francesca nanni olindo e rosa zuncheddu

“LA REVISIONE SU OLINDO E ROSA? ERO CONTRARIA, NON CI HO DORMITO" - LA PROCURATRICE GENERALE DI MILANO FRANCESCA NANNI SPIEGA COME IL SOSTITUTO PROCURATORE TARFUSSER SUL CASO DELLA STRAGE DI ERBA L'ABBIA "BYPASSATA, AUTOASSEGNANDOSI UN FASCICOLO NON DESTINATO A LUI; E HA QUINDI SPOSATO IN PIENO LA TESI DEL DIFENSORE": "QUANDO È ANDATO IN PENSIONE NON MI HA NEMMENO SALUTATA” - "A 28 ANNI SALVAI UN UOMO RAPITO. SE NON FOSSE TORNATO A CASA NON SO SE AVREI CONTINUATO A FARE IL PUBBLICO MINISTERO” – POI RIVELA COME HA CAPITO CHE ZUNCHEDDU ERA INNOCENTE: “ALLA FINE DEL PROCESSO DI REVISIONE MI HA PORTATO DELLE OTTIME PASTE SARDE…”

Estratto dell’articolo di Elvira Serra per il “Corriere della Sera”

 

francesca nanni

[…] Francesca Nanni, 64 anni, ligure per caso (è nata a Millesimo da mamma toscana e papà bolognese), ha accumulato un bel po’ di primati. È stata il primo sostituto procuratore donna a Sanremo, la prima sostituta a Genova, prima procuratrice capo a Cuneo, prima procuratrice generale a Cagliari. E, da gennaio 2021, prima procuratrice generale a Milano. Ci incontriamo nello stesso ufficio che fu di Francesco Saverio Borrelli, al quale lei ha reso omaggio nel discorso di insediamento.

rosa bazzi e olindo romano

 

Primo incarico?

«Nel 1988, a Sanremo: avevo 28 anni. Al primo “turno urgenza” ci fu un sequestro di persona in Calabria».

 

Iniziò con il botto!

«Erano le dieci di sera, stavo guardando L’onore dei Prizzi in tv, me lo ricorderò finché campo. Mi telefona il commissario Sidero, agente anziano: avevano rapito Claudio Marzocco. Ai tempi non c’era la Direzione distrettuale antimafia: oggi i sequestri sono di competenza della Dda.

 

Non c’era nemmeno la Dia, il coordinamento delle forze di polizia dovevo farlo io. Ancora non c’erano disposizioni sul blocco dei beni, così scrissi io un provvedimento che non mi fece amare dai familiari».

 

Quanto durò il sequestro?

francesca nanni

«Circa due settimane. Dopo la liberazione, a Platì, volai in Calabria per ascoltarlo subito, partendo da Nizza. E riuscimmo a fermare un carceriere».

 

Beh, fece tutto bene.

«Se non fosse tornato a casa non so se avrei continuato a fare il pubblico ministero».

 

Ha sempre voluto fare il magistrato?

«Nell’ordine, volevo fare la pianista, poi l’astronoma, poi la psichiatra. Dopo, quando mi sono iscritta a Giurisprudenza, ho sentito che facendo il magistrato potevo avere almeno l’illusione di poter essere utile agli altri».

A Genova è stata 18 anni.

 

Un caso eclatante?

«In realtà mi viene in mente un errore eclatante».

 

CUNO TARFUSSER

Ecco: un maschio avrebbe risposto con un successo. Pensavo al caso Barillà.

«È importante imparare dagli errori. Ai tempi mi stavo occupando di un’associazione per delinquere di albanesi dediti allo sfruttamento della prostituzione. Il processo è stato lungo e complicato».

 

Quale fu l’errore?

«Il procedimento si basava sulle dichiarazioni di due ragazze. Una, con una memoria eccellente, preziosissima, era stata violentata, minacciata, fatta prostituire. Le spiegai che doveva assolutamente dire la verità; in caso di dubbi era meglio se diceva che non ricordava. Lei riferì che durante un omicidio era presente un uomo, per cui la difesa produsse un certificato di detenzione all’estero. Le lascio immaginare la mia reazione».

 

Se la prese con la teste?

CUNO TARFUSSER.

«Non mi vergogno di dire che andai dal mio capo e mi misi a piangere. L’errore era stato mio. Non ero riuscita a responsabilizzare in maniera adeguata la mia testimone».

 

E non le chiese perché aveva dichiarato il falso?

«Sì. Mi rispose che lei lo considerava il responsabile morale dell’omicidio. Quell’episodio mi ha insegnato a essere ancora più scrupolosa negli accertamenti».

 

A Genova ottenne anche la revisione del processo di Daniele Barillà, arrestato l’11 febbraio 1992 per uno scambio di persona, scarcerato il 12 luglio 1999 e assolto il 17 luglio 2000 per non aver commesso il fatto.

francesca nanni

«Stavo seguendo un’indagine che sfiorava il suo caso, così venne da me e mi chiese dieci minuti per spiegarmi perché era innocente, cosa che dicono tutti. Mi colpì la calma. La sua fortuna fu che conoscevo nei minimi dettagli le vicende alle quali faceva riferimento e tutto si incastrava perfettamente. Il giorno dopo andai dal mio capo e gli espressi i miei dubbi. Lui, con il suo accento sardo, mi disse: “Franceschina cara, abbiamo già tante cose da fare per metterli dentro, e tu vuoi lavorare anche per tirarli fuori? Ma lascialo fare al difensore!”».

 

Dalla vicenda fu tratta la fiction «L’uomo sbagliato», con Beppe Fiorello.

Cuno Tarfusser

«Con la mia fantastica segretaria Nora Battistini, che purtroppo non c’è più, per scherzo dicevamo che la mia parte doveva farla Nancy Brilli. Invece il ruolo fu assegnato ad Antonia Liskova, che fu bravissima. Anche se nella sceneggiatura si presero una licenza: nella fiction, Liskova aveva fatto condannare Barillà e poi lo fece scarcerare».

 

Da Genova a Cuneo, procuratrice capo per otto anni. Qui quale caso ricorda?

«L’omicidio di un ex collaboratore di giustizia di origini calabresi, una bella indagine svolta dai carabinieri e la testimonianza di un uomo accusato di omicidio in concorso grazie alla quale poi fu condannato il responsabile. Lo convinsi io a collaborare ed ebbe una riduzione di pena. Dopo, l’ho incontrato di nuovo in carcere, dove ha seguito corsi di cucina e ho mangiato quello che aveva preparato».

 

A Cagliari è stata la prima procuratrice generale. È rimasta due anni. Giusto in tempo per ottenere la revisione del processo di Beniamino Zuncheddu.

«Devo ammettere che sono stati mesi durissimi per me, perché hanno coinciso con la fine del mio matrimonio. Occuparmi di Zuncheddu mi ha permesso di ridimensionare i miei problemi».

BENIAMINO ZUNCHEDDU DOPO L ASSOLUZIONE

 

Walter Veltroni sul «Corriere» l’ha definita «una grande magistrata, assetata solo di verità e giustizia».

«Come tutti i magistrati, ho fatto il giuramento alla Repubblica. Ma io ne ho fatto un altro alla verità. Fu l’avvocato di Zuncheddu, Mario Trogu, a contattarmi nell’estate del 2019. Mi colpì questo detenuto che dopo 26 anni di carcere, pur potendo beneficiare della libertà condizionale, rifiutava di dichiararsi colpevole.

 

Quando incontrai Luigi Pinna, il sopravvissuto alla strage per la quale era stato condannato Zuncheddu, che con la sua testimonianza lo aveva inchiodato, gli dissi: “Lei, Pinna, vive male. E io e lei sappiamo perché”. Annuì con la testa. Poi in auto con la moglie si tradì, e con quella intercettazione ottenemmo la riapertura del dibattimento».

 

Ha rivisto Zuncheddu?

«Prima della scarcerazione non l’avevo mai incontrato: non ne avevo bisogno, sapevo tutto dalle carte. Dopo, è venuto con la sorella qui a Milano e mi hanno portato un cabaret di ottime paste sarde».

rosa bazzi e olindo romano

 

C’è un’altra revisione, partita dalla Procura di Milano, che invece non è stata accolta. È quella del processo di Olindo e Rosa: la strage di Erba.

«Mi hanno dato ragione su tutto...».

 

A presentarla fu il suo sostituto Cuno Tarfusser.

«Mi ha bypassato, innanzitutto autoassegnandosi un fascicolo non destinato a lui; e ha quindi sposato in pieno la tesi del difensore. Ho letto le carte, non condividevo la richiesta, ma ho ritenuto di non bloccarla: spettava alla Corte di Appello di Brescia. Non è stata una decisione facile, non ci ho dormito».

 

Quando Tarfusser è andato in pensione l’ha salutata?

«No».

 

rosa bazzi e olindo romano

Ha la scorta. La limita?

«Ho la tutela. È un vantaggio, dovendomi muovere velocemente fra Prefettura, Questura e Tribunale. La limitazione più grande non è tanto dover essere sempre in compagnia di qualcuno, ma dover programmare in anticipo i miei movimenti. Di carattere io amo improvvisare».

 

Non ha figli. Le dispiace?

«Forse è stata una decisione più del mio ex marito che mia. Ma l’ho condivisa».

 

Ora c’è qualcuno con lei?

beniamino zuncheddu 6

«Sì, da due anni ho un compagno. L’ho conosciuto in palestra, dove mi vengono le idee migliori sull’organizzazione del lavoro in ufficio!».

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...