LA RIVOLUZIONE NON RUSSA - DOPO CHE CENTINAIA DI MIGLIAIA SONO SCESI IN PIAZZA CONTRO PUTIN, IL REGIME METTE UNA PIETRA SOPRA ALLE PROTESTE: “I RISULTATI NON CAMBIANO, LE DENUNCE DI BROGLI RIGUARDANO LO 0,5% DEI VOTI” (MA SOLO SU MOSCA SI PARLA DEL 20%) - MEDVEDEV E VLADIMIR GIOCANO A ‘POLIZIOTTO BUONO, POLIZIOTTO CATTIVO’: UNO RISPETTA LE MANIFESTAZIONI, L’ALTRO LE ATTACCA, E VICEVERSA - I RUSSI TORNERANNO IN PIAZZA IL 24 DICEMBRE, L’OPPOSIZIONE SI SVEGLIA E PRESENTA IL CANDIDATO ALLE PRESIDENZIALI DI MARZO…

1- I VIDEO CHE DIMOSTRANO I BROGLI ELETTORALI NEI SEGGI...
http://www.youtube.com/watch?v=v2J-7OFxxgA
http://www.youtube.com/watch?v=G1_1klt0feg
http://www.youtube.com/watch?v=NQHVY1ulNXc


2- PUTIN, RISULTATI NON CAMBIANO MALGRADO PROTESTE E INCHIESTA...

(ASCA-AFP) - I risultati delle contestate elezioni in Russia non cambiano nonostante le massicce proteste di strada e un'indagine delle autorita' elettorali. Lo ha detto il portavoce del primo ministro Vladimir Putin, Dmitry Peskov, in un'intervista telefonica all'Afp. ''Anche se si sommano tutte le cosiddette prove, si parla dello 0,5% dei voti totali - sostiene Peskov -.

Cosi' anche se ipoteticamente in tribunale passono essere contestati non si pregiudicherebbero la legittimita' del voto o risultati elettorali''. Le dichiarazioni del portavoce di Putin seguono la disposizione per le autorita' elettorali del presidente Dmitry Medvedev di indagare sui presunti brogli dopo la vittoria del partito del premier Putin e le piu' grandi manifestazioni dagli anni '90.


3- PUTIN: RISPETTO LA PROTESTA - INSULTI A MEDVEDEV SUL WEB...
Anna Zafesova per "La Stampa"

Sabato sera, mentre decine di migliaia - secondo la polizia, 25 mila, secondo gli organizzatori, 80-90 mila - russi erano in piazza a Mosca a protestare, il portavoce del premier russo, Dmitry Peskov, faceva sapere che «il governo russo non ha ancora delineato la sua posizione». In effetti, non era facile: mai il governo russo era stato contestato in modo così massiccio e categorico da una coalizione così eterogenea di forze politiche.

Vladimir Putin - le cui dimissioni sono state chieste dalla piazza, anche in modi piuttosto espliciti - ci ha pensato fino al mattino dopo, prima di comunicare che «noi rispettiamo il punto di vista di chi protesta, ascoltiamo quello che hanno da dire e continueremo a farlo».

Il premier però non ha mancato di ribadire che le proteste «democratiche» di sabato (manifestazioni più o meno numerose si sono tenute ieri in almeno 50 città russe, senza contare le proteste dei russi all'estero in tutte le maggiori capitali del mondo) erano dettate dallo «scontento per i risultati ufficiali delle elezioni», come a dire che non ci saranno altri risultati se non quelli già pubblicati. Comunque ai russi viene riconfermato «il diritto a esprimere il loro punto di vista, di protesta o di sostegno».

Chi (pochi) si aspettava un'apertura al dialogo è rimasto deluso, ma mai come dal commento di Dmitry Medvedev. Il presidente russo ha scelto di affidare il suo pensiero a Facebook, dove ha informato i suoi seguaci di non condividere «né gli slogan, né le dichiarazioni» fatte dal palco della piazza Bolotnaya. Ha anche ricordato di aver «dato disposizione» di verificare tutte le segnalazioni di brogli, ma migliaia di utenti infuriati hanno riempito la bacheca dell'inquilino del Cremlino di insulti.

«Lei non convidive lo slogan "Per elezioni oneste"? Se ne vada», era il tipico post, alternato a insulti («ladri», «truffatori», «criminali»), ironie sferzanti e consigli piuttosto rudi sulle attività alle quali Medvedev dovrebbe dedicarsi immediatamente, appena lasciata la presidenza. Molti utenti hanno postato sulla bacheca del presidente link ai filmati con i brogli elettorali (che lui aveva detto di aver visionato senza trovarli troppo convincenti). E i più caustici hanno consolato il presidente: «Ci rendiamo conto che lei non può dire quello che pensa...».

Un'altra esplosione di scontento, mentre ieri nelle trasmissioni domenicali le tv nazionali sono tornate a parlare delle proteste, anche se in toni più freddi, dopo aver rotto sabato (si dice, su ordine di Medvedev) il veto della censura. Resta l'attesa per le prossime mosse dell'opposizione. Una nuova manifestazione è stata indetta per il 24 dicembre, in attesa che il Cremlino risponda alle richieste di nuove elezioni. Intanto sono cominciati i preparativi per le elezioni presidenziali di marzo.

Il primo candidato a farsi avanti è stato Vladimir Putin, che sta già mettendo in piedi una campagna elettorale che si annuncia ancora più aggressiva e populista del solito. Sabato il congresso di Russia Giusta - la formazione-sorpresa del voto di domenica 4 dicembre - ha candidato al Cremlino l'ex putiniano ed ex presidente del Senato Serghey Mironov. E ieri a raccogliere le firme per candidarsi è stato Eduard Limonov, il famoso scrittore tornato in patria dai salotti francesi per fare il rivoluzionario.


4- L'ENIGMA DI MEDVEDEV IL PRESIDENTE INESISTENTE CHE CONTRADDICE LO ZAR...
Anna Zafesova per "La Stampa"


Medvedev chi? Da qualche giorno sembra che la Russia non abbia più un Presidente. La piazza che sabato ha scandito «Putin in Cecenia» ha ricordato l'uomo che formalmente resta, fino a marzo, il capo di Stato, con qualche piccolo ironico cartello. Lo scontro è tra il premier e il suo popolo ribelle, è lui che accusa gli oppositori di essere al soldo di Washington, ed è la piazza con Internet a rispondergli «Vai via». I pochi commentatori che si sono ricordati dell'esistenza di un inquilino del Cremlino l'hanno liquidato con disprezzo: «Non ha le qualità né il carisma del leader», dice il giornalista liberale Leonid Radzikhovsky.

Sembra la conclusione, a soli 46 anni, di una carriera politica da controfigura: scelto nel 2007 come «delfino» da un Putin impedito dalla Costituzione a un terzo mandato consecutivo, ha passato quasi quattro anni al Cremlino accompagnato dalle barzellette sui fili da marionetta che spuntavano dalla sua giacca ed è stato rimesso nell'armadio quando, il 24 settembre scorso, il premier ha annunciato la sua candidatura alla presidenza nel 2012, regalando all'uomo che gli ha tenuto calda la poltrona la promessa di fargli guidare il governo.

Con un commento umiliante: «Abbiamo deciso tutto questo anni fa». Come a dire: chi aveva creduto che Medvedev fosse un Presidente vero, preso sul serio le sue piccole fronde - incontrare le ong, dare interviste a media d'opposizione, cercare di riformare la giustizia o di cacciare i falchi putiniani dai grandi consorzi statali - e addirittura sperato che avrebbe rotto con il suo patrono, era un ingenuo.

Circondato da questa sprezzante indifferenza, il Presidente russo però in questi giorni si è permesso una serie di ironie degne di un blogger liberale. Agli atterriti militanti di Russia Unita ha detto «complimenti, siete entrati nella Duma», e poi ha aggiunto con un'allegria che contrastava drammaticamente con la faccia da funerale di Putin al suo fianco: «Avete avuto quello che vi meritate, è la democrazia».

Il giorno dopo, mentre Putin insisteva a parlare di vittoria del suo partito, è tornato a gioire per un «Parlamento più divertente» con l'opposizione, meritandosi la sgridata del premier: «A forza di ridere si finirà per piangere». E all'ormai leggendario presidente della Commissione elettorale Vladimir Churov ha detto con un gentile sorriso: «Ma come ha fatto a indovinare i numeri dell'affluenza? Lei è proprio un mago».

Dare davanti alle telecamere del mago all'uomo che si è distinto, tra l'altro, per aver affermato che i video con le prove dei brogli erano stati girati in «seggi falsi allestiti apposta», è sicuramente una prova di senso dell'umorismo. Ma non solo. Nella notte elettorale i russi hanno visto uno spettacolo avvincente: il tabellone della Cec, sul quale i numeri di Russia Unita alla Duma oscillavano in continuazione: 49,99%, poi 50,02, poi di nuovo 49,98, poi 50,20, ancora sotto la soglia della metà.

La battaglia mozzafiato sui centesimi di percentuale, durata ore, è stata, probabilmente, il riflesso di un braccio di ferro che accadeva altrove, e che ha impedito al «mago» Churov di risolvere il problema della maggioranza alla Duma con i suoi metodi. E come ha scritto nel suo blog un anonimo funzionario del governo, «l'impressione è che qualcuno qui remi contro Russia Unita».

Secondo fonti di Gazeta.ru, ieri è stato proprio Medvedev a ordinare ai tg delle tv russe di aprire con i reportage dalla piazza, censurata per giorni, e a intimare alla polizia di essere «morbida». Il «tandem» non esiste più, il potere monolitico si è spaccato. I media, gli imprenditori, i politici, i burocrati più moderni hanno visto la possibilità, seppure esigua, di giocare sulle differenze, sempre più marcate con gli anni, tra lo zar Putin e il più moderato Medvedev, tra il kalashnikov e l'iPad, tra l'uomo dei servizi e il figlio dell'intellighenzia.

Per la borghesia liberale della capitale che ieri è scesa in piazza come per il ceto medio e i dipendenti pubblici della provincia che hanno votato contro Russia Unita, Medvedev non era un eroe, ma era una speranza. La sua liquidazione sbrigativa ha innescato l'inizio della fine di Putin. Ma il giovane Presidente - e, non ultimo, comandante in capo - è ancora al suo posto fino a marzo, e finora non ha detto nulla che lo potesse compromettere.

Anzi, è stato il «poliziotto buono». E gli rimane un'arma mortale: con la quasi monarchica Costituzione russa, può licenziare il premier, quando vuole, senza giustificazioni. Con un premier superpopolare come Putin non era possibile. Ma con un premier di cui mezzo Paese chiede le dimissioni, cosa mai vista, potrebbe diventare un'opzione.

 

PUTIN MEDVEDEV BADMINTONPUTIN E MEDVEDEV PUTIN E MEDVEDEVputin suo delfino medvedevARRESTI DURANTE LE PROTESTE CONTRO PUTIN IN RUSSIALE FEMMINISTE DI FEMEN PROTESTANO CONTRO PUTIN Protesta in Russia contro PutinSergey MironovProtesta in Russia contro PutinLE FEMMINISTE DI FEMEN PROTESTANO CONTRO PUTIN Eduard Limonov

Ultimi Dagoreport

vladimir putin roberto vannacci matteo salvini

DAGOREPORT: ALLARME VANNACCI! SE L’AMBIZIONE DETERMINATISSIMA PORTASSE IL GENERALISSIMO A FAR SUO IL MALCONCIO CARROCCIO, PER SALVINI SAREBBE LA FINE - E IL "VANNACCISMO ALLA VODKA", CIOE' FILO-RUSSO, ALLARMA NON POCO ANCHE GIORGIA MELONI – CON LA CONQUISTA DI CIRCA UN TERZO DEL CONSENSO ALLE EUROPEE, VANNACCI POTREBBE FAR DIVENTARE LA "PREVALENZA DEL CREMLINO" GIA PRESENTE NELLA LEGA DI “SALVINOVSKIJ” DEFINITIVAMENTE DOMINANTE - L’EX PARÀ SI BAGNA PARLANDO DI PUTIN: “NEGLI ULTIMI VENT’ANNI, HA FATTO RIFIORIRE LA RUSSIA’’ - SE RIUSCISSE A ESPUGNARE LA LEGA, IL GENERALISSIMO CHE FARÀ? MOLLERÀ LA "CAMALEONTE DELLA SGARBATELLA", CHE ABBRACCIA ZELENSKY E ELOGIA GLI UCRAINI PER LA LORO “RESISTENZA EROICA”, DECISO A SFIDARE I FRATELLINI SMIDOLLATI D’ITALIA CHE HANNO MESSO IN SOFFITTA IL BUSTO DEL DUCE E I SILURI DELLA DECIMA MAS? - I VOTI DELLA LEGA SONO IMPRESCINDIBILI PER VINCERE LE POLITICHE DEL 2027, DOVE L’ARMATA BRANCA-MELONI DUELLERA' CON UN INEDITO CENTROSINISTRA UNITO NELLA LOTTA...

2025mellone

CAFONAL! - DIMENTICATE I GRANDI MATTATORI, ANGELO MELLONE È CAPACE DI SPETALARE FIORELLO IN 15 SECONDI - ATTORE, CANTANTE, SCRITTORE, POETA, SHOWMAN MA SOPRATTUTTO GRAN CAPO DELL'INTRATTENIMENTO DAYTIME DELLA RAI, IL BEL TENEBROSO DI TELE-MELONI, IN ATTESA DI VOLARE A SAN VITO LO CAPO (TRAPANI), PRESIDENTE DI GIURIA DELL'IRRINUNCIABILE CAMPIONATO DEL MONDO DI COUS COUS, ANZICHÉ SBATTERSI COME UN MOULINEX PER METTER SU TRASMISSIONI DECENTI PER RICONQUISTARE LA SUPREMAZIA DELLA RAI SU MEDIASET, LO RITROVIAMO COL SUO OUTFIT DA CHANSONNIER MAUDIT, ESIBIRE IL SUO STRAZIANTE RECITAR CANTANDO AL “JAZZ&IMAGE LIVE COLOSSEO FESTIVAL 2025” AL PARCO DEL CELIO, ACCOLTO DA UN FOLTO PARTERRE DI INVITATI CON L’APPLAUSO INCORPORATO (MATANO, CERNO, DESARIO, RONCONE, STRABIOLI, GINO CASTALDO, DARIO SALVATORI E TANTE RAI-GIRLS CAPITANATE DALLE PANTERONE-MILF, ANNA FALCHI ED ELEONORA DANIELE) - DEL RESTO, DITEMI VOI COME SI FA A FREGARSENE DELL’INVITO DEL DIRIGENTE RESPONSABILE DI UNA PLETORA DI PROGRAMMI, RISPONDENDO AL TARANTOLATO TARANTINO: “GRAZIE, MA NEMMENO SOTTO ANESTESIA”? - VIDEO

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO