berlusconi salvini di maio

A SALVINI NON RESTA CHE “UCCIDERE” IL CAV - PER TROVARE UN ACCORDO CON DI MAIO, AL LEGHISTA SERVE CHE BERLUSCONI NON SIA IN PRIMA LINEA - ECCO PERCHE’ GLI PROPORRÀ DI LASCIARE IL PARTITO A QUALCUNO CHE SIA DIGERIBILE PER IL M5S PER SUPERARE I VETI - I GRILLINI HANNO PARLATO CHIARO: “NON SIEDEREMO MAI IN UN GOVERNO DOVE CI SONO MINISTRI DI FORZA ITALIA”

Amedeo La Mattina e Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

murale salvini di maio

In questa partita c' è uno sconfitto e ci sono troppi vincitori. Lo sconfitto è Silvio Berlusconi, i vincitori sono Matteo Salvini e Luigi Di Maio. E questa, di solito, non è la migliore condizione per agevolare un accordo. Logica vorrebbe che tra i due futuri contendenti, ci sia, alla fine, un terzo nome a godere di una sintesi, l' ìunica possibile per far partire un governo. Ma non è così semplice.

 

Anche perché Salvini, che qualche giorno fa avrebbe dato la sua disponibilità «a un passo indietro», chiedendo a Luigi Di Maio di «fare lo stesso», adesso ha ribaltato a suo favore i rapporti di forza. La Terza Repubblica che aveva bisogno di un cadavere politico per poter iniziare, non ha ancora un linguaggio comune con cui parlare.

 

berlusconi salvini meloni

Dal 4 marzo sono cambiate tante cose. Salvini ha definitivamente conquistato la leadership e imposto la sua egemonia sul centrodestra, giocando di sponda con il M5S e affossando i piani di Berlusconi sulle presidenze di Camera e Senato. Ora il capo del Carroccio vuole incassare gli utili della capitalizzazione sulla coalizione e puntare alla «pazza idea» del governo, convinto di aver dimostrato «di saper trovare una soluzione anche quando sembra impossibile».

 

Come al solito, sono i numeri a dare un peso alle ambizioni. «Io non sono più il leader di un partito del 17 per cento ma del 37, il M5S se ne faccia una ragione» dice Salvini che pensa di spiazzare Di Maio con una semplice offerta: «Gli proporrò un governo di programma da scrivere insieme e gli chiederò di essere quello che lui ha chiesto a tutti: di essere responsabile. Ma sappia che se si confronta con me si confronta con tutto il centrodestra».

 

luigi di maio

Al leghista però serve che Berlusconi non sia in prima linea, ed è quello che gli proporrà: lasciare il partito a qualcuno che sia digeribile per il M5S per superare i veti dei grillini ed evitare di trovarsi Fi all' opposizione. Come invece vorrebbe Di Maio.

 

Basta spostare l' attenzione dalla Lega sul M5S, e lo stesso risultato produce conseguenze differenti: «Salvini è stato bravo - ragiona Di Maio con i suoi collaboratori -. E ora proverà sicuramente a far valere i voti della coalizione su di noi, ma il premier dobbiamo averlo noi, da qui non ci schioderemo». Di Maio non vuole «un governo di breve durata» ma per sventolare la bandiera della vittoria su Palazzo Chigi i 5 Stelle stanno valutando tutti gli scenari. Ai loro occhi il leader leghista non si ostinerà troppo a pretendere la presidenza del Consiglio.

 

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI

Certo, dovrebbe essere lui ad avere il primo pre-incarico, ma potrebbe fallire proprio di fronte al muro dei grillini. A quel punto perché Salvini dovrebbe dare l'ok a un governo con Di Maio premier? «Perché gli offriremmo ministeri di peso, tra Economia o Sviluppo economico, Interno, Difesa. E lui avrebbe anche il tempo di azzerare Fi e tornare alle elezioni più forte» spiegano dal M5S.

 

Serviranno tempi più lunghi e soprattutto che si realizzi una condizione, necessaria per gli schemi del M5S. Si dovrà consumare una rottura con Forza Italia, e Berlusconi dovrà finire nella ridotta dell'opposizione con il Pd. «Berlusconi non è eletto, non comanda più nulla, non è candidabile - sostiene Di Maio -. Abbiamo già detto che per noi vale quanto Raffaele Fitto: è meglio che lasci la politica». Ai vertici del M5S è forte la convinzione che il Caimano abbia in serbo un'altra mossa «che andrà a vuoto».

 

Proverà a replicare lo schema del patto centrodestra-M5S anche sul governo, per tentare di infilarsi nelle trattative, nella convinzione di riuscire a sfruttare il prevedibile logoramento dell'asse Di Maio-Salvini, e spuntarla con un governo istituzionale, meno ambizioso, con una figura terza.

Di Maio Mattarella

 

Magari proprio Maria Elisabetta Alberti Casellati, la neo-presidente del Senato, seconda carica dello Stato, che per prassi potrebbe ricevere un mandato esplorativo dal presidente della Repubblica. Ma i 5 Stelle sono già pronti a neutralizzare i desideri di Berlusconi: «Non siederemo mai in un governo dove ci sono ministri di Forza Italia» giurano nello staff di Di Maio, consapevoli che sarebbe impossibile di fronte a Beppe Grillo e ai militanti un qualsiasi accordo con Berlusconi dopo quello sulle presidenze.

 

Avere gli azzurri all' opposizione, inoltre, avrebbe l' indubbio vantaggio di indebolire Salvini che dietro a un pezzo di coalizione vedrebbe sfuggirsi di mano anche un po' di voti. E infatti quale messaggio ha già fatto recapitare Salvini a Di Maio?

«Partirò dal programma perché è quello che ci chiedono gli elettori. Ma io lavoro a un accordo a nome di tutto il centrodestra e non accetto liste di proscrizione». E il centrodestra almeno fino alla prossima apocalisse interna prevede anche Fi.

matteo salvini al mare 6

Insomma, servirà un miracolo politico per avere un governo.

 

Ed è ovvio che già in tanti, nella Lega e nel M5S, anche esponenti di spicco, comincino a sbilanciarsi su un' ipotesi: che la battaglia della premiership tra Salvini e Di Maio finisca con una tregua su un terzo nome gradito a entrambi. Salvini aveva dato un minimo di disponibilità per un passo indietro. Di Maio no, ed è pronto a usare nuovamente la strategia dei due forni per far cambiare idea al leghista, un po' come ha fatto rilanciando un piano B sul Senato che avrebbe riaperto il dialogo con il Pd.

«Siamo aperti a tutti i partiti» è tornato a dire ieri sera.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?