“L’ESPRESSO” SVELA L’EXPO-RCATA! - DATO CHE MOLTI APPALTI SONO FINITI A IMPRESE “SOSPETTE”, PER EVITARE RITARDI NEI LAVORI, SI STA PENSANDO DI RIDURRE I CONTROLLI MODIFICANDO IL CODICE ANTIMAFIA O AMPLIANDO I POTERI DEL COMMISSARIO UNICO (MODELLO BERTOLASO)

Fabrizio Gatti per "l'Espresso" in edicola domani

C'è una storia segreta per l'Expo, che "l'Espresso" rivela nel numero in edicola domani con un'inchiesta di Fabrizio Gatti. Una storia mai raccontata nelle dichiarazioni pubbliche sul grande evento che dal primo maggio 2015 a Milano deve rilanciare l'immagine dell'Italia nel mondo.

Da una parte il malaffare di alcune imprese che si sono aggiudicate appalti importanti, le infiltrazioni della ‘ndrangheta e il ritardo di un anno sul programma dei lavori. Dall'altra, l'impegno di un gruppo di funzionari dello Stato che oggi si ritrova di fronte al bivio: difendere la legalità con la conseguenza di rallentare i cantieri e mettere a rischio l'intera manifestazione, oppure snellire le norme antimafia e abbassare la guardia.

Per non correre il rischio di una pessima figura nazionale, si è scelto di ridurre i controlli: attraverso la modifica del codice nazionale antimafia oppure l'ampliamento dei poteri speciali del commissario unico, Giuseppe Sala, come si faceva con la Protezione civile di Guido Bertolaso. La discussione, tuttora in corso, ha coinvolto quattro ministri, il presidente della Regione Lombardia, il sindaco di Milano e il capo della Prefettura.

"L'Espresso" ha ricostruito sette mesi di riunioni e contatti tra i responsabili delle istituzioni grazie alle testimonianze di quanti erano presenti. Dal summit del 5 settembre 2013 alla direzione centrale della polizia criminale di Roma, in cui si discute della Mantovani spa che a Milano si è aggiudicata l'appalto più importante di Expo 2015 ma che viene definita in un'ordinanza della magistratura un «gruppo economico criminale».

In quella sede il vice capo della polizia viene anche avvertito che qualsiasi provvedimento di interdizione nei confronti della Mantovani spa potrebbe pregiudicare lo svolgimento dell'Expo: proprio perché l'impresa ha vinto il contratto per la struttura principale. Il giorno dopo a Milano il prefetto di Milano, Francesco Tronca, riunisce la sezione specializzata del "Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza sulle grandi opere per l'Expo 2015". Il prefetto aggiorna i convocati sul numero degli ultimi provvedimenti interdittivi antimafia: una decina di imprese già allontanate o che stanno per essere allontanate dai cantieri.

Nonostante questo allarme, il prefetto annuncia che il suo ufficio ha manifestato al ministero dell'Interno la necessità di snellire la normativa sui controlli antimafia. Il comitato deve anche valutare le informazioni fornite dalla Direzione nazionale antimafia (Dna) sulla Serenissima holding: la società della potente famiglia Chiarotto di Padova è proprietaria della Mantovani spa e della Fip industriale spa, altra azienda impegnata nei cantieri per le infrastrutture viarie di Expo.

Il procuratore nazionale aggiunto della Dna, Pier Luigi Dell'Osso, spiega che non tutte le notizie possono essere liberate dal segreto ci sono già elementi su cui fondare importanti iniziative da intraprendere in tema di antimafia. Ma Pietro Baratono, ingegnere e provveditore alle Opere pubbliche di Lombardia e Liguria, che rappresenta il ministero delle Infrastrutture dice chiaro e tondo al prefetto che l'emissione di un eventuale provvedimento interdittivo potrebbe mettere a rischio la realizzazione della manifestazione. Il provveditore alle Opere pubbliche si lamenta anche per il fatto che lo stato di avanzamento dei lavori verificato dai suoi funzionari nei cantieri non corrisponde a quanto ufficialmente dichiarato dalla Expo 2015 spa.

La richiesta della Prefettura di Milano di snellire le verifiche antimafia viene accolta il 28 ottobre dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Il 13 gennaio 2014 in Prefettura, il Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza sull'Expo decide di semplificare ulteriormente la procedura antimafia sulle imprese estere che lavoreranno nei cantieri. Il 3 marzo 2014 a Milano nella sede di Expo spa il commissario unico Sala, il sindaco Pisapia e il presidente della Regione Maroni, incontrano quattro ministri del governo Renzi (Maurizio Lupi, Federica Guidi, Dario Franceschini e Maurizio Martina).

Sala sostiene che l'applicazione del protocollo di legalità sta creando non pochi problemi. Parlando con i suoi più stretti collaboratori, il prefetto prevede che prima o poi la società Expo finirà con l'autorizzare le imprese a entrare nei cantieri senza essere legittimate dalla certificazione antimafia. Per il commissario è una scelta obbligata: o si fa così o le opere non verranno concluse in tempo.

Una soluzione ipotizzata è il modello Bertolaso, con tutti i rischi connessi: un ampliamento dei poteri speciali di deroga riconosciuti a Giuseppe Sala. L'ipotesi è stata rappresentata da Maroni e Pisapia che nei giorni scorsi si sono incontrati con Sala, il prefetto e il presidente della Provincia, Guido Podestà, per parlarne in segreto.

La necessità del commissario unico di cambiare le regole per completare in tempo i lavori potrebbe essere soddisfatta solo da un decreto legge del governo, ipotizzano in Prefettura. Tema affrontato il 10 marzo a Milano da Maroni, Lupi e Tronca. E che verrà sottoposto domani al premier Renzi durante la visita nel capoluogo lombardo.

Sala in un'intervista a "l'Espresso" ribadisce che i lavori saranno conclusi in tempo per l'inaugurazione, senza rinunciare ai controlli antimafia. «Ho sempre detto e lo ribadisco che la rapidità dell'affidamento non deve confliggere con la protezione del cantiere da ogni tipo di infiltrazione. Quindi va bene essere rapidi, ma non ci sarà nessuna distrazione».
Servirà un decreto del governo per snellire gli accertamenti antimafia? «Il tema non è questo. È un problema di esecuzione. Occorre fissare delle regole applicabili».

È vero che l'impresa Mantovani, dopo aver vinto l'appalto principale con uno sconto record, vi ha chiesto un adeguamento dei costi per decine di milioni? «Stiamo facendo delle valutazioni. Quello che possiamo dire a oggi è che le riserve sono fondamentalmente legate ai tempi della lavorazione. Dopodiché ci potranno essere altre varianti che dovranno essere approvate dal Cda, nel quale siede un magistrato della Corte dei conti. D'altronde sia la tipologia del cantiere, sia la tempistica sono eccezionali per l'Italia».

 

 

ROBERTO MARONI ACCORDO EXPO GIUSEPPE SALA ENRICO LETTA ROBERTO MARONI GIULIANO PISAPIAGIULIANO PISAPIA EXPOGIUSEPPE SALAfoody mascotte expo expo milano jpegcity life milano expo CANTIERE EXPO MILANO

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…