GATTOPARDI CINESI - A PECHINO SCATTA LA CORSA ALLA SUCCESSIONE A HU JINTAO, ORMAI A FINE CICLO DOPO DUE MANDATI - A CONTENDERSI IL POTERE IL “RIVOLUZIONARIO ROSSO” BO XILAI E IL “CAPITALISTA BUONO” WANG YANG - MA LE DIFFERENZE TRA I DUE SONO PIÙ CARATTERIALI CHE DI PROGRAMMA PERCHÉ LA LINEA POLITICA RESTA UNICA: DIRITTI ZERO, REPRESSIONE DEL DISSENSO, CONTROLLO SULL’INFORMAZIONE - CINESERIE D’ALTA CLASSE: IL TEMA DELL’ULTIMO CONGRESSO DEL PARTITO È LO “SVILUPPO CULTURALE” - (OVVERO COME CONTROLLARE I SITI DI MICROBLOGGING)…
Ilaria Maria Sala per "la Stampa"
L'evento più importante dell'anno politico cinese si svolgerà , come sempre, a porte rigorosamente chiuse. Solo un breve comunicato al termine dei lavori, martedì, informerà il mondo sull'esito del complesso spettacolo che Hu Jintao metterà in piedi per preparare la sua uscita di scena.
Il tema dell'ultimo Congresso del Partito Comunista sotto l'attuale dirigenza, apertosi ieri a Pechino, è lo «sviluppo culturale». Sul tappeto, però, ci sono almeno due scottanti temi: uno, quello di riuscire a controllare i siti di microblogging come Weibo (il Twitter cinese) utilizzandoli anche per la propaganda, e l'altro quello della successione al potere e della selezione del nuovo Politburo e del suo Comitato Permanente, previste per il prossimo anno.
L'attuale Presidente cinese è infatti agli ultimi mesi del suo secondo mandato, e questo Congresso è una delle ultimissime occasioni per imporre i «suoi» uomini alla guida del Paese per i prossimi dieci anni. Lo stesso vale anche per Wen Jiabao, il primo ministro, anche lui intento a cercare di definire meglio l'eredità politica che si lascerà alle spalle.
Fra gli sfidanti all'esclusivo Comitato Permanente del Politburo, che comprende appena 9 persone, ad attirare maggiormente l'attenzione dei media e la fantasia popolare sono Bo Xilai, governatore di Chongqing, e Wang Yang, segretario del Partito del Guangdong, entrambi componenti dell'attuale Politburo (24 membri) e aspiranti al sancta sanctorum del potere cinese.
L'immagine che i due uomini proiettano è agli antipodi: Bo, appartenente a quello che viene chiamato in Cina il «Partito dei Principi», dato che suo padre, il generale Bo Yibo, era considerato uno degli «immortali» della Rivoluzione del 1949, è un personaggio che fa parlare molto di sé. Populista, imprevedibile e indipendente, è il più noto appartenente alla corrente della «Nuova Sinistra» - e difatti Chongqing è oggi la «città rossa» per eccellenza, con canzoni rivoluzionarie obbligatorie, sms rivoluzionari spediti ogni giorno ai 17 milioni di cellulari della municipalità , reti televisive senza pubblicità ma infarcite di film sulla Rivoluzione. Ma è anche la città dove vengono davvero costruite le case popolari, per dare un tetto ai lavoratori poveri, e dove i migranti possono fare domanda per la residenza piena, caso unico in Cina dove la popolazione è divisa fra rurali e urbani in modo molto rigido.
Wang Yang, invece, che ha coniato lo slogan «Happy Guangdong» contrapposto a quello della «Chongqing rossa», ha deciso che insieme allo sviluppo economico (il Guangdong è la regione più ricca della Cina) è ora di pensare a quella «Felicità Interna Lorda» che per il momento almeno sembra aver eluso la popolazione. Nel programma per un Guangdong Felice vi è la protezione ambientale e maggiori diritti dei lavoratori, ma anche la continuazione dell'ormai storica apertura verso l'estero.
La sfida, sfumature a parte, non ha profonde radici ideologiche, dato che oltre agli slogan che li contraddistinguono (canzoni rosse da una parte, felicità interna lorda dall'altra) né Bo né Wang oserebbero proporre nulla che si discosti troppo dal volere di Pechino. Determinanti sono invece le personalità dei due uomini: e in questo campo sembrerebbe avvantaggiato Wang, meno vistoso: il modo di fare di Bo, infatti, che si atteggia come se fosse in campagna elettorale, è considerato troppo inusuale per una tradizione politica che, pur utilizzando ad arte la propaganda, preferisce individui più grigi e malleabili.



