ERANO MILLE GIOVANI E FORTI, SONO (QUASI) MORTI - LE PRIMARIE DEL PD SOSPESE AL FILO DEL NUMERO LEGALE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE: SE QUALCUNO CHIEDE LA VERIFICA C’E’ IL RISCHIO CHE SALTI TUTTO (COMPRESA LA CANDIDATURA DI RENZI) - NEGLI ELENCHI MAI AGGIORNATI DEI COMPONENTI C’E’ DI TUTTO: LUSI, PENATI E TANTI EX - CARRA E LUSETTI SONO PASSATI ALL’UDC, I RUTELLIANI HANNO DETTO ADDIO, MA SONO ANCORA TUTTI NELLE LISTE…

Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

Il destino del Pd è nelle mani di una creatura misteriosa, una Gorgone politica le cui sembianze sfuggono persino ai dirigenti del partito. Può sembrare incredibile, ma alla vigilia del confronto cruciale sulle regole delle primarie nessuno al Nazareno ha un'idea certa e chiara di quanti siano, e soprattutto quali siano, i componenti dell'Assemblea nazionale.

Gli elenchi ufficiali dei Mille, che poi mille non sono ma (forse) 1.400, contengono infatti decine, se non centinaia, di esseri umani che dell'organismo presieduto da Rosy Bindi non fanno più parte. Spulciando l'interminabile lista di eletti con le primarie del 2009, quelle che incoronarono segretario Bersani, si scopre che domani all'hotel Ergife potrebbe teoricamente esserci una seggiola anche per Luigi Lusi. L'ex tesoriere della Margherita, eletto a L'Aquila in quota Franceschini, è ai domiciliari in un convento abruzzese per aver sottratto oltre venti milioni di rimborsi. Il senatore è stato cacciato dal Pd, eppure sul sito dei democratici risulta ancora in lista e non è dato sapere se sia stato sostituito oppure no.

Stesso dicasi per Filippo Penati, eletto con Bersani nel collegio Milano 2 delle primarie: travolto dallo scandalo delle presunte tangenti a Sesto San Giovanni, l'ex braccio destro del leader si è autosospeso, eppure nessuno ha avuto cura di depennarne il nome. Come osserva Linda Lanzillotta, ex democratica transitata nell'Api per poi approdare nel gruppo Misto, «parliamo di un'altra era geologica».

Lei si è sfilata, ma di quella assemblea fanno ancora parte «defunti e transfughi» e nessuno sa davvero cosa sia diventata: «Lo Statuto del Pd contiene norme un po' singolari e da lì discende questo organismo pletorico, pieno di persone preclare nominate per diritto divino». Per diritto non divino vi entrarono i parlamentari vicini a Rutelli, i cui nomi sono ancora tutti lì, negli elenchi dell'assemblea chiamata a modificare lo Statuto per consentire a Renzi di correre.

L'onorevole Enzo Carra è ormai nell'Udc e così Renzo Lusetti, che si dice «sollevato di non dover contribuire a raggiungere il quorum». Il quorum, già. È uno degli enigmi che tormentano Bersani, visto che la votazione è valida se si raggiunge la metà più uno degli aventi diritto (e non dei presenti). Perché il Pd precipiti nel dramma basta allora che un delegato scontento si alzi, uno solo, e chieda la verifica del numero legale...

I bersaniani aspettano con preoccupazione Arturo Parisi, che giudica queste primarie «un'arma di distrazione di massa» e che, in quanto ex ministro, può partecipare ma senza diritto di voto: «Il tema di cui si decide domani è serissimo e sui temi seri vale la pena di dividersi, anche a rischio di spaccarsi».

In tre anni la diaspora è stata ingente, ma quanti siano i «desaparecidos» nessuno lo sa. Riccardo Milana e Gianni Vernetti figurano ancora nei pubblici elenchi dei delegati, peccato che abbiano lasciato da tempo il Pd al seguito di Rutelli... Magari a Bersani riuscirà il miracolo di uscirne indenne, ma le premesse non sono buone. Per dirla con Beppe Fioroni, «siamo alla guerra atomica».

Il parlamentino, che ora può apparire datato e svuotato di senso, era nato nel 2007 col partito stesso, voluto dal primo segretario Walter Veltroni per dare la misura della «vocazione maggioritaria» del Pd. La prima assemblea nazionale, ovvero la Costituente, contava infatti il numero choc di 2.800 componenti, il doppio rispetto a quella (del tutto rinnovata) di Bersani.

Tra i delegati del Pd che fu, nel 2007 Veltroni volle i registi Ettore Scola e Michele Placido, trionfatori di una sfida che aveva visto scendere in campo quarantamila aspiranti. Politici, volti noti della cultura. L'archistar Massimiliano Fuksas, il matematico Piergiorgio Odifreddi, il regista Ferzan Ozpetek, il musicista Ennio Morricone... Sembra passato un secolo. Ora l'assemblea aspetta solo parlamentari, sindaci e amministratori locali, chiamati a obbedire come soldati agli ordini dei capicorrente.

 

 

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