ANDREOTTI FOREVER: IL POTERE TORNA A LOGORARE CHI NON CE L’HA - CRESCONO PD E PDL, I GRILLINI AFFONDANO

Fabio Martini per "la Stampa"

Sembrava proprio che fosse passato di moda uno dei più celebri motti di Giulio Andreotti, il potere logora chi non ce l'ha. Semmai, ora che una diffidenza istintiva circonda chiunque sia chiamato a governare, sembrerebbe esser vero il contrario, che il potere logora chi ce l'ha. Ma non è così.

O almeno qualche sintomo suggerisce una controtendenza: le intenzioni di voto, rilevate da tutti gli istituti di sondaggio ed elaborate da "La Stampa", lungo i quattro mesi trascorsi dalle elezioni politiche ad oggi, segnalano due dati: Pd e Pdl, i partiti che sostengono il governo, tengono botta, si attestano su percentuali (seppur virtuali) in ascesa rispetto al 25-26 febbraio, mentre il movimento più decisamente antigovernativo e contro-potere, il 5 Stelle, è in caduta libera.

Dunque, il potere è tornato a logorare chi non ce l'ha? E ancora: la tenuta dei vecchi partiti è traducibile come un premo alla loro responsabilità, oppure li gratifica l'assenza, una volta ancora, di alternative? Presto per dirlo e per lasciarlo accreditare ai sondaggi, che però un requisito lo garantiscono: nel medio e lungo periodo sono sempre stati capaci di individuare i principali trend dell'opinione pubblica. Tanto più se le rilevazioni dei principali istituti (Ipsos, Swg, Istituto Piepoli, Euromedia e diversi altri) finiscono per essere convergenti sulle tendenze di fondo.

Altrettanto interessanti sono le oscillazioni fatte registrare delle diverse forze politiche subito dopo alcuni eventi dirimenti accaduti in questi quattro mesi. Esemplare da questo punto di vista il trend del Pd. Subito dopo le elezioni la proposta di governo aperta al Cinque Stelle e la chiusura netta al Pdl erano piaciute agli elettori, tanto è vero che, ai primi di aprile, quando era trascorso un mese dal voto, il partito di Bersani era attestato al 25,5% per la Swg, dunque senza aver perso neanche un decimale e al 28,5% per la Ipsos (+3% rispetto al dato elettorale).

Ma la conclamata impraticabilità del governo con Grillo, lo stallo attribuibile in gran parte al Pd, la sequenza di messaggi in contraddizione (Marini candidato al Quirinale in alleanza con Berlusconi, Prodi "contro" Berlusconi, il governo Letta di nuovo con Berlusconi) provocano un infarto di consensi: il 23 aprile il Pd per la Ipsos precipita al 24,7%, con una signficativa ripresa subito dopo il varo del nuovo esecutivo (26,5%).

E poi con la segreteria di Epifani, schierato decisamente in sostegno del governo, il Pd sale progressivamente fino al 29,3%, ultimo dato rilevato dalla Ipsos, dunque un 3,9% in più rispetto al risultato reale delle elezioni. Una tenuta, quella del Pd, di cui non è semplice valutare le ragioni, se è vero che la Swg, pochi giorni fa, ha scoperto che il 60% degli elettori democratici preferirebbero il superamento dell'attuale governo.

Altrettanto interessante il trend del Pdl. Subito dopo le elezioni, il partito di Berlusconi, ai primi di aprile, sale dal 21,5% delle Politiche al 24,8% per la Ipsos. La posizione molto chiara del Pdl (la grande coalizione è l'unica soluzione per il governo, al Quirinale serve un presidente di garanzia) si dimostra talmente realistica da risultare vincente e infatti, subito dopo l'elezione di Napolitano e la fiducia a Letta, il Pdl "vola": nella rilevazione del 7 maggio, la Ipsos quota il partito del Cavaliere al 30%, una percentuale straordinaria, da "anni d'oro", condivisa dalla Euromedia Research della signora Ghisleri, che il 17 maggio assegna al Pdl il 29%.

Ma da quel momento inizia una progressiva disaffezione dell'elettorato potenziale verso il partito di Berlusconi e le ultime rilevazioni, attestano il Pdl attorno al 27%, a seconda degli istituti. Una percentuale, comunque, nettamente superiore (di circa sei punti) rispetto a quella ottenuta alle elezioni Politiche che pure, qualche osservatore aveva considerato un risultato miracoloso, date le premesse.

Interessante e anche più lineare la parabola del Cinque Stelle: nei primi tre mesi tiene senza smagliature le percentuali elettorali, ma probabilmente il combinato disposto dei risultati delle amministrative e l'intolleranza verso il dissenso interno, dai primi di giugno finiscono per produrre un collasso secco dei consensi che non sembra ancora essersi arrestato.

Tra gli altri partiti, dalle elezioni ad oggi la Scelta civica di Monti (consensi dimezzati secondo Ipsos) sembra scontare la scomparsa dalla scena del suo leader, tengono Udc, Lega e Fratelli d'Italia, mentre Sel conquista mediamente due punti, intercettando in parte quelli persi dal Cinque Stelle.

 

ang11 giulio andreottigiulio andreotti da giovane ENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONIabbraccio ALFANO E BERSANIGRILLO A ROMAMARIO MONTI CON LE MANI ALZATE jpegmaroni sul palco con bossi a pontida

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO