italia crac

UN PAESE SENZA - PER RISOLVERE REALMENTE LA CRISI, CONTE AVREBBE BISOGNO DI FARE CHIAREZZA SUL RECOVERY FUND: CHI LO GESTISCE, A QUALI RIFORME ESATTAMENTE SARÀ ASSOCIATO, SULLA BASE DI QUALI PIANI FINANZIARI E DI QUALI OBIETTIVI? SE L’ITALIA VUOLE I SOLDI DEL RECOVERY, DOVRÀ SPIEGARE ALL’UNIONE EUROPEA COME PENSA DI FAR SCENDERE IL DEBITO NEI PROSSIMI ANNI - ALTRO NODO: IL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI VA PROLUNGATO OLTRE IL 31 MARZO FINO ALL'ESTATE?

Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

evasione fiscale vale mezzo recovery fund

Il tratto più rivelatore di questa strana crisi di governo non riguarda ciò di cui i politici parlano. Non ha niente a che fare con le formule di alleanze possibili, i giochi di posizione e la caccia ai voti in Parlamento. Riguarda ciò che i politici tacciono. Quello che non dicono in questa crisi di governo.

 

Perché resta sepolta sotto quei sette materassi, nel complesso, l' intera agenda economica dell' Italia e non solo quella dei prossimi mesi. Si sta evitando di parlare anche delle tante decisioni da prendere tra pochi giorni o tra poche settimane, le cui conseguenze si faranno sentire per molto tempo.

 

riforme chieste dalla commissione ue per il recovery fund

Il silenzio più rumoroso riguarda la questione stessa sulla quale la crisi si è innescata. In termini formali, riguarda il capitolo tre della bozza del piano nazionale su Next Generation EU: quello sulla cosiddetta «governance» o, più brutalmente, il luogo in cui risiede il potere di distribuire e controllare i 209 miliardi del Recovery fund. Quel capitolo tre del piano italiano resta vuoto.

 

Sul quel punto il documento del Consiglio dei ministri mandato al Parlamento è in bianco.

GIUSEPPE CONTE IN UN MOMENTO DI PAUSA DURANTE LE TRATTATIVE SUL RECOVERY FUND

Eppure non se ne parla, come se il tema non esistesse.

Lo stesso Giuseppe Conte ha continuato a osservare in proposito uno scrupoloso silenzio, quando la scorsa settimana ha chiesto alle Camere la fiducia per il suo governo cercando di delinearne un orizzonte. L' omissione non poteva passare inosservata né a Bruxelles, né al Quirinale.

 

Non poteva perché Matteo Renzi ha tratto l' innesco della crisi proprio dalla notte in cui il Consiglio dei ministri aveva approvato il progetto di una nuova struttura, controllata da Palazzo Chigi, alla quale dovevano andare i poteri di gestione sui 209 miliardi. Per il fondatore di Italia viva forse quello è stato un pretesto, ma non è stato solo lui a trovare fuori luogo il tentativo del premier di accentrare il controllo dei fondi.

UNIONE EUROPEA

 

Il silenzio di Conte ora fa sospettare che su questo snodo nevralgico non esista alcun accordo - neanche in una maggioranza in qualche modo ristrutturata - e che il presidente del Consiglio continui a pensare di poter gestire il Recovery fund in prima persona.

 

Di certo il tempo passa e, mentre il sistema politico resta ripiegato su sé stesso, si perdono settimane preziose senza alcuna discussione trasparente sugli assetti essenziali del piano italiano: chi lo gestisce, a quali riforme esattamente sarà associato, sulla base di quali piani finanziari e di quali obiettivi?

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE STEFANO PATUANELLI - DECRETO RISTORI

In Italia si dà per scontato che i bonifici da Bruxelles alla fine arrivino, ma si sorvola sui presupposti perché questo accada.

 

Per risolvere realmente la crisi di governo - non solo nei numeri in Senato - l' intero sistema politico avrebbe bisogno di fare chiarezza su questi punti più che sulla conta dei transfughi. E avrebbe bisogno di prendere atto che la Commissione europea adesso chiede che, nel Recovery plan, i governi presentino un piano plausibile di finanza pubblica.

 

roberto gualtieri giuseppe conte patuanelli

Questa condizione in precedenza non esisteva. Come ha scritto Francesca Basso sul Corriere del 22 gennaio, è stata inserita la scorsa settimana e riflette una sfiducia crescente proprio su quanto sta accadendo in Italia. Non è una nuova ondata di austerità. Le regole di bilancio non stanno tornando in vigore, nessuno pretende che l' Italia riduca il deficit nel 2021. Ma, se vuole i soldi del Recovery, ora il governo dovrà spiegare come pensa di far scendere il debito nei prossimi anni.

 

nunzia catalfo

E qui veniamo all' altro grande silenzio di questa strana crisi. Oggi i ministri Roberto Gualtieri (Economia, Pd), Nunzia Catalfo (Lavoro, M5S) e Stefano Patuanelli (Sviluppo, M5S) dovrebbero incontrarsi riservatamente per provare a sbrogliare un altro nodo: il blocco dei licenziamenti va prolungato oltre il 31 marzo?

 

In un convegno di Prometeia lo scorso dicembre Marco Leonardi, consigliere di Gualtieri, ha stimato che fino ad oggi potrebbe essersi accumulato nelle imprese italiane un arretrato di 200-250 mila licenziamenti economici rimasti in freezer. Il Movimento 5 Stelle e i sindacati vorrebbero tenere chiuso quel freezer ancora fino all' estate - almeno - usando una parte del decreto di spesa in arrivo per offrire cassa integrazione straordinaria a tutti, indiscriminatamente, ancora per molti mesi.

LICENZIAMENTO

 

Persino alcuni settori industriali sembrano tentati dall' idea di accettare un blocco dei licenziamenti più lungo, purché la cassa integrazione da Covid continui a mantenere integralmente i loro dipendenti: che paghi lo Stato a debito, e il resto si vedrà.

 

In realtà lo stesso Leonardi ha mostrato come alcuni settori restino in crisi - il turismo su tutti - ma parte della manifattura, il terziario avanzato, l' agricoltura o le società di rete siano tornate alla normalità. La risposta razionale sarebbe riservare il blocco dei licenziamenti e i sussidi straordinari solo alla parte davvero sofferente dell' economia.

 

Ma c' è ben poco di razionale in questa strana crisi in cui - lontano dai riflettori - l' assalto alla diligenza di quei 32 miliardi di denaro pubblico da spendere continua anche con il governo sull' orlo del precipizio.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni times musk sunak edi rama

COME AL SOLITO, I GIORNALISTI ITALIANI SI FERMANO AI TITOLI: L’ARTICOLONE DEL “TIMES” SUI LEADER INTERNAZIONALI “TUTTI PAZZI PER LA MELONI” NON È PROPRIO UNA CAREZZA SUL FACCINO DELLA SORA GIORGIA, COME CI VOGLIONO FAR CREDERE “CORRIERE”, “LIBERO” E GLI ALTRI MEGAFONI DELLA FIAMMA MAGICA. ANZI, È PIENO DI FRECCIATONE ALLA THATCHER DE’ NOANTRI, TIPO “L’UMILTÀ BEN PREPARATA” DI FRONTE AL PREMIER ALBANESE EDI RAMA. O LA CHIOSA SULL’INCONTRO CON JD VANCE: “IL FLIRT DELLA 48ENNE ERA SOLO NATURALMENTE SIMPATICO O SI È RESA CONTO CHE RIDENDO DELLE BATTUTE DEGLI UOMINI DI POTERE OTTERRÀ L'ACCORDO COMMERCIALE CHE DESIDERA?” – RICORDA I “THREESOME” E IL PACCO DI GIAMBRUNO, SMONTA LE ORIGINI PROLETARIE DELLA DUCETTA E CHIUDE CITANDO BERLUSCONI: “È UNA PERSONA CON CUI NON SI PUÒ ANDARE D'ACCORDO”. VI SEMBRANO COMPLIMENTI?

giampaolo rossi giorgia meloni silvia calandrelli felice ventura matteo salvini gianfranco zinzilli giancarlo giorgetti

C'È UN NUOVO CAPITOLO NELL'ETERNO SCAZZO MELONI-SALVINI E RIGUARDA LA RAI - NEL CDA DI DOMANI FELICE VENTURA, DIRETTORE DELLE RISORSE UMANE, SARÀ NOMINATO PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ - SULLA POLTRONA DELLA CASSAFORTE DEL SERVIZIO PUBBLICO SI È CONSUMATO L'ENNESIMO SCAZZO: L'AD, GIAMPAOLO ROSSI, VOLEVA ISSARE SILVIA CALANDRELLI (NONOSTANTE LA VICINANZA AL PD), OSTEGGIATA PERÒ DALLA LEGA CHE VOLEVA GIANFRANCO ZANZILLI - IL MINISTRO GIORGETTI HA CONVOCATO ROSSI AL MEF (AZIONISTA DELLA RAI) PER IMPORRE IL NOME, MA QUELLO, DI FRONTE AL DIKTAT, HA OPPOSTO UN "ME NE FREGO". E ALLA FINE È STATO TIRATO FUORI DAL CILINDRO IL NOME DI VENTURA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...