UN CESTO DI RAZZISMO - LE GRANDI PRESTAZIONI DI JEREMY LIN, PRIMO AMERICANO DI ORIGINI CINESI A GIOCARE IN NBA E PLAYMAKER DEI KNIKS, SCATENANO LE IRONIE RAZZISTE DEI MEDIA USA SUI MUSI GIALLI E ALLUSIONI AL LORO MINI-PISELLO - ANCHE HOLLYWOOD NON SCHERZA: AL CINEMA GLI ASIATICI SONO SOLO CONTADINI, ESPERTI DI ARTI MARZIALI O GESTORI DI NEGOZIETTI MALFAMATI - CON OBAMA ALLA CASA BIANCA, IL RAZZISMO STORICAMENTE RISERVATO AI NERI HA TROVATO SFOGO SUI SINO-AMERICANI…

Hadley Freeman per "The Guardian"
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto per "il Fatto Quotidiano"

Tra i tanti interrogativi sull'incredibile successo di Jeremy Lin, play dei Knicks di New York, diventato sin dall'esordio nel quintetto di Mike D'Antoni uno dei più famosi sportivi d'America dopo aver vivacchiato in panchina per anni, uno non è stato ancora posto: che rapporto c'è tra Lin e Mickey Rooney di Colazione da Tiffany? Il film viene ricordato per lo più per la grazia di Audrey Hepburn, ma il personaggio che dà sapore alla trama è quello del signor Yunioshi, vicino di casa di Audrey, che si esprime in uno stentato inglese.

E questo ci riporta a Lin, il giocatore di basket della NBA di origine asiatica. Figlio di immigrati di Taiwan, 23 anni, americano di prima generazione, laureato ad Harvard, Lin incarna in campo sportivo il sogno americano. Fino al 4 febbraio pochissimi conoscevano il suo nome, ma dopo la partita contro i New Jersey Jets, nella quale mise a segno 25 punti, e le successive strabilianti prestazioni, è dilagata non solo a New York, ma su tutta la stampa americana la "Linsanity", la Lin-mania, al punto che Lin - memore della laurea in Economia ad Harvard - ha presentato all'Ufficio Marchi e Brevetti la richiesta di registrazione del marchio per il suo sfruttamento commerciale.

Già in passato ci sono stati campioni di prima grandezza di origine asiatica; basti pensare alla pattinatrice Michelle Kwan e all'incontrastato dominatore del golf Tiger Woods. Ci sono anche stati giocatori asiatici nella NBA come il cinese Yao Ming, appena ritiratosi. Ma Lin è il primo cittadino americano di origine cinese o taiwanese che gioca nella NBA e per molti non deve essere stato facile mandare giù questo boccone.

Non che ci si debba aspettare una particolare sensibilità da parte di atleti professionisti o dei media sportivi, ma il razzismo nei confronti di Lin ha fatto capolino da molti servizi televisivi e articoli di giornale. "Una crepa nella corazza" ("Chink" significa crepa e indica anche spregiativamente i cinesi, ndt) è stato il titolo di un servizio della ESPN - Entertainment & Sports Programming Network - a cura di Anthony Federico in occasione della sconfitta dei Knicks, la settimana scorsa, dopo otto vittorie consecutive.

L'espressione è stata inoltre ripetutamente usata dal telecronista Max Bretos. Federico è stato licenziato e Bretos è stato sospeso per 30 giorni. Questi due sembrano due gentiluomini inglesi di fine Ottocento se li paragoniamo a Jason Whitlock di Foxsports. com che ha così commentato la straordinaria partita giocata da Lin venerdì scorso contro i Lakers, sconfitti dalla sua classe: "Stanotte a New York una fortunata avrà in sorte qualcosa come 5 centimetri di dolore".

È chiara l'allusione alle misure che si favoleggiano modeste del pene degli orientali e il commento misogino oltre che razzista. Quando il Madison Square Garden Network ha mostrato una foto di Lin, in sovrimpressione appariva l'immagine di un "biscotto della fortuna", un particolare tipo di biscotto che nella tradizione cinese nasconde al suo interno un bigliettino con un saggio consiglio.

A quando i bastoncini? Il peso welter Floyd Mayweather non è mai stato un Monsignor della Casa, ma con il Tweet su Lin si è superato: "Jeremy Lin è un buon giocatore ma non capisco tutta questa grancassa solo perché è asiatico. I giocatori neri fanno le stesse cose tutte le sere e non si mobilitano tutti i giornali d'America". C'è poi la solita corsa a chi la spara più grossa. Il periodico The Atlantic, forse per ingraziarsi i cinesi, se n'è uscito con una teoria affascinante: Lin deve il suo successo alla sua "eredità filosofica".

Nel mondo dello sport il razzismo non è una novità. Ma il successo di Lin ha evidenziato un problema di natura diversa, quello del razzismo nei confronti degli americani di origine asiatica. Nessuno è così ingenuo da pensare che in America non esista più il razzismo contro i neri, ma gli epiteti usati contro Lin sarebbero impensabili nei confronti di un giocatore nero.

Per qualche strana ragione il razzismo contro gli asiatici sembra ai più meno grave e più accettabile. In un articolo pubblicato l'anno scorso dal magazine del New York Times, Wesley Yang scrisse che essere americani di origine asiatica significa non solo far parte di una "massa indistinta di persone brave in matematica e nel suonare il volino, ma anche di una massa di persone vittimizzate, represse, maltrattate, che contano nulla sia socialmente che culturalmente".

Al cinema gli asiatici sono soltanto contadini, esperti di arti marziali o gestori di negozietti malfamati. Ma torniamo alla domanda iniziale e diamo la risposta: sia Mickey Rooney che Jeremy Lin mettono a nudo un lato dell'America che si desidera nascondere. La differenza va individuata nel fatto che Rooney incoraggiava questi stereotipi mentre Lin li ribalta.

 

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