PRIMA UNIONE, POI ULIVO, ORA L’ARCA DI CULATELLO! -CON IL PORCELLUM IN VIGORE BERSANI HA BISOGNO DI ALLEARE ALL’ASSE PD-SEL UNA SERIE DI LISTE “PROSCIUGA-AVVERSARI” PER CHIUDERE LA PARTITA ANCHE AL SENATO - L’IDEA È SGUINZAGLIARE GLI ‘ARANCIONI’ DI DE MAGISTRIS PER DEPOTENZIARE GRILLO, GLI EX IDV CONTRO DI PIETRO E I MODERATI DI TABACCI IN FUNZIONE ANTI-PIERFURBY - CAREZZA AL VATICANO: ENTRANO ANCHE I CATTO-PAPALINI RICCARDI-OLIVERO-DELLAI?...

1- PIER LUIGI PAGA PEGNO AI CENTRISTI E FA LA LISTA DEGLI EX DC IMPRESENTABILI...
Elisa Calessi per "Libero"

Guarda un po' chi si rivede. Deve aver pensato così chi, ieri mattina presto, ha attraversato il Transatlantico di Montecitorio e trovato, su un divanetto, Agazio Loiero. L'ex presidente della Regione Calabria, già notabile della Margherita e del Pd, parlamentare per varie legislature, ministro, ora è segretario federale dell'Mpa, dopo una serie di inchieste giudiziarie che portarono, tra l'altro, alla caduta della sua giunta. Loiero non era solo.

Con lui, sul divanetto, c'erano Bruno Tabacci, reduce dalla corsa delle primarie, e Pierino Squeglia, ex Dc, ex Ppi, ex Margherita, ora leader di Api nel casertano. Il motivo dell'incontro era ragionare di quella lista dei Moderati che Pier Luigi Bersani vorrebbe nascesse in vista delle elezioni politiche. Alleata del Pd alla Camera e dentro un listone unico al Senato, se resta il Porcellum. Il segretario del Pd è da tempo che lavora a questo progetto: una coalizione che abbia come architrave il Pd, alleata a sinistra con Sel e al centro con un raggruppamento moderato.

In questo modo otterrebbe due risultati: attenuare l'immagine di un'alleanza spostata a sinistra, perfetto argomento elettorale per chi grida al ritorno dei "comunisti", rendere non indispensabile l'alleanza con Pier Ferdinando Casini. Così, anziché appaltare i voti moderati a un soggetto esterno, peraltro indigesto al popolo del Pd, li appalterebbe a uno interno alla coalizione, più affidabile di Casini. Ma c'è un'altra ragione per cui Bersani vuole questa lista. Loiero è stato, alle primarie, un grande sponsor di Tabacci. E, al secondo turno, di Bersani.

Non è un caso se la regione dove l'ex centrista è andato meglio (dopo la Campania) è stata la Calabria, dove ha preso il 5,3%, pari a 5.514 voti. Voti che al ballottaggio si sono riversati su Bersani, contribuendo a fargli ottenere, nella punta dello Stivale, una percentuale bulgara: 74,4%, pari a 69.334 voti. Segno che Loiero controlla ancora un pacchetto di voti di tutto rispetto. Ma candidarlo nel Pd sarebbe complicato, viste le vicende che lo hanno coinvolto (a gennaio è stato condannato in appello per l'inchiesta Why not, anche se è stato assolto per quella sulla sanità).

Meno ingombrante se venisse candidato in una lista alleata, dove, tra l'altro, potrebbero trovare posto anche altri notabili del Sud che si sono dimostrati decisivi nella vittoria di Bersani alle primarie. L'altra faccia della Cosa moderata potrebbero essere i Moderati di Giacomo Portas, nati nel 2005 alle Comunali di Torino (ottennero il 4.3%). La volta dopo raddoppiarono i voti (quasi il 10%) e ora in Piemonte sono il secondo partito del centrosinistra.

Negli ultimi mesi sono diventati un soggetto nazionale, avendo federato una ottantina di liste civiche sparse in tutto il Paese. «Io», spiega Portas a Libero, «non ho ambizioni. Ma se me lo chiede Bersani, sono disponibile a costruire una lista». Per ora, però, non intende stringere patti con Tabacci e Loiero. «Noi siamo una cosa diversa. Siamo un partito nato dal basso, contro le tessere e privo di finanziamento pubblico». Portas potrebbe presentarsi al Nord e al Centro, Tabacci e Loiero al Sud. La Cosa Moderata potrebbe, infine, caricare le pattuglie di Massimo Donadi, uscite dall'Idv, a cui Bersani ha promesso una manciata di seggi.

2 - ORA SPACCHETTIAMO. IL PD E LE MOSSE DI BERSANI PER "AFFAMARE" GRILLO E CASINI...
Claudio Cerasa per "il Foglio"

Gli Arancioni al posto delle Cinque stelle. I nuovi Moderati al posto dei vecchi centristi. I dipietristi al posto di Di Pietro. E le liste civiche al posto di questo o di quell'altro partito. Al centro della fase due della campagna elettorale di Pier Luigi Bersani, archiviata la parentesi delle primarie, c'è una precisa strategia che si potrebbe definire "operazione spacchettamento".

Nel corso degli ultimi mesi il segretario ha ripetuto con una certa regolarità di non voler lasciare neppure le briciole agli avversari e di voler includere nella sua coalizione il maggior numero di alleati possibili per scongiurare la "sindorme dell'autosufficienza". Già, ma in che senso? Se fino a un anno fa gli alleati del Pd erano quelli immortalati nella foto di Vasto, adesso la situazione è cambiata e nell'orizzonte di Bersani c'è un progetto diverso, che bene si coniuga con la convinzione del segretario che nei prossimi mesi non si riuscirà a cambiare la legge elettorale.

L'operazione spacchettamento prevede in sostanza un sostegno da parte del Pd alla creazione di una serie di "partiti gemelli" con i quali allearsi prima delle elezioni e con cui provare a sottrarre voti ad alcuni avversari precisi: la Lista Monti di Casini, l'Idv di Di Pietro e le Cinque stelle di Grillo. I "partiti gemelli" con cui Bersani ha intenzione di aprire un dialogo prima delle elezioni corrispondono a tre satelliti che gravitano intorno all'orbita della coalizione Pd-Sel-Psi.

Per ordine di grandezza, i primi sono gli Arancioni di Luigi De Magistris, attraverso i quali Bersani sostiene di avere chance di scippare consensi al bacino elettorale di Grillo. "Il progetto potrebbe funzionare - dice Michele Emiliano, sindaco di Bari che guarda con simpatia all'esperienza Arancioni - e se De Magistris non farà l'errore di andare da solo con un proprio candidato premier l'alleanza con il Pd è cosa possibile, eccome".

In secondo luogo, il satellite scelto da Bersani per "affamare" il vecchio alleato di Vasto, l'Idv, è quello formato da alcuni dipietristi ribelli come Massimo Donadi, Nello Formisano e Stefano Pedica (riuniti sotto l'insegna del movimento "Diritti e libertà") ai quali Bersani ha promesso un trattamento simile a quello offerto ai Radicali nel 2008 da Veltroni (gruppo di deputati e senatori garantito nelle liste del Pd).

Il terzo satellite - più simile a una nebulosa che a una costellazione definita - è quello dei Moderati di Bruno Tabacci e di Giacomo Portas. Sia Tabacci sia Portas hanno annunciato di essere pronti a mettere in campo delle liste di centro (Tabacci erediterà una parte dell'Api, Portas riorganizzerà la sua lista Moderati per il Piemonte, già arrivata al 9 per cento alle ultime comunali di Torino e al 13 alle ultime comunali di Piacenza).

Ma all'interno dell'operazione spacchettamento, il sogno è stringere un accordo con i firmatari del manifesto "Verso la Terza Repubblica": Andrea Riccardi (ministro per la Cooperazione), Andrea Olivero (Acli) e Lorenzo Dellai (presidente della provincia di Trento).

Un sogno che potrebbe essere favorito dalla permanenza del porcellum considerando che con questa legge, per un movimento come quello di Riccardi e Olivero, potrebbe essere letale non allearsi con una coalizione più grande alla Camera (sbarramento per le liste non apparentate 4 per cento) e soprattutto al Senato (sbarramento 8 per cento).

"Il patto tra progressisti e moderati - dice il capogruppo pd alla Camera, Dario Franceschini - non può essere inteso come un'esclusiva con Casini e anche per questo proveremo a portare questi interlocutori dalla nostra parte prima delle elezioni. Dico ‘prima' perché non dobbiamo illuderci.

Se il Porcellum rimarrà tale il Pd avrà bisogno di molte alleanze: il premio di maggioranza esiste alla Camera mentre al Senato rischiamo di ritrovarci nelle condizioni in cui era Prodi nel 2006. E se vogliamo evitare che la prossima legislatura si trasformi in un Vietnam la nostra strada non può che essere quella di un'alleanza allargata alle nuove forze di centro. E Casini lo sa che da quelle parti non c'è soltanto lui".

 

BERSANI NIKI VENDOLA - Copyright PizziLUIGI DE MAGISTRISBEPPE GRILLO - Copyright PizzitabacciPIER FERDINANDO CASINI Donadi e Di PietroAndrea Riccardi ANDREA OLIVERO ACLIDellai Lorenzo

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”