltranza.

 

Quando è sera l’auspicio presidenziale si materializza dopo una nuova fumata nera, la numero 28. Oggi si voterà di nuova, alle 19, in coda ai lavori ordinari. E senza fumata bianca c’è il rischio di andare avanti sempre di sera, e pure di sabato e domenica.

 

sergio mattarellasergio mattarella

Ma i risultati di ieri, politicamente, certificano la fine della “terna” sponsorizzata dal Pd, dagli alfaniani e da Forza Italia, il «partito del patto del Nazareno » come accusano i 5stelle, ma anche una parte della sinistra Dem.

 

Il segreto dell’urna costringe il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella al passo indietro. I 492 voti di una settimana fa diventano 470. È l’effetto, anche se assai contenuto, dell’indagine di Catania. Alle 19 Pitruzzella deve ammettere che «non ci sono più le condizioni » per andare avanti.

 

Invece continua la corsa il costituzionalista Augusto Barbera, sponsorizzato dal Pd. I suoi consensi, anche se di poco, crescono (da 536 a 545). Siamo distanti dai 571 del quorum, ma chi conta nel Pd, come il vice segretario Lorenzo Guerini, continua a definirla «una candidatura autorevolissima».

VOTO CONSULTAVOTO CONSULTA

 

Anche il forzista Francesco Paolo Sisto va avanti in consensi, da 511 a 527 voti, incassa qualche voto leghista, si mostra «soddisfatto », ma su di lui incombe la freddezza del capogruppo Renato Brunetta che da sempre vorrebbe Giovanni Guzzetta, il costituzionalista che fornì a Berlusconi uno dei pareri anti legge Severino.

 

Le urne svelano che è andato avanti anche Giovanni Piepoli, il professore di diritto barese lanciato dal Centro democratico di Dellai e Tabacci che passa da 56 a 83 voti. «Sono un candidato non candidato» scherza lui, mentre i suoi sponsor trattano con Alfano, Lupi e Schifani per “vendere” quel prezioso pacchetto di voti.

 

Chi sostituirà Pitruzzella? È il grande interrogativo di oggi, ancora ieri sera del tutto irrisolto. M5S sarebbe ben disponibile a riaprire la partita con la maggioranza. Sul piatto porta il risultato del costituzionalista Franco Modugno, passato dai 140 voti di una settimana fa ai 156 di oggi.

 

Con 112 grillini presenti in aula significa che non solo Sel e Si, ma anche più di un Dem lo ha votato. Danilo Toninelli, il plenipotenziario di Casaleggio sulla partita della Consulta, continua a bocciare Barbera, ma se il Pd cedesse su Sisto e spingesse per un “non politico”, M5S potrebbe anche ingoiare Barbera incassando Modugno.

 

SISTO BARBERASISTO BARBERA

Scenario che appare irrealistico a parlarne con il Pd perché Renzi, dicono i suoi, «non vuole un grillino alla Corte dove approderanno l’Italicum e la riforma costituzionale». Suona secco, alle 10, l’sms che raggiunge i parlamentari, «si votano Barbera, Sisto, Pitruzzella».

 

Un sms che produce malumori, «ormai siamo alle imposizioni senza discussione» dice un dem della sinistra che prevede già la fumata nera proprio per l’assenza di confronto. Eppure dicono di votare allo stesso modo sia i renziani che i bersaniani. Alla buvette si ritrovano prima gli uni, poi gli altri. Ecco Guerini, Lotti, Boschi, Pinotti, Ermini e Carbone.

 

Gag con Verdini che butta un paio di centesimi nel taschino di Lotti, «lo sto finanziando », e lui che subito li butta via. Nessuna incertezza, «abbiamo votato tutti la terna» assicura David Ermini. Un’oretta dopo, sempre alla buvette, si palesano Bersani, Epifani, Speranza, Stumpo. «Li abbiamo votati, state tranquilli, su questo non vogliamo fornire a Renzi alcun alibi».

 

Eppure, conti alla mano, al “patto del Nazareno” manca sempre un centinaio di voti. I Pd ne hanno piena consapevolezza, tant’è che tentano perfino un aggancio con la Lega.

 

Finisce con un siparietto fuori dall’aula tra Ettore Rosato e Massimiliano Fedriga, il loro capogruppo alla Camera. Rosato a Fedriga: «Potevi pure dirmi che alla fine hai votato scheda bianca». Lui: «Ci siamo riuniti e abbiamo deciso che non facciamo da ruota di scorta a nessuno ». Con i leghisti ci hanno provato tutti, da Forza Italia agli alfaniani, si parla di una contropartita alla Corte dei conti, ma Fedriga racconta di «essere entrato e uscito di corsa dall’urna proprio per far vedere che non ho votato nessuno».

FRANCESCO PAOLO SISTO E LE SUE BUFFE SCIARPEFRANCESCO PAOLO SISTO E LE SUE BUFFE SCIARPE

 

Oggi che succede? Alfano, Schifani e Lupi devono scegliere il nuovo candidato. Hanno una giornata per farlo. Devono convincere Dellai e Tabacci a lasciare Piepoli, i cui 83 voti sono preziosi. Incombe il forzista Rocco Palese, che ieri sera raccoglieva le firme per le sedute a oltranza. Alla fine la stanchezza della seduta notturna potrebbe avere la meglio sull’accordo politico.

 

SISTO BARBERA PITRUZZELLASISTO BARBERA PITRUZZELLA

2. PITRUZZELLA: “SONO STATI I DEM A CANDIDARMI”

Emanuele Lauria per “la Repubblica”

 

Quelle poche righe con cui ha lasciato la sempre più accidentata strada che portava alla Consulta le ha vergate di proprio pugno, soppesando le parole. La «serenità» e il «contesto politico»: ecco cosa è venuto a mancare, per Giovanni Pitruzzella. Ecco cosa gli ha impedito di affrontare una nuova verifica parlamentare. E quel brevissimo comunicato è anche l’unica dichiarazione ufficiale del presidente dell’Antitrust, uscito di scena ma – dice - non sconfitto.

 

Perché nei conciliaboli dell’ultimo giorno, nei colloqui ritagliati in una fitta giornata di “normale” lavoro all’Authority, una sola cosa il costituzionalista palermitano ripete come un ossesso: «Non ho nulla da rimproverarmi. Non ho chiesto io la candidatura al ruolo di giudice costituzionale. Mi è stata offerta dalle forze politiche di maggioranza. Dal Pd – sottolinea – e dagli alleati».

 

Un ragionamento che, spiega a chi gli sta vicino, serve a spiegare un paio di concetti: sbagliato collocare la sua posizione all’interno del rigido recinto centrista (malgrado solidi legami con l’amico di sempre Renato Schifani) e ugualmente errato credere che il passo indietro di ieri nasca da pressioni politiche: «E’ stata una mia autonoma valutazione», gli sfugge al telefono, poco dopo il voto delle Camere.

 

Pitruzzella ha ascoltato lo scrutinio negli uffici dell’authority. Lì ha appreso di quei 20 consensi in meno acquisiti rispetto alla precedente votazione. Un calo sensibile, che lo ha portato a cento voti dal quorum per andare alla Consulta. Un baratro, quello che restava da affrontare.

 

AUGUSTO BARBERAAUGUSTO BARBERA

Una voragine che l’ha convinto, appunto, a rinunciare, a registrare quella «mancanza di condizioni» per affrontare un nuovo esame del Parlamento. D’altronde, per un uomo avvezzo da sempre alle frequentazioni politiche – consulente dal ’93 in poi di governi di centrosinistra e centrodestra in Sicilia – il segnale era chiarissimo.

 

Epperò, malgrado tutto, il professore crede di non aver pagato l’urto la diffusione delle notizie sull’indagine che lo coinvolge a Catania, avvenuta nel week-end. «Venti voti in meno rispetto al voto di giovedì scorso sono un’inezia, certamente non riconducibili all’aggressione mediatica che ho subito», puntualizza Pitruzzella ai suoi collaboratori. Il dazio pagato, secondo il costituzionalista, non sarebbe insomma da collegare all’esistenza dell’inchiesta rivelata da Repubblica. Ma sarebbe invece da attribuire squisitamente «alle divisioni della coalizione che avrebbe dovuto sostenermi».

Resta un quesito di fondo.

 

PAOLO SISTOPAOLO SISTO

Pitruzzella, indagato per aver falsato un arbitrato, aveva informato i leader della maggioranza che avevano avanzato la sua candidatura dell’inchiesta a suo carico? Il presidente dell’Antitrust, su questo punto, in queste ore è rimasto vago con chi gli ha posto questa domanda: «Chi vi ha detto che non abbia fatto tutte le comunicazioni di dovere?». Non è una conferma, ma neppure una smentita.

 

E’ possibile, insomma, che chi ha proposto Pitruzzella per l’incarico di giudice costituzionale sapesse delle accuse a carico del professionista (quelle di aver falsato un arbitrato, il gip ha respinto tre volte la richiesta di archiviazione) e non le ritenesse così gravi.

 

Ciò che rimarca, Pitruzzella, è la determinazione con la quale, anche ieri, la maggioranza, o almeno parte di essa, ha difeso la terna bocciata dalle urne. Una determinazione che il candidato aveva letto, dopo il nuovo flop di Montecitorio, nelle parole del vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini («Siamo all’ultimo miglio») e in quella di Schifani e Lupi («Continuiamo a sostenere gli stessi nomi»).

PITRUZZELLAPITRUZZELLA

 

Ma forse era solo una difesa d’ufficio. «Quella di sottrarmi dalla corsa è stata comunque una mia autonoma valutazione», è il mantra di Pitruzzella. «Mi ritiro non per evitare di mettere in imbarazzo qualcuno ma perché a questo punto era a rischio l’immagine mia e dell’istituzione che rappresento ». Le ultime parole sussurrate agli amici prima di spegnere tutti i telefoni, nella serata che gli ha precluso l’accidentata strada della Corte costituzionale.

mattarella pitruzzellamattarella pitruzzella

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA