PURE DI PIETRO SALE SUL CARRO DEL RENZINO - GOVERNO LETTA CONTRO BRIATORE - DUE MASTELLA PER SILVIO - C’È UNA TALPA NEL TRIBUNALE DI WOODCOCK (UNA?)

A cura di Riccardo Bocca e Primo Di Nicola per "l'Espresso"

1. CROCETTA SUL CASINÃ’
Un casinò potrà frenare il caos e lo scontento che si respirano alla Regione Sicilia? Impegnato in una lotta quotidiana con un Pd che non lo sostiene più,
il governatore Rosario Crocetta ha avuto un'illuminazione: come portare turisti nell'isola e far girare i denari? Riaprendo il casinò di Taormina. Idea non nuova per la verità. Da circa vent'anni ci hanno provato in tanti. Ma adesso la commissione Affari istituzionali dell'Assemblea regionale siciliana ha dato il via libera al disegno di legge per l'istituzione di una casa da gioco.

In Italia, infatti, non esiste una vera e propria disciplina nel merito, l'apertura è ammessa in determinati luoghi e circostanze. Esistono quattro casinò: a Sanremo, a Campione d'Italia, a Venezia e a Saint Vincent. La sala di Taormina è stata aperta sino alla fine degli anni Sessanta. «Ne parlerò con Alfano», ripete Crocetta, «anche lui da buon siciliano e da ministro degli Interni capirà l'importanza di questo investimento». E le possibili infiltrazioni malavitose? Non ci saranno affatto, assicura a tutti il governatore, forte delle sue precedenti battaglie antimafia. S. G.

2. COLLEZIONE DORIA PAMPHILJ, CARAVAGGIO NON SI VENDE
Che l'Italia sia in vendita è risaputo, ma lo è fino a creare imbarazzo e malintesi. La conferma arriva dalla recente serata romana a palazzo Doria Pamphilj. I top clients della gioielleria Damiani, venuti da tutto il mondo per ammirare e comprare i monili della boutique di via Condotti, sono stati poi invitati a una cena nei saloni di rappresentanza.
La notizia, non era tanto la presenza di Sophia Loren, Silvio Berlusconi
e Francesca Pascale.

I veri protagonisti sono stati i ricchi cinesi, russi, azeri, kazaki e mongoli. Galvanizzati dall'aver acquistato gioielli per milioni di euro, non sapevano che i quadri del palazzo appartenessero ancora ai Doria Pamphilj, i quali detengono una delle più importanti collezioni private del pianeta. Così, davanti al ritratto di "Innocenzo X" di Diego Velázquez, alla "Salomè" di Tiziano e al "Riposo durante la fuga in Egitto" di Caravaggio, interrompevano le spiegazioni delle guide con una domanda fissa: «Bello, magnifico, quanto costa?». E. Att.

3. BOLLINO ANTIMAFIA FLOP
Flop delle cosiddette "white list" antimafia, l'albo provinciale che consegna il marchio di legalità alle imprese. Il decreto obbliga le prefetture a pubblicare gli elenchi sui siti web, ma spesso non ce n'è traccia. La denuncia è della Fillea Cgil, che ha preso a campione 104 prefetture: 19 hanno pubblicato gli elenchi, otto non li citano affatto, mentre 75 hanno caricato online solo i moduli per l'iscrizione.

Nelle province dove la 'ndrangheta detta legge la situazione è paradossale: a Reggio Calabria ci sono solo due aziende iscritte; a Crotone, Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, nessuna lista. In Campania, l'albo non c'è né a Napoli né a Caserta. Anche in Liguria, dove le 'ndrine sono di casa, nessun elenco. Idem nel Lazio. In Lombardia giusto cinque uffici hanno pubblicato gli albi. Va meglio nelle province terremotate dell'Emilia.
Qui solo chi è iscritto accede ai cantieri della ricostruzione. Risultato? Decine di società bloccate per mafia. G. Tiz.

4. PISA PASSA ALL'INCASSO
Nell'attesa che il Parlamento approvi i disegni di legge dei ministri Delrio e Quagliariello per abolirle definitivamente, le Province continuano a costare (più di 10 miliardi di euro all'anno) e a farsi valere. Dopo un'azione di messa in mora, seguita a una diffida, la Provincia di Pisa è riuscita infatti ad ottenere dal ministero dell'Interno il pagamento di contributi ordinari, quote di compartecipazione Irpef e altre imposte, relative al decennio compreso tra il 1996 e il 2006, mai liquidate finora.

Per un totale di 11 milioni di euro. «Si tratta di somme che ci spettavano», sottolinea
il presidente della Provincia di Pisa, Andrea Pieroni: «Un risultato importante che non cambia però gli scenari futuri».G. Pagl.

5. C'È UNA TALPA IN TRIBUNALE
C. P. - Nuovo mistero intorno al nome di Valter Lavitola, il faccendiere condannato in appello a un anno e quattro mesi per la tentata estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. La casella di posta elettronica del giudice per le indagini preliminari Amelia Primavera, che si è occupata del caso, sarebbe stata violata da un altro computer degli uffici giudiziari. Lo sostiene il consulente informatico di Marco Reale, il cancelliere dello stesso magistrato che è indagato per la fuga di notizie dell'estate del 2011, quando la richiesta d'arresto di Lavitola finì su "Panorama" e il faccendiere cominciò la sua latitanza.

Secondo i pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, il cancelliere avrebbe copiato il file dal pc del giudice poi ritrovato sul computer masterizzato del cronista Giacomo Amadori, per il tramite di un penalista napoletano, Alessandro Maresca. Accuse fermamente respinte dagli interessati. Ora, la scoperta: a prelevare quel file potrebbe essere stata una talpa informatica interna al Tribunale. Toccherà ai magistrati di Roma scoprire chi si cela dietro questo giallo napoletano che ruota intorno a Valter Lavitola e a Silvio Berlusconi. Gli atti, infatti, sono stati trasferiti per competenza negli uffici di Piazzale Clodio, visto il coinvolgimento come parte offesa di un giudice partenopeo.

6. GIRAVOLTA PER RENZI
L'ultimo, in ordine di tempo, tra coloro che si professavano fieri oppositori di Matteo Renzi e che oggi hanno deciso di sostenere il sindaco di Firenze nella corsa alla segreteria del Pd, è Antonio Di Pietro. «Non mi piace la politica che vuole fare Renzi», dichiarava
un anno fa l'allora leader dell'Idv.

Dal canto suo, Renzi aveva inserito nell'elenco dei politici da rottamare l'ex pm. Ma si sa, le opinioni cambiano. E dopo Dario Franceschini, anche Di Pietro è salito sul carro
del favorito alle primarie del Pd. «Vogliamo lavorare alla costruzione
di un nuovo centrosinistra», dice Di Pietro: «Per questo alle primarie dell'8 dicembre chiediamo ai nostri iscritti di votare Renzi".G. Pagl.

7. ASSENTEISTI E GRILLO CHIUSE LE PORTE
P. Fa. - Soluzione alla Brunetta per il Movimento 5 Stelle alla Camera. Stanchi delle troppe assenze fra i dipendenti, i grillini hanno deciso di installare un rilevatore di presenze all'ingresso dei loro uffici, al palazzo dei Gruppi. L'approccio volutamente liberal inaugurato con lo sbarco in Parlamento, senza controlli su orari di ingresso e di uscita, ha infatti portato il personale a frequenti uscite per convegni, seminari e corsi di formazione.

Di qui la decisione di correre ai ripari: obbligo di strisciare il badge e partecipazione a eventi esterni solo dietro autorizzazione. Non è la prima volta che i grillini della Camera hanno problemi con i dipendenti: nei mesi scorsi una riunione sindacale dell'ufficio legislativo, non comunicata, era finita a un passo dalla contestazione disciplinare. Poi però era prevalsa la linea morbida e tutto si era risolto con un richiamo formale ai partecipanti.

8. CARABINIERI, SINDROME SOCIAL NETWORK
I carabinieri hanno la sindrome da social network. Con una nota inviata a tutte le stazioni dell'Arma, il capo di Stato Maggiore Ilio Ciceri ha fissato le regole per la partecipazioni dei militari a Facebook, Twitter e a tutte le maggiori reti sociali. Non è un divieto assoluto, ma poco ci manca.

La prima contestazione del generale Ciceri riguarda l'utilizzo dello stemma dei carabinieri: chi aderisce ai blog non lo può usare perché i marchi e i simboli dell'Arma sono sotto "tutela giuridica" e possono essere utilizzati o concessi soltanto da Difesa Servizi Spa, la società creata per mettere a reddito gli asset e i beni della Difesa che ha speso quasi 200 mila euro per registrare, in Italia e all'estero, i marchi delle forze armate e commercializzarli.

Così, i carabinieri potranno utilizzare senza permesso il marchio con la fiamma soltanto per biglietti da visita e carta intestata. Sui social network i carabinieri non potranno mostrarsi in uniforme, non potranno rifugiarsi dietro nickname e soprattutto non dovranno polemizzare nei confronti dell'Arma, perché - secondo Ciceri - tutti questi comportamenti sono «suscettibili di concrete lesioni dell'immagine» dei carabinieri. P.M.

9. BYE BYE,COCA-COLA
Se anche la Coca-Cola abbandona l'Italia, siamo messi davvero male. Se n'è accorta la renziana Nicoletta Favero, senatrice Pd alla prima legislatura, che ha presentato al ministro del Lavoro Enrico Giovannini un'interrogazione urgente sulla chiusura dello stabilimento di Gaglianico della Hbc Coca-Cola Italia. La multinazionale sta lasciando questo polo industriale che fino al 2011 impiegava 155 dipendenti, oltre a quelli dell'indotto. La ristrutturazione ha già ridotto il personale. Da qui alla fine di febbraio, poi, è previsto che si chiudano i battenti.S. G.

10. CON LARA TROVI LAVORO
M. S. - Cerchi lavoro in Europa? Ci pensa la fedelissima berlusconiana Lara Comi. La mail gira da settimane e sembra uno dei tanti escamotage per attirare persone senza lavoro. «Cari amici», si legge, «vi segnalo il convegno "Formiamoci - la politica al lavoro per il lavoro dei giovani" a cui parteciperà l'onorevole Lara Comi assieme a esperti provenienti dal settore delle human resources di importanti aziende multinazionali che lavorano in ambito europeo.

Verrà spiegato come sviluppare il proprio curriculum vitae, la lettera di presentazione, quali sono le cose da dire e quali invece le domande da non fare. Inoltre si entrerà in contatto con primari gruppi di recruiting, quindi potrebbe essere l'occasione per capire quali siano le opportunità di lavoro in Europa in questa fase così delicata per chi esce dall'università. Vi aspettiamo numerosi».

Invece di legiferare a Bruxelles, insomma, Comi (ancora fresca della gaffe post alluvione in Sardegna: «Manca l'abc, manca l'educazione») preferisce dedicarsi alle nuove leve: la prima tappa è stata Milano, nella sede di rappresentanza del Parlamento europeo, e il tour continua in Lombardia, Piemonte e Liguria.

11. MALAGROTTA, MARINO APRE IL PORTAFOGLIO
In attesa della nomina dei nuovi vertici dell'Ama, il sindaco di Roma Ignazio Marino si appresta ad aprire il portafoglio. È in dirittura d'arrivo la trattativa per il saldo delle spettanze dovute dalla municipalizzata al patron di Malagrotta, Manlio Cerroni. Le parti sarebbero vicine ad un accordo su una fattura vicina ai 70 milioni di euro per chiudere definitivamente i conti per lo smaltimento dell'immondizia della capitale nella più grande discarica d'Europa, ormai andata in pensione.

Gli oneri accertati, pur trattandosi di una cifra sensibilmente inferiore alle richieste iniziali di Cerroni (circa 120 milioni), sarà per i rinnovati vertici dell'azienda dei rifiuti una partita delicatissima, anche alla luce delle attenzioni che la magistratura da tempo riserva alla vicenda.I. P.

12. DUE MASTELLA PER SILVIO
In tempo di alluvioni, c'è solo un'arca disposta ad accogliere i sopravvissuti dell'Udeur o di quel che resta del gruppo dirigente del Campanile, ossia i due coniugi
di ferro Clemente e Sandra Lonardo Mastella. Si tratta dell'arca di Forza Italia. A luglio il partito ha annunciato l'uscita dell'assessore campano al Lavoro Severino Nappi e ora si è arreso pure alla scomparsa dal Consiglio regionale, dove con la Lonardo era rimasto solo il consigliere Ugo De Flaviis passato al Nuovo centrodestra.

«Abbiamo fatto una scelta di dignità», dice la signora Mastella: «Siamo nella grande famiglia europea del Partito popolare». La stessa "grande famiglia" dove il Cavaliere ha promesso all'inaffondabile Clemente una candidatura sicura per le prossime europee.G. F.

13. LETTA CONTRO BRIATORE
V.D. - Letta contro Briatore, in tribunale, nel processo che a Genova vede l'imprenditore accusato di associazione a delinquere, corruzione, riciclaggio e frode fiscale.
La presidenza del Consiglio, infatti, ha autorizzato l'Avvocatura dello Stato a costituirsi parte civile per i danni subiti dallo Stato, sui conti dell'Agenzia delle Entrate, in seguito alla presunta evasione di 3,6 milioni di euro di Iva per la vicenda dello yacht "Force Blue", utilizzato, secondo l'accusa, per attività diportistica invece che per uso commerciale. Un atto dovuto da parte di Palazzo Chigi? Forse. Ma che arriva, dicono nel Pd, dopo l'endorsement di Briatore a favore di Renzi.

 

 

ANTONIO DI PIETRO - FOTO LAPRESSE ANTONIO DI PIETRO E LA FIGLIA ANNAmatteo renzi filippo bonaccorsi ataf HENRY JOHN WOODCOCK de gregorio e lavitolaRoberto Fico alla Camera jpegGRILLINI IN PARLAMENTO Manlio CerroniDiscarica di Malagrotta discarica malagrotta roma daLaStampal berlusconi briatore big Clemente Mastella

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