elezioni

URNE FUNERARIE - IL PD PROVA A CHIUDERE L’INTESA SULLA LEGGE ELETTORALE OFFRENDO IL 64% DEI SEGGI IN QUOTA PROPORZIONALE E IL 36% IN QUOTA MAGGIORITARIO - LA VERA FORZA DELLA PROPOSTA: AUMENTANDO LA QUOTA DEL PROPORZIONALE, DOVE I LISTINI SONO BLOCCATI, CRESCE IL NUMERO DI PARLAMENTARI "NOMINATI" DAI SEGRETARI DI PARTITO 

Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”

 

ettore rosatoettore rosato

Si capisce che qualcosa si muove a fine mattina. Transatlantico, ore 12. Nel primo divanetto a destra, all'uscita dal corridoio dei fumatori, Ettore Rosato, capogruppo del Pd, spiega, con toni accalorati, ad un immobile Alfredo D' Attorre, Mdp:«Ci stanno Forza Italia, Lega, tutta Ap, Fratelli D'Italia...». Insomma ci stanno quasi tutti, mancate solo voi. Su cosa ci stanno?

 

Sulla nuova ipotesi di legge elettorale proposta dal Partito democratico: 63% degli eletti in quota proporzionale, 37% in collegi uninominali. Passa un'ora e l'offerta dei Dem ha già fatto il giro del Palazzo, tornato pieno dopo la lunga pausa estiva. Viene ribattezzata Rosatellum bis. Non solo perché ci sta lavorando Rosato, ma perché si rifa a quel primo testo base presentato del Pd.

EMANUELE FIANOEMANUELE FIANO

 

A differenza dell' originale, però, aumenta la quota del proporzionale, fino al 67%, e cala quella del maggioritario, che scende al 36%. Un'offerta, si dice nel Pd, pensata per venire incontro a Forza Italia e al suo leader, Silvio Berlusconi. «Gli aumentiamo la quota proporzionale, non può non starci. In questo modo decide i due terzi degli eletti da portare in Parlamento».

 

Perché è questa, si sussurra in Transatlantico, la vera forza della proposta: aumentando la quota del proporzionale, dove i listini sono bloccati, cresce il numero di parlamentari "nominati" dai segretari di partito. Molto di più dei cento capilista dell' attuale legge in vigore, quella uscita dalla sentenza della Consulta.

RENZI BERSANIRENZI BERSANI

 

E poter scegliere il maggior numero di eletti è il desiderio di tutti i leader. Assicura un gruppo coeso, fedele, omogeneo. Un elemento decisivo soprattutto in una legislatura confusa come quella che ci attende. L'offerta è pensata per ingolosire tutti: Berlusconi, Salvini, Alfano, Meloni, Bersani.

 

Emanuele Fiano, Pd, annuncia che giovedì il Pd presenterà il testo in commissione Affari costituzionale. Viene bocciato il lodo Brunetta, che aveva provato a ripartire del tedesco. Il punto fermo, dice Fiano, è che i collegi alla Camera saranno 231, così da tenere conto dell'emendamento che prima dell'estate passò, affossando il sistema tedesco.

 

luigi zandaluigi zanda

Al Senato, invece, i collegi dovrebbero essere 112, esclusi quelli di Trentino Alto Adige e Val D' Aosta. Restano molti punti ancora da chiarire: la minoranza dem, per esempio, vorrebbe il voto disgiunto, per favorire gli alleati. Ma la bozza di proposta, per ora, non lo prevede. «Bisognerebbe avere due schede per la Camera e due per il Senato, la confusione aumenterebbe», dice il renziano Dario Parrini.

 

L'impianto, invece, non dispiace ai piccoli, prevedendo uno sbarramento del 3%. È da dieci giorni che il Pd sta lavorando a questa proposta. Rosato, Luigi Zanda e Lorenzo Guerini per i Dem, Renato Brunetta, Paolo Romani e Roberto Occhiuto per Fi si sono visti più volte per cercare un accordo. «Visto che tutti ci accusano di non voler cambiare la legge elettorale, stiamo facendo l'ennesimo tentativo. Vediamo chi ci sta...», si spiega nel Pd.

 

monica maggioni e pino pisicchiomonica maggioni e pino pisicchio

Con il passare delle ore, però, lo scetticismo aumenta. Si capisce che la strada è in salita. Non ci sta Mdp, è sul piede di guerra il M5S, perché non ammettendo alleanze, rischia di perdere in quasi tutti i collegi. Ma anche in Forza Italia cresce la freddezza. «È un pasticcio, solo un pasticcio», scuote la testa Francesco Paolo Sisto, chiacchierando con Pino Pisicchio.

 

Svp è contraria e i suoi voti al Senato sono decisi. Rosato lancia un appello a Giuliano Pisapia ad aver «coraggio» e smarcarsi dai compagni di strada di Mdp che fin qui, «è agli atti» sottolinea il capogruppo dem, hanno detto di no a tutte le proposte maggioritarie avanzate. Pisapia gli risponde seccato: «Forse l'onorevole Ettore Rosato si confonde». Ricorda di aver sempre «indicato il Mattarellum come sistema preferibile». Ma non è il Rosatellum.

pisapia alfanopisapia alfano

 

In realtà, il punto che rischia di far saltare tutto è un altro: l' aumento del numero dei nominati e l' eliminazione delle preferenze. Spiega un peones: «Il grosso di quelli che ora stanno qua dentro sa che non sarà rieletto. Sono pochissimi quelli che hanno la garanzia di ritornare, persino tra i fedelissimi dei leader». Nessuno può dire cosa deciderà, all'ultimo, il segretario.

 

Motivo per cui in tanti preferiscono le preferenze. «Almeno te la giochi, se hai fatto un lavoro sul territorio. Quello nessuno te lo può togliere e non dipendi dall' arbitrio di nessuno». Stessi ragionamenti si sentono nella minoranza dem o tra i franceschiniani.

Nel pomeriggio si intensificano i contatti tra bersaniani, contrari alla nuova proposta, e grillini.

 

Dietro l'aula si fanno capannelli. Obiettivo: presentare in commissione o direttamente in Aula un emendamento che reintroduca le preferenze nella quota proporzionale. La scommessa è che, a voto segreto, verrebbe approvato a larga maggioranza. Dopo di che, o l' accordo salta o passa, ma decapitato dei "nominati". Per la gioia di minoranze e peones. Resta da vedere chi avrà più filo da tessere: se i leader o i peones.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…