
PER GIORGIA IL PREMIERATO È DIVENTATO UN INTRALCIO – PALAZZO CHIGI HA IMPOSTO LO STOP ALLA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME”, FERMA ALLA CAMERA – MELONI PENSA GIÀ AL SECONDO MANDATO, PUNTA AD ANTICIPARE LE ELEZIONI ALLA PRIMAVERA 2027 E NON VUOLE CORRERE IL RISCHIO DI AVERE IL REFERENDUM A RIDOSSO DEL VOTO: L’OBIETTIVO È ARRIVARE ALLA CONSULTAZIONE POPOLARE ALL’INIZIO DELLA NUOVA LEGISLATURA – SUL PREMIERATO SI REGISTRA UN EFFETTO TRUMP: LE MATTANE DAL PRESIDENTE USA HANNO RIACCESO LE PAURE DEGLI ITALIANI VERSO L’UOMO FORTE SOLO AL COMANDO…
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per "la Stampa"
elisabetta casellati giorgia meloni - foto lapresse
I deputati di maggioranza della commissione Affari costituzionali attendono indicazioni dalla ministra delegata alle riforme Elisabetta Casellati. A sua volta però la ministra che avrebbe in teoria la titolarità sul premierato attende che le dicano cosa fare da Palazzo Chigi, del testo fermo in seconda lettura alla Camera.
La ragione che spiega questa attesa a catena è tutta in una precisa volontà di Giorgia Meloni: rallentare l’iter parlamentare di quella che ha definito «la madre di tutte le riforme», dilatare i tempi con l’obiettivo di evitare il referendum prima del termine della legislatura, a ridosso della campagna elettorale del 2027. Una battaglia per la riconferma che la premier vorrebbe, tra l’altro, anticipare portando gli italiani alle urne in primavera.
Una dote che riconoscono a Meloni gli amici e gli alleati è che arriva sempre preparata agli appuntamenti. Non improvvisa mai. Giunta a metà mandato, con un consenso che non è stato sgonfiato dalla fisiologica disaffezione degli elettori verso chi governa, per lei è tempo di fare precisi calcoli politici. E li sta facendo, condividendoli con coloro di cui più si fida nel partito, a partire dalla sorella Arianna.
Da Fratelli d’Italia fanno notare che nell’intervista con l’AdnKronos, al premierato dedica poco più di un passaggio, una citazione di maniera, doverosa, come se non volesse dargli peso. Nessuna sorpresa per i parlamentari di destra della commissione Affari costituzionali della Camera.
DUCE DETTO DUCE - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
Due di loro ci raccontano di un rallentamento imposto dall’alto e di una ministra Casellati che attende impotente i desiderata della presidenza del Consiglio sulle modifiche al testo di legge. Sono sostanzialmente tre quelle irrinunciabili.
La prima riguarda il voto all’estero, la seconda la norma anti-ribaltone e la leva che avrebbe il cosiddetto “secondo premier”, la terza è la legge elettorale, tema quest’ultimo che è stato astutamente rilanciato proprio nelle ultime ore […]
Riforma sulla quale si registra anche un piccolo effetto Trump, a sentire i deputati: come se lo strapotere manifestato dal presidente americano abbia riacceso le paure degli italiani verso le tentazioni dell’uomo forte solo al comando.
giorgia meloni al convegno sul premierato 5
Da calendario, a maggio i deputati saranno impegnati a discutere di decreto Sicurezza e decreto Albania. E così mentre la politica riprende a parlare, senza fretta, di regole del voto, della legge costituzionale non si troverà traccia nelle agende degli eletti, per tutto il mese e oltre. Secondo fonti coinvolte nei lavori, l’approvazione non sarà prima di settembre. A quel punto potrebbe passare all’incirca un altro anno per il via libera del Senato, riducendo a zero i tempi tecnici per indire il referendum prima delle politiche del 2027.
Anche perché andranno riscritte intere parti, cancellato il riferimento alla legge elettorale (una norma costituzionale non può dipendere da una norma ordinaria) e rivisto il capitolo che dà più poteri alla figura del premier scelto dalla maggioranza nel caso delle dimissioni del primo presidente del Consiglio, uscito vincitore dalle urne.
COSA CAMBIA CON IL PREMIERATO - LA REPUBBLICA
Tanto più che Meloni sta già discutendo di uno scenario preciso che prevede di non replicare quello che nel 2022 fu un inedito nella storia repubblicana: andare ad elezioni in autunno, alla vigilia della sessione di bilancio. Punta a spostarle in primavera, ed è anche per questo che si sta preoccupando di come neutralizzare la consultazione popolare […]
Avvicinare troppo la data del referendum a quella delle politiche è una mossa ad altissimo rischio, e lo ha capito di fronte alla contrarietà verso il testo di quasi tutti i costituzionalisti, e dopo quasi due anni di confronti con il Quirinale: la premier teme che il referendum venga vissuto come una sfida tra lei e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, costituzionalista, ex membro della Consulta, che ha enormi indici di gradimento tra gli italiani e che non è certo entusiasta della legge.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI
Meloni vuole evitare insidie e intralci al progetto di un bis. Il contraccolpo di una polarizzazione accentuata, come avvenne nel caso del giudizio popolare sulla legge che costò il posto da premier a Matteo Renzi, è un pericolo che non correrà.
Meglio ottenere l’approvazione del Parlamento, andare davanti agli elettori e venderla come una promessa mantenuta, ma fare in modo di organizzare il referendum all’inizio della nuova legislatura, magari con lei di nuovo a Palazzo Chigi.