PARLAMENTO NEL CAOS: NESSUN ACCORDO SULLE PRESIDENZE

1- CAMERA: NULLA DI FATTO PRIMO VOTO. M5S COMPATTI SU FICO
(AGI) - Nulla di fatto al primo scrutinio per l'elezione del presidente della Camera. Come si prevedeva, tantissime sono state le schede bianche e i 'grillini' hanno votato compatti per il loro candidato. Roberto Fico e' stato votato infatti da tutti i 'grillini' e ha ottenuto 108 voti: la pattuglia grillina e' composta da 109 deputati, quindi e' facile immaginare che il candidato, per fair play, non abbia votato per se stesso. Daniele Marantelli del Pd ha ottenuto 6 voti.

Sono state 459 le schede bianche, 24 quelle nulle. Non c'e' stato alcun astenuto, i voti dispersi sono stati 21. Per l'elezione alla prima chiama del presidente era necessaria la maggioranza dei due terzi dei componenti la Camera, che si attesta a 420 deputati.I parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno atteso fino alla fine la proclamazione del risultato in un'Aula semideserta. Tanti i 'grillini' che hanno aspettato, circondando il loro candidato alla presidenza di Montecitorio, seduto nell'emiciclo in una delle ultime file in alto.

2-SENATO, NULLA DI FATTO A PRIMA VOTAZIONE: 246 SCHEDE BIANCHE
(ilVelino/AGV NEWS) - Fumata nera al Senato per l'elezione del presidente. Al termine della prima votazione nessun candidato ha raggiunto il quorum dei 160 voti richiesti, cioe' la maggioranza assoluta. A farla da padrone, dopo la presa di posizione di Pd, Pdl, Lega e Scelta civica, sono state le schede bianche: 246. Il candidato Luis Alberto Orellana del M5S ha preso 52 voti. Nel pomeriggio alle 16 si terra' una seconda votazione dove, per avere il nuovo presidente di Palazzo Madama, e' ancora richiesta una maggioranza della meta' piu' uno dei voti dei componenti l'assemblea.

3. NESSUNA PRESIDENZA IL PARLAMENTO RIPARTE NEL CAOS
Ugo Magri per "La Stampa"

Il Parlamento riapre in stato confusionale. Nessuno ha idea di come potrà nascere il governo, condizione per non tornare alle urne. Ma senza proiettare lo sguardo avanti (se ne occuperà Napolitano dalla prossima settimana), una fitta nebbia avvolge i passaggi più immediati, che consistono nella scelta dei presidenti di Camera e Senato. Bersani sperava di intavolare con Grillo qualche forma di negoziato, concedendo per esempio lo scranno più alto di Montecitorio al M5S in cambio di un appoggio grillino al candidato Pd per Palazzo Madama (in pole position la Finocchiaro).

Ci contava perché da cosa potrebbe nascere cosa, se il confronto decolla chissà dove può portare... Invece niente. Da Grillo zero aperture, semmai qualche ulteriore provocazione. Come la sfida a tagliare gli stipendi dei parlamentari Pd, massimo 2500 euro netti al mese (più benefit) come hanno già fatto quelli a Cinque stelle.

Di trattare non se ne parla, tantomeno sulle poltrone. Pare che ben cinque volte il telefono del capogruppo Crimi sia suonato, e per altrettante volte il vicesegretario Pd Letta si sia sentito rispondere che uno scambio sulle presidenze «sarebbe un suicidio». A sera, Grillo ha messo sul suo blog un intervento del costituzionalista Becchi, il quale esorta a «non ascoltare le sirene Pd». piuttosto «meglio un salto nel buio».

Il guaio è che questo salto non viene gradito in Europa, dove condividono la nostra sorte. Il tedesco Spiegel addita in Grillo «l'uomo più pericoloso» per l'Ue, tanto più dopo l'intervista al quotidiano Handelsblatt dove Beppe ha dichiarato «siamo già fuori dall'euro». Pur con tutto il bene che può volergli in questo momento, Bersani è costretto a metterci un freno: «Andarlo a dichiarare proprio a un giornale tedesco, non è il massimo della trovata. Vuol dire che andiamo nel Mediterraneo con della carta straccia in tasca e un disastro di proporzioni cosmiche per questa fase».

Certe posizioni anti-euro, il Pd non le regge. Se poi il Grillo non fa nemmeno lo sforzo di dialogare... Ecco dunque come si annuncia la giornata odierna: le Camere si riuniscono già sapendo che le prime votazioni saranno un nulla di fatto. il M5S presenterà i propri candidati, scelti attraverso votazioni interne (Fico per Montecitorio, Orellana per Palazzo Madama); il Pd esprimerà scheda bianca in attesa che qualcosa maturi. Dalle parti del Nazareno si sosteneva che, come gesto nobile e lungimirante, sarebbe stato bene concedere la presidenza della Camera al grillino, perfino senza nulla in cambio...

Però la prospettiva di rinunciare gratis allo scranno che fu di Fini provoca mugugni nel partito. Franceschini (candidato numero uno per quella posizione) non si troverebbe d'accordo. Renzi ha riunito i suoi in una logica che un tempo si sarebbe definita di corrente, mettendo sul chi vive Bersani. Per farla breve: il cadeau della presidenza ai grillini non è ancora stato consegnato.

Una riunione serale tra le delegazioni è stata disdetta. Per ricucire in teoria c'è tempo fino a stasera, in quanto domani di riffa o di raffa i due presidenti andranno per forza eletti. Al Senato il regolamento prevede che, dopo la terza votazione, scatti il ballottaggio tra i candidati più votati. Questo ballottaggio si terrà domani sera, e qualcuno mette in giro la voce che alla Camera andranno a rilento per vedere come finisce nell'altro ramo, e regolarsi di conseguenza.

L'unica buona notizia per le istituzioni repubblicane è che il Pdl non farà l'annunciato Aventino. Decisivo nel far recedere Berlusconi è stato Napolitano, unitamente alla Lega che dà l'impressione di smarcarsi da Silvio, e addirittura potrebbe regalare qualche sorpresa nelle votazioni.

Si vocifera di contatti in corso tra montiani e Pdl, nella eventualità che il Prof possa diventare presidente del Senato e magari, tra un mese, della Repubblica. In cambio Monti spinge perché il centrodestra non venga tagliato fuori dai giochi (condizione per proporre se stesso come ago della bilancia). Il Cavaliere scettico sta a guardare. Per il momento ha dato ordine ai suoi di votare pure loro scheda bianca, poi a seconda della convenienza si vedrà.

 

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