TOGLIETEMI TUTTO MA NON IL MIO BRAY – PERNA: “UN MINISTRO PIACIONE, RACCOMANDATO DA D’ALEMA, CHE FLIRTA CON GLI OCCUPANTI DEL VALLE: MA ALLORA NON HA CAPITO NIENTE DEL RUOLO CHE RICOPRE”…

Giancarlo Perna per "Il Giornale"

Mentre mi accingo a scrivere di Massimo Bray, neo ministro pd dei Beni Culturali, ho come la sensazione che, per parlarne, dovrò spesso ricorrere alla parola: nulla.
Per cominciare, è dal nulla che proviene. Nessuno, tranne la cerchia dalemiana che lo ha prodotto, ne conosceva l'esistenza fino al debutto da deputato in febbraio e alla nomina a ministro il 28 aprile.

Due en plein in un paio di mesi per un uomo di mezza età - Bray ha 54 anni - che, toccato dalla bacchetta di Max D'Alema, ha emulato il cavallo promosso senatore da Caligola.
Se n'è indignato Ernesto Galli della Loggia, in genere cauto commentatore del badiale Corriere della Sera, al punto da vergare un corsivo al gas nervino. «Mentre nessuno - scrisse il giorno stesso in cui Bray divenne ministro - avrebbe mai osato nominare all'Economia o all'Istruzione, un illustre sconosciuto, o qualcuno dalle competenze inesistenti, per i Beni culturali, si è potuto benissimo.

È bastato che così abbia voluto un ras politico... per bassi calcoli di potere correntizio». Questo - concluse l'Ernesto furioso - è «cosa inaccettabile. Destinata a segnare un distacco ulteriore tra il Paese... e la politica». Ferocia forse eccessiva - alle mezze figure i Beni culturali sono abituati, dalla bella Melandri, ai diplomati Rutelli e Veltroni - ma il curriculum del neo ministro conferma che nulla lo destinava all'incarico se non il divin capriccio di D'Alema, ras del Salentino di cui il Nostro è nativo.

È di Lecce, infatti, Massimo Bray, cognome che da quelle parti si pronuncia con l'accento sulla ipsilon, Braì, rampollo di uno stimato cardiologo, oggi ultranovantenne. Dopo il liceo, il giovanotto traslocò a Firenze dove, a 25 anni, si laureò in Lettere. Ebbe il suo primo lavoro a 31 anni, assunto dall'Enciclopedia Treccani come redattore per le voci di Storia moderna.

Come e perché sia stato reclutato in veste di storico, non è dato sapere. La biografia ufficiale nel sito del governo è avara di dati concreti, mentre largheggia in fronzoli. Non si capisce, per esempio, se sia laureato nel ramo storico o abbia approfondito la materia in studi successivi, così da giustificare l'assunzione. Neanche si afferra cosa abbia combinato dalla laurea nell'84 al primo impiego nel '91. La biografia parla per questi sette anni di «un itinerario da borsista», espressione mondan-turistica che evoca l'immagine di un chierico vagante per le strade d'Europa.

Secondo il sito, ha usufruito di borse di studio a Napoli, Venezia, Parigi e Simancas. Per cosa e conto di chi è un mistero. Le borse di studio, che si sappia, si ottengono da università, Cnr e simili istituzioni culturali. Chi le ha date a Bray per consentirgli di trotterellare a lungo prima di guadagnarsi da vivere con un normale lavoro? Ha per caso messo a frutto le ricerche con libri, saggi, articoli? Vattelapesca. Solo il soggiorno a Simancas, villaggio castigliano di tremila abitanti, ci dà una traccia. Costà ha sede, infatti, l'Archivio di Stato spagnolo che, ovviamente, ha attinenza con la Storia.

Massimo è tuttora dipendente della Treccani, dove ha collaborato alla digitalizzazione delle enciclopedie treccanesche. Quale sia stato, in quest'ambito, il suo reale contributo è, al solito, indecifrabile. Secondo la nota scheda, «ha seguito l'apertura al web con grande entusiasmo». Significa che ha materialmente fatto qualcosa o si è limitato a gridolini e salti di gioia? Vai a saperlo. Alla Treccani il forse storico ha frequentato Giuliano Amato, che presiedeva l'Istituto fino a una settimana fa quando è passato alla Consulta.

Amato inoltre era socio della fondazione di D'Alema, Italianieuropei. Così, con la doppia protezione di Max e Giuliano, Massimo è diventato anche direttore dell'omonima rivista. Poi, come una ciliegia tira l'altra, Lucia Annunziata - che avendo in D'Alema il proprio faro, pensava di fargli cosa grata - ha offerto a Bray una rubrica sull'Huffington Post, il giornale digitale, affiliato alla catena dell'Espresso debenedettiano, che dirige. Collaborazione che Massimo ha proseguito imperterrito dopo la nomina ai Beni Culturali. Quindi, oggi abbiamo un ministro schierato con un gruppo editoriale e, se non scrive gratis, a libro paga del medesimo.

Si è invece dimesso da un'altra curiosa prebenda ottenuta grazie al milieu pugliese di D'Alema: la presidenza de «La Notte della Taranta», fondazione che organizza nella Grecìa salentina un danaroso Festival di musica popolare, dedicato - nientemeno - che al recupero della pizzica. A dargli l'incarico anni fa furono i cacicchi locali di Baffino - Sergio Blasi e Salvatore Capone -, gli stessi che in febbraio lo hanno catapultato in Parlamento.
Assurto a ministro, Bray ha dato il meglio di sé come piacione.

Su diversi siti, su Facebook ecc., dice ininterrottamente la sua sulla cultura - «salviamola per salvare il Paese»; «su questo ci giochiamo tutto» -, infarcendo ogni riga di «fruizione», «nicchie di ricezione», «turismo consapevole» che danno la chiara sensazione del nulla. Tanto più che considera il bene culturale monopolio statale, con esclusione degli aborriti privati, in un momento in cui le casse pubbliche sono a secco. Ai pistolotti politici in rete, alterna citazioni, poesie di suo gusto, brevi cenni sull'universo che mandano in sollucchero le signore sue fan le quali, come Maya Santo commentano: «Fantastico, il mio ministro preferito» o come Alessandra che gli spedisce via web un fumettistico: «Smack».

Non inquietatevi se un giorno, visitando un museo o una dimora storica, vi troverete accanto un tipo bizzarro, con zainetto e auricolare, che pare sfuggito a un sorvegliante. È il Nostro in una delle sue incursioni a sorpresa nei luoghi d'arte, dove controlla che il personale sia efficiente e i sovrintendenti degni del ruolo. È già successo a Pompei dov'è andato in treno - ma senza riuscire ad arrivare perché a metà viaggio la Circumvesuviana fu manomessa da vandali -, alla Reggia di Caserta dove è giunto in bici e in altri luoghi.
Inquietatevi invece se tornerà al Teatro Valle di Roma, dove ha trascorso una serata per assistere alla pièce della collega di Repubblica, Concita De Gregorio, del suo stesso gruppo editoriale.

Il Valle, come si sa, fu occupato due anni fa alla maniera dei no global da borghesi e suffragette e vive illegalmente a spese della collettività. Diversi trovano chic andarci per sentirsi progressisti in trincea. Passi per Stefano Rodotà che deve dare un senso ai suoi ottant'anni. Ma se lo fa anche Bray, amoreggiando da ministro con l'illiceità, del ruolo che ricopre non ha capito nulla. E se il premier Letta fosse serio, il nulla dovrebbe tornare nel nulla.

 

 

MASSIMO BRAY Ministro Massimo Bray MASSIMO BRAY DAVID THORNE FOTO DA FLICKR AMBASCIATA USA Ministro Beni Culturali Massimo Bray MASSIMO BRAY IN RITIROMASSIMO DALEMA MASSIMO TEODORI ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA ROBERTO FICO A IN MEZZORA DA LUCIA ANNUNZIATA LUCIA ANNUNZIATATEATRO VALLE LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE CONCITA DE GREGORIO CONCITA DE GREGORIO LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...