AI POTERI STORTI PIACE MATTEUCCIO - STASERA A MILANO IL “TEST-RENZI” ORGANIZZATO, A PORTE CHIUSE, DA DAVIDE SERRA, EX MORGAN STANLEY, BOSS DELL’HEDGE FUND DA DUE MILIARDI “ALGEBRIS” - SUL CAMPER ANCHE ROGER ABRAVANEL E YORAM GUTGELD, L’ISRAELIANO SENIOR PARTNER E DIRETTORE DI MCKINSEY - S’ALLARGA IL VOTO PRO-RENZI: CHIAMPARINO (OGGI PRESIDENTE DELLA COMPAGNIA DI SAN PAOLO), BARICCO E JOVANOTTI…

1- MATTEO AL TEST DI ECONOMIA DAVANTI AI FAN DI MONTI
Giovanni Pons per "la Repubblica"

Un incontro a porte chiuse con 150-200 esponenti della borghesia milanese che potranno tastare con mano la preparazione economica del candidato alle primarie del Pd Matteo Renzi. E anche un modo per allontanarsi dalle polemiche delle ultime ore: «Trovo ingiusto che il quotidiano fondato da Antonio Gramsci scriva che rottamazione è una parola fascistoide. Sentirsi dare del fascista è inaccettabile», ha replicato Renzi all'Unità.

L'idea del dibattito, con le regole della Chatham House - secondo le quali i partecipanti sono liberi di utilizzare i contenuti ascoltati nell'incontro ma senza attribuirli ad alcuna fonte specifica - è del gestore Davide Serra, fondatore dell'hedge fund londinese Algebris.

Il quale, come privato cittadino, sta supportando Renzi nella stesura della parte economica del suo programma con cui, se batterà Bersani, si presenterà alle elezioni della prossima primavera. A far scattare la scintilla tra i due è stata la comune partecipazione in gioventù al mondo degli scout, una scuola di vita secondo entrambi. All'invito di Serra questa sera risponderanno uomini e donne della finanza, imprenditori, avvocati, tra cui anche qualche nome ben conosciuto.

Lui, seduto sul palco a fianco di Renzi, presenterà alcune slide che illustrano in maniera semplice le ragioni per cui il debito pubblico dell'Italia sale e la crescita continua a scendere. I punti non sono molti, ma piuttosto ficcanti: si parla di evasione fiscale cronica, partito degli evasori, sistema tributario troppo complesso, stipendi degli statali troppo alti e così via, con tanto di grafici e tabelle.

I dati sono presi dalle analisi di Fmi e della Bce, perché la consapevolezza degli italiani che vivono nella finanza, come Serra, è quella che nei prossimi anni l'Italia non si potrà discostare dalla tabella di marcia che Mario Draghi ha indicato in diversi suoi interventi. E che Mario Monti ha sin qui interpretato in maniera impeccabile. Dunque c'è poco da fare, se non si vuole vedere lo spread schizzare di nuovo alle stelle, gli italiani devono seguire il cammino indicato dai mercati finanziari.

Una dittatura? si chiedeva qualcuno al convegno di Cernobbio a settembre. La maggior parte della borghesia milanese sembra d'accordo: non c'è alternativa all'agenda Monti. E stasera i milanesi metteranno Renzi alla prova sui temi caldi dell'economia, facendo domande anche dure protetti dalla Chatham House rule. Alla fine sarà interessante chiedere agli intervenuti se considerano Renzi in grado di tener testa a tutti i leader europei, a partire da Draghi.

2- CHIAMPARINO, BARICCO & CO.: S'ALLARGA IL VOTO PRO-RENZI
Jacopo Iacoboni per "La Stampa"

Sergio Chiamparino in questa campagna elettorale per le primarie del centrosinistra non farà alcuna presa di posizione pubblica, ma andrà a votare da semplice cittadino democratico, e voterà per Matteo Renzi. È un altro endorsement di fatto, probabilmente uno dei più rilevanti, che il sindaco di Firenze può incassare con soddisfazione particolare, anche considerando ciò che Chiamparino ha espresso, politicamente, in tutti gli anni in cui è stato sindaco: una sinistra laica, liberal, capace di capire decenni fa che il nord era in sofferenza, e andava ascoltato uscendo dai soliti giri romani.

Naturalmente la sua posizione ufficiale resterà un "no comment" a prova di bomba; ma chi gli è vicino, conosce il pensiero dell'ex sindaco e l'ha sentito esprimersi sul tema, non comunica alcun dubbio. Dopo di che il profilo attuale di Chiamparino è diverso da quello del politico, lui presiede dal maggio scorso la Compagnia di San Paolo e si è fatto un punto d'onore nel sembrare non solo essere - distante dalla lotta politica. Poi certo, se a ridosso del voto qualcuno gli chiederà a bruciapelo cosa pensi, non è tipo da tirarsi indietro e lo dirà.

Nel frattempo esiste una schiera sempre più nutrita non di semplici simpatizzanti di Renzi, ma di veri e propri endorsement che avvengono nelle chiacchierate sotterranee nelle città, nelle conversazioni tra amici, nella vita economica, intellettuale, politica. Uno di questi, sicuramente notevole, è stato confermato ancora ieri e ieri l'altro al telefono con amici da Alessandro Baricco. Ricorderete che a fine ottobre dell'anno scorso, al big bang alla stazione Leopolda a Firenze, Baricco fece un discorso breve ma molto applaudito e di vera rottura, rispetto alla sinistra ufficiale, un discorso da barbaro.

Disse che «la sinistra è oggi ciò che di più conservativo c'è nel nostro paese», e che occorreva non aver paura di guardare al futuro. Bene: Baricco ha comunicato a chi gli è molto amico che andrà tutta la vita a votare per Renzi, rompendo anche una certa ritrosia che aveva sempre manifestato - negli ultimi anni - a compiere gesti di intervento politico diretto. Il suo è un sostegno ormai aperto, che si aggiunge a quello di Oscar Farinetti, il patron di Eataly, che sarà in prima fila al Lingotto, domenica prossima a Torino, nell'evento di Renzi. Va colto però anche altro, e qui occorre spostarsi da Torino a Milano.

Proprio oggi Renzi discute al Four Seasons a Milano l'ultimo libro di Roger Abravanel e Luca D'Agnese ( Italia, cresci o esci! ), assieme agli autori e a Claudio Costamagna. Abravanel è uno dei perni di un mondo che sta molto a cuore a Renzi, col quale è in collegamento anche per via di Yoram Gutgeld, l'israeliano senior partner e direttore di McKinsey, dove appunto lavora fianco a fianco con Abravanel.

È Gutgeld, attenzione, che sta lavorando a una delle proposte chiave del renzismo, togliere cento euro di tasse a tutti i redditi sotto i duemila euro: qualcosa davvero di sinistra, ma partorito in un mondo lontano dalla sinistra tradizionale. E sempre per restare a Milano, è possibile annunciare il voto di Davide Serra, un personaggio che, se si può passare l'immagine, sta alla finanza un po' come Matteo alla politica.

Economista bocconiano, Serra ha lanciato Algebris Invest, un hedge fund da due miliardi, dopo esser stato cinque anni a Morgan Stanley, è molto noto nella city londinese, ha tante relazioni fresche a Milano, e porta a Renzi molto più che una dichiarazione di voto, è chiaro anche ai muri. Mentre ovviamente è solo ipotetica la possibilità che si sbilanci a favore di Renzi uno che pure sarebbe accolto a braccia aperte dal suo team: il successore di Monti in Bocconi, il professore di economia Guido Tabellini (sostenitore, tra parentesi, di un prelievo del 5 per mille per i patrimoni finanziari superiori al milione di euro ). Tra gli scrittori, in città, Antonio Scurati voterà per Matteo. Forse, anche Giorgio Faletti.

«E' il tuo momento Matteo, non ascoltare quei vecchi babbioni, vai, fai, se fai le cose belle poi la gente ti segue», gli gridò qualche mese fa dal palco del Palamandela Lorenzo Jovanotti, l'unico cantautore italiano che sia un po' ascoltato all'estero. E, come si vede, fuori dai bla bla delle caute dichiarazioni pubbliche comincia a seguirlo gente di un qualche peso e interesse.

 

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