LA TOMBOLATA SULLA CRESCITA: OGNUNO DÀ I SUOI NUMERI - PER LA CORTE DEI CONTI, LE PREVISIONI SULLA CRESCITA DEL DEF SONO TROPPO OTTIMISTE MA PER L’ISTAT SONO OK - PER BANKITALIA LA RIPRESA È “FRAGILE”

Luigi Grassia per ‘La Stampa'

L'Italia nel 2014 è in ripresa. Sulla tendenza gli indicatori sono unanimi, ma quanto sarà forte il rimbalzo post-recessione? Sulle percentuali di crescita del Pil l'unanimità non c'è. Nel Documento di economia e finanza (Def) il governo azzarda previsioni che la Corte dei Conti considera troppo rosee, mentre l'Istat le trova realizzabili. La Banca d'Italia ammonisce che la ripresa è «fragile». E questo si lega a doppio filo alle entrate fiscali e alla creazione di posti di lavoro quest'anno e nei prossimi.

Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, conferma la stima di un +0,8% del Pil quest'anno, anzi dice: «Non sarei sorpreso se il risultato fosse migliore». Secondo il ministro il maggior Pilerivante dalle misure del Def porterà a una crescita strutturale aggiuntiva di 0,3 punti nel 2014 e di 2,25 nel 2018.

La Corte dei Conti è più cauta. Ieri in Parlamento il presidente Raffaele Squitieri ha ammonito: «Nel medio termine le differenze fra le previsioni indipendenti e quelle governative raggiungono il valore cumulato di un punto e mezzo per il Pil e di quasi 5 punti per gli investimenti. Il passo della ripresa continuerebbe, pertanto, a essere largamente insufficiente per riportare la nostra economia sui livelli pre-crisi».

Squitieri vede anche incertezze dovute «agli aumenti di gettito prodotti nel 2013 da provvedimenti d'urgenza». E l'occupazione? Qualcosa andrà meglio nei prossimi anni: la Corte dei Conti valuta che «nel 2018 rispetto a oggi il tasso dei disoccupati potrà ridursi del 2,4%».

Ma il presidente dell'Istat, Antonio Golini, segnala che «dal 2008 al 2013 la perdita è stata di quasi 1 milione di occupati: -984.000 pari al 4,2%» e nel 2018 il tasso di disoccupazione sarà ancora di 4 punti sopra i livelli pre-crisi. Invece per quanto riguarda il Pil nel 2014 la Corte ritiene che il +0,8% previsto dal governo può essere centrato. Quali benefici reali porterà alle famiglie italiane a basso reddito lo sconto sull'Irpef previsto dal governo?

Antonio Golini spiega che l'Istat lo calcola cumulativamente in 11,3 miliardi di euro, mentre i benefici medi per famiglie saranno differenziati: nell'ambito della fascia dei 10 milioni di lavoratori più poveri, «il guadagno medio annuo per beneficiario è pari a 714 euro per le famiglie più povere del primo quinto, 796 euro per le famiglie del secondo, 768 euro per quelle del terzo quinto, 696 per quelle del quarto quinto e 451 per le famiglie più ricche».

Tutto bene? Sui tagli dell'Irpef c'è un problema segnalato ieri dalla Banca d'Italia: preoccupa la mancanza di coperture per gli sgravi dell'anno prossimo. «Nel 2015 i risparmi di spesa indicati come valore massimo ottenibile dalla spending review - dice il vice direttore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini - non sarebbero sufficienti, da soli, a conseguire gli obiettivi programmatici».

In serata il presidente del Consiglio, Matteo Renzi ha inteso chiarire un punto: la copertura non verrà da tagli agli assegni familiari (in quel caso il governo darebbe con una mano e toglierebbe con l'altra). In uno scambio su Twitter, Renzi ha risposto «no, non è vero» a chi sollevava questo timore.Ieri il ministro Padoan ha scritto a Bruxelles per notificare l'intenzione di rinviare al 2016 il pareggio di bilancio strutturale. «La procedura - ha detto - prevede cha la Commissione venga sentita».

 

 

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