PERCHE’ IL SITO DEL VATICANO HA CANCELLATO SCALFARI - “IL TESTO DELL’INTERVISTA È ATTENDIBILE NEL SUO SENSO GENERALE MA NON NELLE SINGOLE FORMULAZIONI VIRGOLETTATE, NON ESSENDO STATO RIVISTO PAROLA PER PAROLA”

Antonio Socci per "Liberoquotidiano"

Quando sulla prima pagina di Libero -domenica 27 ottobre - è uscito un mio articolo con questo titolo: «Papa Francesco pentito dell'intervista a Scalfari», le reazioni sono state di sufficienza e pure di polemica. Ieri è arrivata invece la conferma indiretta: avevamo ragione noi. Ma ricostruiamo tutta la vicenda perché attorno a quell'intervista è nato il primo, vero problema del pontificato di Francesco. Anzi, un dramma. Un caso per il quale si è addirittura paventata l'ipotesi di uno scisma. Tutto risale al 1° ottobre quando Repubblica esce con uno scoop che fa il giro del mondo: una lunga intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco.

La cosa era già in sé strana perché è noto che Bergoglio ha sempre diffidato delle interviste e da vescovo non ha mai voluto farne. In effetti leggendo si capisce subito che non si era trattato tecnicamente di una vera e propria intervista. Tutto era nato come un incontro privato e un colloquio cordiale, dovuto all'affabilità del pontefice che ama dialogare pure con i più lontani (per mostrare ai cristiani che bisogna uscire dalle sacrestie e andare a cercare tutte le pecorelle uscite dall'ovile).

Tale colloquio era stato poi riprodotto da Scalfari come intervista. I dubbi si moltiplicavano subito leggendo alcune frasi di quell'intervista attribuite al papa. Frasi pressoché esplosive. In particolare quando Scalfari riporta questa sua domanda: «Santità, esiste una visione del Bene unica? E chi la stabilisce?».

Il fondatore di Repubblica scrive che questa sarebbe stata la risposta di Bergoglio: «Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene». Parole che fanno saltare sulla sedia molti, perché vengono interpretate subito come se il Papa considerasse l'individuo la fonte e il tribunale del Bene e del Male.

Una concezione in base alla quale chiunque potrebbe giustificare le sue malefatte, perfino i suoi crimini, sostenendo che li ha compiuti per una causa buona. È evidente che un'idea del genere è agli antipodi di tutta la dottrina cattolica e anche dell'Antico Testamento (basti pensare al Decalogo) dove il Bene e il Male sono oggettivi, non possono essere inventati dall'uomo. Sono dati da Dio anche nella coscienza e a quella voce l'uomo deve obbedire.

Anche il Concilio Vaticano II afferma: «Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale deve invece obbedire» (Gaudium et spes, n. 16). Immediatamente sono scoppiate dure polemiche dal fronte tradizionalista che hanno insinuato addirittura che il papa fosse eterodosso.

Si sono atteggiati a giudici del Pontefice senza nemmeno chiedersi se davvero quelle parole erano state pronunciate dal Papa in quella forma e se era mai possibile che egli professasse quelle idee. Molti non avevano concesso al Papa nemmeno il beneficio del dubbio considerando la sua poca dimestichezza con la lingua italiana, l'informalità di un colloquio e magari anche il fraintendimento da parte di Scalfari che poteva non aver compreso bene il concetto o averlo riportato in modo impreciso.

Dunque da un lato c'è stata la sollevazione dei tradizionalisti. Dall'altro lato il mondo laicista che esultava come se il Papa si fosse convertito al relativismo. Un importante editorialista di Repubblica è arrivato a scrivere che «nemmeno i protestanti più devoti si spingerebbero tanto lontano. I protestanti si sono limitati ad eliminare i preti in quanto tramite tra l'individuo e il suo creatore.

Le parole di papa Francesco lasciano pensare invece che quella di eliminare lo stesso Dio potrebbe rappresentare un'opzione legittima». Era chiaro che c'era qualcosa che non quadrava e che era meglio non berla. Ma buona parte del mondo clericale, invece di applicare un sano discernimento razionale, ha amplificato quell'intervista, prendendo Repubblica per oro colato, come se nulla ci fosse da chiarire e precisare.

Nessuno ha difeso il Papa. Eppure è stato subito evidente che al papa era stato attribuito un pensiero che egli non poteva neanche concepire. Anzitutto era evidente alla logica e al buon senso, perché il Papa non poteva affermare un'idea che contraddiceva totalmente tutto il suo magistero quotidiano, la sua enciclica e la sua stessa fede cattolica. In secondo luogo è stato evidente che non si doveva prendere l'intervista per oro colato quando padre Lombardi precisò che essa non era da considerarsi un atto del magistero di papa Francesco.

Ovviamente non era possibile che Lombardi facesse una simile precisazione di sua iniziativa. Infine l'evidenza si rafforzava quando - interpellato confidenzialmente da qualche giornalista - padre Lombardi spiegava che quell'intervista non era stata rivista dal pontefice. Noi poi abbiamo saputo che durante la visita pontificia ad Assisi, il 4 ottobre, il papa aveva rimproverato il direttore dell'Osservatore romano,Gian Maria Vian, perché - con eccesso di zelo - aveva riprodotto quell'intervista sul giornale vaticano: l'abbiamo scritto in quell'articolo del 27 ottobre. Ci sembrava ormai chiarissimo che il Papa non si riconosceva in quell'intervista. Invece la notizia della reprimenda di Assisi (che era stata pure filmata) è caduta nel silenzio.

Solo un'agenzia e un giornale degli Stati Uniti l'hanno rilanciata. In Italia nulla di nulla. Anzi, dalle colonne di Avvenire, il corsivista che si firma «Rosso malpelo», si è scagliato sul titolo di Libero («Papa Francesco pentito dell'intervista a Scalfari») definendolo «sfacciato». È tipico di un certo mondo cattoprogressista impancarsi a censori: sfacciati saremmo noi che - pressoché da soli -abbiamo difeso il Papa... Poi «Rosso malpelo» saliva in cattedra e confondeva le idee proprio su quel tema, delicatissimo, della coscienza, mostrando di aver letto male anche la Gaudium et spes.

Anche dal mondo tradizionalista mi sono arrivati attacchi per quell'articolo: «Se fosse vero quello che scrive Socci», mi è stato obiettato, «cioè che il Papa ha protestato in quanto non voleva che l'Osservatore romano riproducesse quell'intervista, perché sul sito internet ufficiale del Vaticano quell'intervista c'è tuttora? Perché non l'ha fatta togliere?».

Ieri è arrivata la risposta. È stata decisa infatti la cancellazione di quell'intervista dal sito ufficiale del Vaticano, che qualcuno - con eccesso di zelo - aveva riprodotto. Dopo la reprimenda all'Osservatore romano, arriva la vistosa e significativa «cancellazione » dal sito vaticano. Padre Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, ha spiegato che «il testo (dell'intervista) è attendibile nel suo senso generale ma non nelle singole formulazioni virgolettate, non essendo stato rivisto parola per parola».

Traduzione: quella frase attribuita a Bergoglio, su cui sono scoppiate tante polemiche, così com'è formulata non riflette il pensiero del Papa. Nessuno più la consideri farina del suo mulino. È e resta semplicemente un resoconto pubblicato da Scalfari su Repubblica. «In questo senso - ha aggiunto il portavoce vaticano -si è ritenuto più corretto limitarne la valenza alla sua natura giornalistica, senza inserirlo fra i testi papali consultabili dal sito del Vaticano ». In pratica - ha aggiunto il portavoce - «si è trattato di una messa a punto della natura di quel testo, su cui era sorto qualche dibattito ».

Infine padre Lombardi ha spiegato che «responsabile per il sito internet del Vaticano» è la Segreteria di Stato, dunque è in Segreteria di Stato che fu decisa la pubblicazione e sempre lì è stata disposta anche la cancellazione. Da notare, en passant, che da circa una settimana si è insediato il nuovo Segretario di Stato, monsignor Parolin. Un fatto significativo che mette fine a un'epoca e ne inizia una nuova. Il nuovo capo della diplomazia vaticana e della Curia rappresenta un importante supporto per la missione di papa Francesco.

 

Laura Boldrini e Eugenio Scalfari Intervento di Eugenio Scalfari IL PAPA CON LA MISERICORDINA NAPOLITANO E PAPA FRANCESCO BERGOGLIO FOTO LAPRESSE CLIO E GIORGIO NAPOLITANO CON BERGOGLIO FOTO LAPRESSE un bimbo con papa francesco bergoglio alla giornata per la famiglia ANTONIO SOCCI - Copyright Pizzi

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…