DIASPORA GRILLINA - IL PASSO INDIETRO DI BEPPEMAO NON FERMA LA FUGA DEGLI ATTIVISTI DAL M5S - I DISSIDENTI SONO IN PROCESSIONE VERSO LA CONVENTION ORGANIZZATA DA PIZZAROTTI, SEMPRE PIÙ VICINO AL PD - ARIA DI SCISSIONE IN TOSCANA, NON VA MEGLIO IN CALABRIA

1. M5S, VENTI DI SCISSIONE FUGA DI ELETTI IN TOSCANA NOMI ALL’INDICE IN CALABRIA

Annalisa Cuzzocrea e Massimo Vanni per “la Repubblica

 

grillo e pizzarotti c b d ef bc ad c d grillo e pizzarotti c b d ef bc ad c d

Il direttorio ci prova. Luigi Di Maio presenta in pompa magna al Senato la proposta di legge più importante dei 5 stelle, quella sul reddito di cittadinanza, e dice senza mezze misure: «Non è vero che chi andrà a Parma sarà espulso, è una notizia priva di fondamento». Alessandro Di Battista torna in televisione - in studio al tg la7 di Enrico Mentana - e inaugura la nuova strategia comunicativa del Movimento: parlare dei temi, dimostrare di essere diversi dagli altri con proteste eclatanti (come quella di ieri al Campidoglio).

 

Sui territori, però, tira vento di scissione. In Toscana l’emorragia non si ferma. Solo nella provincia di Firenze, tra fuoriusciti e intenzionati a farlo, il conto dei consiglieri comunali è già sopra la decina. Protestano contro l’espulsione di Massimo Artini, anche se la telefonata di solidarietà di Renzi al deputato 5 stelle - con cui andava alle medie - intercettata dalle telecamere di Piazzapulita, non è piaciuta a molti. «Ha dato una motivazione in più per attaccare chi vuole uscire», spiega Saverio Galardi, che oggi - comunque - si dimetterà dal consiglio della Città metropolitana fiorentina. Nonostante la frenata, lo smottamento non è di poco conto.

 

BEPPE GRILLO E PIZZAROTTI BEPPE GRILLO E PIZZAROTTI

Nel comune di Reggello due eletti e una decina di attivisti hanno lasciato in blocco Grillo e Casaleggio: «Totale dissenso con la deriva anti-democratica del movimento », la motivazione. Subito dopo è toccato al gruppo di Loro Ciuffenna, nell’aretino. E consiglieri in bilico si contano a Empoli, Borgo San Lorenzo, Calenzano e Firenze, dove da giorni ci sta pensando l’ex candidata sindaco 5 Stelle Miriam Amato.

 

Non va meglio in Calabria, dove la guerra per bande va avanti ormai da mesi ed è arrivata ieri alla richiesta di espulsione del deputato Sebastiano Barbanti e del senatore Francesco Molinari da parte del meet up di Cosenza. Avrebbero dissentito dalla linea del blog, i due parlamentari calabresi.

 

Molinari attacca frontalmente il senatore Nicola Morra: «Il gruppo di Cosenza è in mano a chi fa della delazione un mestiere e del millantare lavoro inesistente un’opera di distrazione di massa», scrive, attaccando la «visione politico-familisitica del collega Nicola Morra».

 

CASALEGGIO CASALEGGIO

Barbanti dice di non temere nulla: «Stiamo parlando di 27 persone di un meet up. Se questo dovesse dare il via a una procedura di espulsione in Parlamento, chiunque potrebbe mobilitare il suo meet up di riferimento contro - che ne so - Di Maio! Chi vuole usare questa storia per spaccare se ne assume la responsabilità».

 

Andrà a Parma, Barbanti, altro luogo simbolo delle divisioni a 5 stelle (in Emilia ci sono di fatto due movimenti opposti l’uno all’altro). La rassicurazione di Luigi Di Maio (chi andrà non sarà espulso) è stata seguita da un annuncio: i cinque “reggenti” stanno lavorando a un evento che molto presto coinvolgerà i sindaci 5 stelle (probabilmente a gennaio). La strategia è: disinnescare, non dare alibi a chi vuole andar via. Le adesioni alla convention di Federico Pizzarotti però continuano a salire: l’organizzazione ha dovuto bloccare le iscrizioni, che hanno superato quota 350. Tra gli altri, ci saranno i primi cittadini Filippo Nogarin di Livorno e Fabio Fucci di Pomezia, i deputati Walter Rizzetto, Giulia Sarti, Mara Mucci, Marco Baldassarre, Tancredi Turco, l’europarlamentare Massimo Astorre, l’espulso Artini e gli attivisti di Occupypalco.

 

arrivano i giovani grillo e casaleggio e zucconi si arrendearrivano i giovani grillo e casaleggio e zucconi si arrende

Gli ortodossi - nel frattempo lavorano solerti alla strategia: l’ex capogruppo alla Camera Federico D’Incà ieri ha fermato nei corridoi del Transatlantico il deputato pd Matteo Richetti, tenendolo a lungo a palare di Quirinale. Una partita che - benché Renzi faccia mostra di non capirlo - interessa più ai fedelissimi di Grillo che ai suoi avversari interni.

 

2. DAI SINDACI EMILIANI PD AL PREMIER - COSÌ PIZZAROTTI SI SMARCA DAL M5S

Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa

 

Solo un anno fa, nel libro «Il primo cittadino» (Add) scritto con Marta Serafini, Federico Pizzarotti confessava «rapporti inesistenti» con Renzi e insufficienti con gli altri sindaci. Ora la situazione è cambiata: intrattiene rapporti amichevoli con il premier ed è al centro di una solida rete di sindaci, prevalentemente del Pd.

 

Dopo due anni e mezzo da sindaco di Parma e in vista della kermesse di domenica, Pizzarotti appare tutt’altro che un isolato dissidente. Nel M5S gioca una partita sul filo tra lealtà ed eresia. Fuori, usa il profilo di governo in funzione della mobilità politica. Le mosse più recenti disegnano uno scenario che tornerà utile se e quando sarà espulso da Grillo e Casaleggio.
 

di battista e di maio in scooterdi battista e di maio in scooter

La strategia di Pizzarotti emerge in luglio, quando negozia con Pd e Forza Italia una lista unica, definita «istituzionale», per le elezioni provinciali. I contraenti sono alcuni sindaci del Pd, nel partito definiti «i capitani coraggiosi della Bassa Ovest». Oltre al capofila Massari (Fidenza), che vanta un rapporto privilegiato con Luca Lotti braccio destro di Renzi, ci sono Altieri (Fontanellato), Censi (Zibello), Fadda (Torrile) e Fritelli (Salsomaggiore), unico renziano della prima ora tra ex bersaniani convertiti.
 

Il patto viene dettagliato in agosto. Prevede che Fritelli diventi presidente della Provincia sostenuto da un listone di sindaci così distribuiti: 5/6 Pd, 2 Forza Italia, 3/4 civici più Pizzarotti, che ottiene dal Pd di essere l’unico rappresentante di Parma, anomalia se si considera che il capoluogo ha oltre il 40% degli abitanti di tutta la provincia.

 

I mugugni nel Pd e nel M5S fanno saltare il progetto, ma l’incidente di percorso non ferma Pizzarotti. Alle elezioni provinciali, va a votare sebbene il suo movimento non abbia presentato una lista. Di converso, i sindaci del Pd lo eleggono all’unanimità presidente della Conferenza socio-sanitaria, carica in passato del presidente della Provincia. 
 

ALESSANDRO DI BATTISTAALESSANDRO DI BATTISTA

Del resto, a giustificare la «strategia istituzionale» sono le numerose e rilevanti questioni da gestire congiuntamente. Dall’azienda pubblica del trasporto locale (i vertici nominati da Comune e Provincia scadono a breve) a quelle dei servizi sociali: ci sono progetti di concentrazione e ballano appalti per le cooperative. 
 

Pizzarotti, dopo un avvio di mandato bellicoso, si è dimostrato pragmatico e affidabile. In particolare ha sotterrato l’ascia di guerra contro Iren (colosso dei servizi pubblici controllato dai Comuni di Torino, Genova e Reggio Emilia, di cui Parma detiene il 6%) sul fronte dei rifiuti. Ormai i rapporti con il presidente Francesco Profumo sono cordiali. Inoltre si è perfettamente integrato nel sistema-Anci. Cooptato nel board da Del Rio, di recente ha ricevuto la delega ai beni culturali da Fassino.
 

Pd e sindaci, dunque. Mancava solo Renzi. Fino al 20 novembre, a ridosso delle elezioni emiliane da cui Pizzarotti si è defilato, in polemica con il M5S e con Grillo, che è andato a Parma senza neanche salutarlo. La visita del premier invece è stata concordata direttamente con il sindaco (si racconta di telefonate amichevoli per concordare anche i dettagli logistici), tagliando fuori segretari, consiglieri comunali e deputati Pd.

LUIGI DI MAIOLUIGI DI MAIO

 

Renzi e Pizzarotti si sono parlati in privato per venti minuti e sulla stessa auto hanno raggiunto la Barilla. In mezzo, la cerimonia nell’aula del Comune con quaranta sindaci. Ma sugli scranni centrali e con diritto di parola, assieme al premier che li chiamava per nome (Federico, Filippo...), c’erano Pizzarotti e i «capitani coraggiosi della Bassa Ovest».

 

Sindaci di Pd, Forza Italia e M5S chiamati a collaborare senza distinzioni di casacca.
Ultima istantanea tre giorni dopo, la domenica delle elezioni. A urne aperte, Pizzarotti e i «capitani coraggiosi» del Pd alla tavola della sagra November Porc di Zibello. E così culatello, parmigiano e vino rosso sono entrati nell’immaginario simbolico della «strategia istituzionale» di Pizzarotti.

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....