I TRE PONZELLINI - PRIMA ALLIEVO DI PRODI, POI SIMBOLO DEL TREMONTISMO E INFINE AMICO DI BOSSI (E’ CUGINO DI GIORGETTI) - CRESCIUTO IN UNA FAMIGLIA RICCHISSIMA, COLLEZIONISTA DI FERRARI, HA POSATO LE SUE NATICHE SU MOLTE POLTRONE: IRI, BERS, BEI - SU VOLERE DI TREMONTI VA ALLA PATRIMONIO SPA, IMPREGILO E BPM - SOCIO DELL’”UNITÀ”, INDAGATO PER UN FINANZIAMENTO A FAREMETROPOLI, L’ASSOCIAZIONE DI PENATI, VIENE SUBITO FATTO CAVALIERE DEL LAVORO DA NAPOLITANO L’ANNO SCORSO...

Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"

Massimo Ponzellini è nato ricco, ma ricco veramente. Sua padre, Giulio, era il facoltoso imprenditore che sostenne a Bologna la nascita del Mulino e della scuola economica di Nino Andreatta prima e Romano Prodi poi. Sua madre è Marisa Castelli dell'Anonima Castelli, colosso dei mobili per ufficio. Poi si è sposato con Maria Segafredo della famiglia del caffè. "Da ragazzo avevo diverse Ferrari, adesso ne ho una sola", spiegava un anno fa a un'attonita Daria Bignardi per descrivere la sobrietà raggiunta con i 60 anni.

Corpulento, chiacchierone, fiero del suo dongiovannismo, Ponzellini merita un posto nel Pantheon dell'Italia in declino. Nato prodiano, è diventato un simbolo dello spirito del tempo berlusconiano. Al suo attivo alcuni record, tra cui quello di aver insegnato all'Università Bocconi senza essersi mai laureato. Un testimonial dell'Italia dove studiare non serve a niente se sei pieno di amicizie.

Ed eccolo ventottenne, già amministratore delegato nell'azienda del padre, che però non è contento di lui e chiede al giovane professore Romano Prodi di fargli fare qualcosa di utile per sè e magari per il prossimo. Prodi, nominato ministro dell'Industria, se lo porta a Roma come assistente. È il novembre del 1978, Aldo Moro è stato ucciso dalle Br appena sei mesi prima, ma Ponzellini non si fa scrupolo di arrivare sotto il ministero, in via Veneto, sgommando in Ferrari. Segue poi Prodi all'Iri dove fa una certa carriera.

Quando il Professore viene fatto fuori, e sostituito con l'andreottiano Franco Nobili, Ponzellini deve cambiare aria, e si piazza a Londra, nella nascente Bers, la banca europea per la rinascita economica dell'Est Europa. Ponzellini solennizza il momento comprandosi la Bentley, preferibile alla Rolls Royce, spiegherà in seguito, perché te la guidi da solo mentre la Rolls senza autista è improponibile. A Londra il giovane banchiere rileva un certo traffico.

Si sposta poi alla Bei, Banca europea per gli investimenti, dove resta fino al 2003 come vice presidente e amministratore delegato. Come molti cervelli in fuga, Ponzellini prepara il ritorno in Italia. La sua rete di relazioni si infittisce. Nel 2001 è tra gli azionisti della nuova Unità riportata in edicola da Furio Colombo e Antonio Padellaro, e affianca la campagna elettorale di Francesco Rutelli candidato premier.

Vince Berlusconi, e allora Ponzellini decide (e dichiara, perché l'uomo è schietto) che quelli come lui, che vogliono bene all'Italia, devono stare vicini a chi vuole il bene del Paese. Per esempio, Silvio Berlusconi. Per esempio Luigi Bisignani. Ma anche e soprattutto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Che nel 2002 gli affida la neonata Patrimonio Spa, che deve censire e dismettere gli immobili pubblici. Se oggi tra gli obiettivi del governo Monti c'è ancora il miraggio di vendere un po' di beni demaniali il merito è tutto di Ponzellini che non ha combinato niente. Però il banchiere senza laurea piace a Tremonti, che lo promuove alla guida del Poligrafico dello Stato.

Veloce nei movimenti, sia geografici che politici, Ponzellini comincia a fare acrobazie. Tra una barzelletta, un affare e un complimento alla bellezza di passaggio, diventa nel 2007 anche presidente dell'Impregilo, la più grande società di costruzioni italiana, in crisi nera dopo la gestione Romiti. Si affida a lui il gruppo Gavio, che è in ottimi rapporti con il presidente della provincia di Milano Filippo Penati. Ponzellini finisce indagato per un finanziamento a Faremetropoli, l'associazione di Penati, ma sostiene di non saperne niente.

Da berlusconiano, il ragazzo vuole rimanere anche prodiano, tanto che il Professore si stufa e affida al portavoce Silvio Sircana una feroce lettera al Corriere della Sera: chiede di non scrivere più che il banchiere "è vicino" a Prodi, perché i due sono solo vicini di casa a Bologna, per cui "sarebbe più opportuno parlare di vicinato e non di vicinanza". Ponzellini però è oltre. Riscopre le origini varesine della famiglia e diventa amico di Umberto Bossi, "persona per bene".

Fa l'accordo con la Cisl di Raffaele Bonanni e i dipendenti della Banca popolare di Milano lo eleggono presidente, nel 2009. Bossi dice che Ponzellini è un suo uomo. Alla domanda se preferisca la compagnia di Bossi o di Prodi, il ragazzaccio dice che è come chiedere se preferisci stare a casa con i genitori o al bar con gli amici. Prodi è il padre palloso, Bossi l'amico scoppiettante. Gusti. Però alla fine dalla Bpm lo cacciano e Ponzellini si trova sotto indagine per la storia che ieri l'ha portato agli arresti domiciliari. Ma ha di che consolarsi. Il presidente Napolitano proprio l'anno scorso l'ha fatto cavaliere del Lavoro. E perché no?

 

 

ENZO CHIESA E MASSIMO PONZELLINIMASSIMO PONZELLINI DAL FATTOMASSIMO PONZELLINI MASSIMO PONZELLINI MASSIMO PONZELLINI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?