giorgia meloni e giancarlo giorgetti

FINANZIARIA: L’ACQUA È POCA E LA PAPERA NON GALLEGGIA - L’INFLAZIONE, L’AUMENTO DEI TASSI DECISO DALLA BCE E IL RISCHIO FRENATA DELL'ECONOMIA CREANO GUAI A GIORGIA MELONI: NELLE CASSE DEL TESORO PER LA MANOVRA CI SONO 5,7 MILIARDI, MA NE SERVIRANNO 30 - E NON SARÀ FACILE REPERIRLI VISTI GLI SLITTAMENTI DELLA RATA DEL PNRR A CAUSA DEI RITARDI ACCUMULATI DALL’ITALIA - E POI BISOGNA RISPETTARE IL CAMMINO DI DISCESA DEL DEFICIT E DEL DEBITO PUBBLICO, RISPETTIVAMENTE DAL 4,5 AL 3,7% DEL PIL E DAL 142,1 AL 141,4 GIÀ CONCORDATO CON BRUXELLES…

Estratto dell’articolo di Paolo Baroni per “la Stampa”

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti

Mancano poco più di due mesi alla presentazione della Nadef, la famigerata Nota di aggiornamento che traccia il quadro dello stato di salute del Paese e dei margini di manovra rispetto ai conti pubblici, ma tutte le questioni sono già ben delineate sul tavolo del governo. C'è una economia in frenata e un gettito fiscale in calo, un fabbisogno in forte crescita e poi ci sono spese irrinunciabili, che quindi non possono essere rinviate, spese praticamente obbligate e tante altre voci (alcune pesantissime) legate alle tante promesse fatte in campagna elettorale destinate in larga parte a restare sulla carta o come si usa dire a Palazzo Chigi e d'intorni venir considerate «obiettivi di legislatura».

 

E questo vale sia per la riforma fiscale, con il taglio delle tasse che servirebbe ad alleviare i bilanci di tante famiglie messe alle strette dal crollo del loro potere di acquisto, sia la riforma delle pensioni che doveva servire ad abbattere la legge Fornero.

giancarlo giorgetti giorgia meloni

 

In questa fase Giorgia Meloni e tutto il governo sono come stretti in una doppia morsa, che ha un'unica origine: l'inflazione. Da un lato infatti la raffica di aumenti dei tassi decisi dalla Bce determina una ulteriore impennata del costo del nostro debito pubblico, 10 miliardi in più solo nel 2024 e 51 nel triennio 2024-2026, e dall'altro gli aumenti dovuti ai pensionati obbligano sulla carta il governo a reperire per l'anno venturo un'altra ventina di miliardi.

 

In cassa per effetto della legge di Bilancio 2023 il governo per impostare la manovra del 2024 si ritrova con appena 5,7 miliardi (4,5 miliardi di margine rispetto al deficit tendenziale e 1,2 miliardi frutto della spending review ministeriale) a fronte di un fabbisogno che in partenza si sa già viaggia tra i 25 ed i 30. Cifre che con l'aggiunta dei finanziamenti del Pnrr che tardano ad arrivare a causa dei ritardi che abbiamo accumulato, non sarà facile reperire.

 

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

Questo almeno se si vuole rispettare il cammino di discesa del deficit e del debito pubblico, rispettivamente dal 4,5 al 3,7% del Pil e dal 142,1 al 141,4 (con uno 0,3% di avanzo primario) già concordato con Bruxelles e diventato oggi tanto più vitale nel momento in cui a livello europeo pende il rischio di riattivare nel 2024 i vecchi vincoli del patto di stabilità.

 

[…] il governo si dovrà porre il problema del rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. Un recupero pieno dell'inflazione pregressa, in questo campo, comporterebbe una spesa record di 32 miliardi lordi di cui 18 a carico del settore statale che viene finanziato dalla legge di Bilancio. […] Sul fronte fiscale servono invece altri 10 miliardi per confermare il taglio del cuneo fiscale che scade a fine anno […] Nel caso si dovessero prorogare sino a fine anno gli aiuti alle famiglie sul fronte del caro energia la proroga delle misure previste per il terzo trimestre costerebbe altri 800 milioni di euro. […] Per disporre di più cassa occorrerebbe spingere il pedale dell'acceleratore sulla lotta all'evasione, ma a quanto pare il governo da questo orecchio non ci vuole sentire, o tassare di più banche e multinazionali […]

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…