MAGHI E CHIROMANTI NEMICI DEL POPOLO! PECHINO METTE AL BANDO LA SCARAMANZIA – DOPO LA GUERRA ALLA CORRUZIONE XI JINPING SE LA PRENDE ANCHE CON GLI INDOVINI E I MAESTRI DEL FENG SHUI: ‘CIARLATANI’

Giampaolo Visetti per "la Repubblica"

Chiuso per iella. Lo storico salone Silian, due passi da piazza Tienanmen, ha mandato i suoi barbieri in vacanza. Fosse aperto, sarebbe vuoto. Nemmeno i più alti funzionari del partito, clienti dal 1956, sfiderebbero la tradizione: chi taglia i capelli nel primo mese dopo il capodanno lunare, chiama sventura per la famiglia della madre.

Abbassare la saracinesca fino al giorno del «drago che alza la testa», ricorrenza di fortuna estrema per una cotonatura, non risponde al senso speciale dell'Oriente per gli affari. Oggi in Cina è semplicemente un atto sovversivo, che viola l'ultima legge del presidente Xi Jinping. Il nuovo leader, prima ha dichiarato guerra alla corruzione, poi a «eccessi e stravaganze». Passi.

Ora però l'azzardo è massimo e al bando di Stato finisce nientemeno che la superstizione, millenario patrimonio di massa. All'indice, oltre agli indovini di strada, anche i riveriti maestri del Feng Shui, le sale dei chiromanti, gli editori specializzati in manuali profetici, i botti anti-demoni della festa di primavera e perfino i costruttori più sensibili ai numeri del malaugurio, rei di saltare i piani aborriti dai clienti. «Ciarlatani», ha tuonato Xi Jinping, e Pechino ha ri-annusato quel certo profumo della repressione maoista.

Erano gli anni della rivoluzione culturale. Le dicerie popolari, eredità imperiale, furono definite «residui feudali». Maghi e geomanti, rispettati come dei, si scoprirono «nemici del popolo». Finirono alla gogna: al collo il cartello dell'infamia, come i controrivoluzionari. Per quasi 40 anni, fino a qualche giorno fa, la libertà di scongiuro ha sancito poi il volto più intimo del silenzioso commiato dei cinesi dal Grande Timoniere.

Si è potuto professare impunemente la "tetrafobìa", l'orrore per il numero quattro, il cui ideogramma mandarino richiama quello della morte. Il ritorno della numerologia ha sedotto anche la nomenclatura dei tecnocrati: le Olimpiadi di Pechino furono inaugurate alle 8 e 8 della sera dell'8 dell'8 del 2008, tributo devoto degli ex proletari alla cifra della ricchezza.
Troppo, per l'"americano" Xi Jinping, ideologo del "sogno cinese" fondato su nazionalismo
e nostalgia dei valori rossi.

Assieme al dissenso, nella stretta finisce così anche la scaramanzia. Un paradosso, presentarla in Cina come «deriva occidentale» e «deviazione dai comandamenti patriottici». I divieti però, al di qua della Grande Muraglia, non sono consigli. Sono bastate poche ore e dalla nazione, pur chiusa per ferie, sono scomparsi i best seller
delle predizioni, i volumi di bioarchitettura e le meravigliose agende della smorfia cinese.

Vietate le allusioni iettatorie sulla tivù di Stato. Una direttiva del governo intima ai tycoon delle costruzioni di ripristinare i piani 4, 13 e 14 nei nuovi grattacieli, astenendosi poi dallo svenderli. I funzionari pubblici non potranno più intascare mazzette per saltare i civici iellati e le «false teorie numerologiche» costeranno il licenziamento agli impiegati dei colossi pubblici.

Al giornale del partito, improvvisamente, è tornata la memoria. Ad Hangzhou una targa per l'auto, con cinque numeri 8 di fila, è stata assegnata per l'equivalente di 140mila euro. A Chengdu, un neo-abbonato iPhone ha investito 217mila euro per un numero composto di soli 8. Le scarpe di Jimmy Choo, impreziosite dai cristalli custodi del "qi", l'energia della vita, valgono fino a tre mesi di stipendio.

L'effetto della nuova repressione anti-superstizione è quanto di più pragmatico si possa immaginare: boom di copie-pirata di libri sul Feng Shui, contrabbandate da Seul, affari d'oro per i volumi elettronici di profezie, offerti clandestinamente dai negozi online, ed esodo di veggenti cinesi a Singapore, Macao e Bangkok, prese d'assalto dai connazionali turisti della futurologia.

A Nanchino rischia di chiudere il solo corso universitario autorizzato in «dottrina del vento e dell'acqua», mentre i giornali di Hong Kong parlano di «corsa all'accaparramento di testi sulla chiromanzia», da rivendere tra gli operai di Shenzhen. Obbedienza attiva alla censura del partito e disobbedienza passiva al divieto di superstizione, che sarebbe come ordinare ad un cinese di smettere di essere se stesso. Solo su un fronte Xi Jinping è stato preso alla lettera.

Per celebrare l'anno del cavallo, meno petardi anti-spiriti cattivi e stop ai banchetti a base di cane. I primi inquinano, va bene. I secondi, pare, di notte tornano per vendicarsi di chi li ha mangiati. Anche l'ultimo "principe rosso" questa volta potrebbe alzare la sua prima
bandiera bianca.

 

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