renzi popolo primarie

LE PANTERE GRIGIE IN SOCCORSO DI RENZI – ILVO DIAMANTI: AI GAZEBO DEL PD 4 VOTANTI SU 10 SONO OVER 65 - LA BASE INVECCHIA E I VOTANTI RISPETTO ALLE PRIMARIE CHE INCORONARONO VELTRONI SI SONO DIMEZZATI - AFFLUENZA IN CALO NELLE REGIONI ROSSE E A ROMA

Ilvo Diamanti per la Repubblica

POPOLO PRIMARIE PDPOPOLO PRIMARIE PD

 

Quattro mesi fa, dopo il successo del No al referendum costituzionale, Matteo Renzi si era dimesso da premier e da segretario del Pd.

Domenica scorsa le Primarie gli hanno restituito lo scettro.

Del partito. È, infatti, stato rieletto segretario con circa il 70% dei voti. Gli sfidanti si sono divisi i "resti". Circa il 20% ad Andrea Orlando, poco più della metà a Michele Emiliano.

 

I votanti sono stimati intorno a 1.850.000. Un numero sicuramente importante, visto il clima politico dell' epoca. Ma sensibilmente in calo, rispetto al passato. La metà, in confronto con le primarie del 2007, le prime utilizzate per eleggere il segretario. Circa un milione - e dunque un terzo - in meno, rispetto alle più recenti, quelle del 2013, che avevano investito della carica Matteo Renzi.

 

PRIMARIE PDPRIMARIE PD

In questa occasione, il segretario - uscente e confermato - aveva, abilmente, posto l' asticella della partecipazione attesa piuttosto in basso: 1 milione di votanti. Così, oggi i leader e i militanti del partito possono celebrare le primarie di domenica scorsa come un successo.

 

D' altronde, quasi 2 milioni di persone che escono di casa, per recarsi ai seggi, non sempre vicini, offrono un esempio di impegno democratico civile importante. Tanto più in tempi di disincanto politico, per non dire anti-politico, come questi. Tuttavia, non possiamo negare che anche l' impegno stia declinando, se confrontiamo i dati dell' affluenza alle urne del Pd con quelli del passato. Un milione in meno, lo ripetiamo. Un calo, peraltro, tanto superiore dove era più forte la partecipazione, in precedenza. Nelle Regioni definite, fino a ieri, "zone rosse".

 

Non solo dagli studiosi. In Emilia Romagna, in Toscana, ma anche in Umbria e soprattutto nelle Marche: i votanti, in quattro anni, sono quasi dimezzati.

 

Il calo è stato rilevante anche a Roma e nel Nord. Mentre nel Mezzogiorno la partecipazione si è orientata in senso diverso. In Basilicata, Puglia e Abruzzo, in particolare, si è, infatti, registrato un aumento di votanti. Una tendenza sostanzialmente opposta rispetto a quella osservata in occasione del referendum. Quando il maggior livello di opposizione si era manifestato proprio nelle Regioni del Sud. In generale, queste Primarie sottolineano il cambiamento avvenuto negli ultimi anni nel Pd. L' unico soggetto politico capace di mobilitare tante persone sul territorio non appare tuttavia, in grado di suscitare le attese prodotte solo 4 anni fa, nel 2013.

il confronto tv tra renzi emiliano e orlando 3il confronto tv tra renzi emiliano e orlando 3

 

Quando Matteo Renzi aveva intercettato consensi ben oltre i confini del suo partito. L' indagine condotta da CLS, e curata da Fulvio Venturino, Marco Valbruzzi e Antonella Seddone, offre, al proposito, dati espliciti, oltre che interessanti. Si basano su un campione nazionale molto ampio: quasi 3700 persone, intervistate all' uscita dei seggi. Ne emerge un profilo sociale del Pd piuttosto chiaro. La base Democratica appare, anzitutto, prevalentemente anziana. Un "popolo dai capelli grigi". Il 42% dei votanti, infatti, ha 65 anni e oltre. Un ulteriore 21% supera comunque i 55 anni. All' opposto, i giovani (fra 16 e 34 anni) sono una quota ridotta: il 15%.

 

Non è una sorpresa. Fra gli elettori, infatti, come mostrano i sondaggi, altri partiti attraggono maggiormente i giovani.

 

Per primo: il M5S. Coerentemente, sul piano professionale, la componente più ampia è composta dai pensionati: oltre il 40%. Contano meno, invece, i lavoratori dipendenti, pubblici e privati. In entrambi i casi, intorno al 15%. Come i lavoratori indipendenti, d' altronde.

Peraltro, i votanti alle Primarie mostrano un livello di istruzione mediamente elevato. Il 37% in possesso di laurea, qualcuno in più del diploma superiore.

POPOLO PRIMARIE PDPOPOLO PRIMARIE PD

 

La base del Pd sta, dunque, invecchiando. Nel 2013, al suo interno, il peso degli anziani (oltre 65 anni) era più limitato: 29%, 13 punti in meno.

Mentre i più giovani mostravano un' incidenza superiore di 4 punti.

I Democratici che hanno votato alle Primarie delineano, quindi, un profilo sociale "maturo" e istruito. Politicamente orientato a Sinistra (34%) e a Centro-sinistra (47%). In misura più limitata, al Centro (16%) e anche a Destra (3%).

Vale la pena di osservare, però, come l' area di Centro e di Destra abbia registrato, negli ultimi anni, una crescita, seppur contenuta.

 

Sotto il profilo politico, i "Democratici delle Primarie" hanno votato in larghissima maggioranza a favore del referendum costituzionale dello scorso dicembre: 78%. La stessa percentuale di coloro che esprimono un giudizio positivo verso il governo guidato da Paolo Gentiloni. Ma esiste anche una componente, seppure limitata, di sostenitori distanti dalle politiche del partito. O meglio: del suo leader. E ciò risulta chiaro dall' analisi dei votanti in base al candidato scelto.

 

Condotta, in queste pagine, da Luciano Fasano e Marco Valbruzzi, in modo puntuale. Al proposito, mi limito a osservare come le principali differenze riguardino la Politica e le Politiche. I "partigiani" di Orlando e di Emiliano (questi ultimi, peraltro, addensati prevalentemente nel Mezzogiorno) risultano, infatti, più orientati a Sinistra e a Centro-sinistra (in misura più evidente, nel caso di Orlando). La maggioranza assoluta dei sostenitori di Emiliano, in particolare, ha votato "contro" il referendum e non apprezza il governo Gentiloni.

IL CONFRONTO RENZI ORLANDO EMILIANOIL CONFRONTO RENZI ORLANDO EMILIANO

 

Le Primarie hanno, dunque, riproposto il "rito fondativo" del Pd (per echeggiare le parole di Arturo Parisi), rendendo visibile la sua presenza sul territorio e nella società. Ma ne hanno rivelato anche i problemi. In qualche misura, il declino. Soprattutto dove più forti sono (erano?) le sue radici. E ciò costituisce un segnale. Evoca il rischio di un "partito" più debole. Che sta invecchiando in fretta.

Perché non basta un leader "forte" al comando a ri-generarlo. Soprattutto quando non è chiaro "se" e "come" intenda farlo.

il confronto tv tra renzi emiliano e orlando il confronto tv tra renzi emiliano e orlando

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?