papa bergoglio tra la folla

QUALCUNO LO PRENDERÀ IN CURIA E NON SARÀ FELICE

Franca Giansoldati per "il Messaggero"

Cardinale Joao Braz de Aviz è felice per l'elezione di Bergoglio?
«Se sono contento? Beh, non poteva andare meglio. Francesco è un bene per tutti».

Francescano di nome e di fatto...
«Personalmente conoscevo bene questa sua propensione alla sobrietà, a non andare a ricercare il superfluo per concentrarsi sull'essenziale. Francesco, da quello che lo vediamo fare, sta imponendo una direzione di marcia autentica al percorso cristiano. La sua visione mostra un vivere più vicino al popolo. Ha il coraggio di fare, di testimoniare in prima persona. Ricordo la conferenza di Aparecida dell'episcopato latino americano, nel 2007. La trasparenza con la quale affrontò il nodo delle disparità sociali colpì tutti.

La sua era una testimonianza diretta attraverso una coerenza di vita. Ascoltavamo un uomo che mostrava quello che aveva già messo in pratica, lui per primo. In America Latina è molto sentito il ruolo guida del pastore che diventa una guida per il popolo nel momento in cui il popolo percepisce la sua credibilità. Capita anche con i politici, ma con i pastori questa dinamina è molto più marcata. Bergoglio è amato perché è semplice».

Quale è il suo progetto?
«Possiamo intuire la Chiesa che delinea con il suo scendere tra il popolo, senza formalità, per essere più vicino al popolo. Insiste molto sul concetto della misericordia. Già ad Aparecida criticava quei pastori che tendevano ad occuparsi di posizioni di prestigio, invece che calarsi a fianco della gente. E' bellissimo il suo modo di vedere le cose della vita, di concepire la grandezza di Dio, un Dio che perdona, che ama e non si stancherà mai di farlo».

Vuole una Chiesa povera...
«Non è un concetto nuovo perché riflette la famosa opzione preferenziale per i poveri. Lui però è andato oltre, ha parlato di una "Chiesa povera, per i poveri" e questo vuol dire che la povertà implica comunione».

In curia non tutti faranno salti di gioia..
«La curia penso avesse bisogno di un messaggio del genere. Anzi, tutti ne abbiamo bisogno. Sobrietà vuol dire evitare il rischio del carrierismo, la ricerca a tutti i costi di un posto importante piuttosto che un altro. È l'esercizio della sobrietà che ci insegna Francesco, il volgere lo sguardo alla radicalità del Vangelo».

Andrà ad abitare nel Palazzo Apostolico o sceglierà di restare a Santa Marta?
«Immagino che si sia stupito di tanto spazio, pensando soprattutto alla sua casa a Buenos Aires, tre stanze in tutto. Io non so se ci andrà a vivere. Chi lo sa, Francesco è una persona libera interiormente, e sono sicuro che continuerà a stupirci con quel suo grande sorriso. Stiamo tutti assistendo a cose così belle e coerenti che non possiamo che restarne colpiti, anzi contagiati. Certo, le difficoltà forse troverà anche in curia».

C'è chi remerà contro?
«Come tutti i cambiamenti anche questo comporterà qualche difficoltà. È tutto un insieme di cose, la Chiesa è una realtà complessa. Probabilmente vi saranno atteggiamenti restii, magari non potrà piacere a tutti questa semplificazione così grande».

Vi sarà una riforma?
«Penso proprio di sì. Tutti i tralci della vite hanno un loro significato, ma a volte occorre fare una potatura per rendere la pianta più forte. Io sono convinto che Francesco porterà avanti il progetto di riforma attraverso il dialogo e con il concorso di tutti. Non credo voglia rotture, semmai vuole fare capire che la Chiesa ormai non può non andare in quella direzione».

Il cardinale Fox Napier dice che San Pietro non aveva una banca, facendo intendere che bisognava rivedere lo Ior..
(ride) «Beh, c'è da dire che San Pietro, anche se non possedeva una banca, doveva però andare a pescare per poter campare. Noi dovremmo riflettere su un fatto, che la sicurezza più grande non ce la dà un conto in banca, ma Dio. Certo la nostra fonte di sostentamento è il nostro lavoro ma poi subentra la Provvidenza. Dove è la nostra sicurezza, nel denaro o in Dio? Il denaro, così come lo Ior, sono ovviamente strumenti di cui abbiamo bisogno per operare in zone del mondo difficilissime».

Anche lei sogna una Chiesa povera?
«Nel mondo ci sono zone di miseria senza niente perché c'è una cattiva distribuzione a livello planetario dei beni. Serve una riflessione fraterna, una dimensione comunitaria».

Cosa può insegnare l'America Latina all'Europa?
«Noi siamo stati evangelizzati dall'Europa cinque secoli fa, ma non capiamo perché nel continente che ci ha insegnato Cristo è stato disperso il suo messaggio, è scomparso il senso di Dio tra il popolo. Perché c'è questa stanchezza nella fede? Cosa è accaduto? Benedetto XVI lo ha messo in evidenza, ora toccherà a Francesco intervenire».

Cambierà presto il Segretario di Stato?
«Al momento il Papa ha prorogato tutti con la formula donec aliter provideatur. È una conferma provvisoria. Francesco si è preso un po' di tempo per conoscere e studiare. I tempi non saranno lunghi. Sta lavorando con la visione di un Padre».

 

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