LA “RIPRESA” PER CULO - RENZI DICE CHE LA RIDUZIONE DEGLI “INATTIVI” (TRA I 15 E I 64 ANNI) È UN BUON SEGNALE PERCHÉ VUOL DIRE CHE C’È PARTECIPAZIONE - IN REALTÀ CALANO PERCHÈ UNA PARTE DI QUEL BACINO, I PENSIONATI, SI SONO RIDOTTI A CAUSA DELLA LEGGE FORNERO…

Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"

 

tasso di disoccupazione in italia negli ultimi cinquantotto anni di alberto bagnai tasso di disoccupazione in italia negli ultimi cinquantotto anni di alberto bagnai

Il premier stavolta non ce l’ha fatta a mischiare le carte: per cercare di ammorbidire il colpo arrivato dall’Istat - che ha certificato il boom della disoccupazione giovanile al 44,2%, record dal 1977, insieme con l’aumento complessivo dei senza lavoro al 12,7% - si è arrampicato sugli specchi più del solito. Chiariamo: Matteo Renzi ha cercato di girare in suo favore l’unico dato apparentemente positivo snocciolato ieri dall’istituto di statistica e cioè quello legato agli inattivi, scesi di 131mila unità (-0,9%) a giugno scorso rispetto al 2014. Il dato si riferisce alle persone tra i 15 e i 64 anni.

 

DisoccupatoDisoccupato

L’Istat sostiene che l’incremento dei disoccupati sia «associato a una crescita della partecipazione al mercato del lavoro, testimoniata dalla riduzione del numero di inattivi». Renzi è andato letteralmente fuori strada, arrivando a sostenere che il calo degli inattivi sia addirittura «indice di una piccola ripartenza».

 

Falso. Questa variazione si spiega con una ragione precisa. La riforma delle pensioni varata dal governo tecnico di Mario Monti alla fine del 2011 ha prolungato la vita lavorativa (fino a 67 anni per tutti). Molte delle persone tra i 60 e i 64 anni sarebbero già in pensione con le vecchie regole e sarebbero confluiti nel bacino degli inattivi. Quel bacino ora si restringe un po’ perché uno dei canali che lo alimenta (quello dei pensionati) è meno «generoso» del passato, strozzato dal giro di vite di Monti. Tutto qui.

 

DisoccupatiDisoccupati

«Non c’è nulla da essere sereni, il tasso di attività che sta crescendo è legato alla legge Fornero» dice a Libero Michele Tiraboschi, ordinario di diritto del lavoro all’Università di Modena e Reggio Emilia. Che guarda i numeri: «Diminuisce la fetta di persone che lavorano e il Jobs Act si sta rivelando un fallimento».

 

Ma le nuove norme non dovrebbero smuovere le assunzioni? «Renzi - aggiunge Tiraboschi - sta usando il tema del lavoro solo per fare campagna politica,  fa propaganda con poca sostanza». Un esempio concreto: «Abbiamo buttato via 15 miliardi di euro per le assunzioni stabili, quando stabili non sono più perché è stato cancellato l’articolo 18» sui licenziamenti illegittimi.

ELSA FORNERO IN LACRIME ELSA FORNERO IN LACRIME

 

I numeri, dicevamo. I giovani occupati tra 15 e 24 anni a giugno sono soltanto 860mila. Un calo di 22mila unità rispetto a maggio e quasi 50mila in meno rispetto a inizio anno. L’occupazione totale invece da gennaio ha registrato una flessione di 32mila unità. Negli ultimi 12 mesi i giovani occupati sono scesi di 80mila unità, il doppio rispetto alla perdita di occupazione complessiva. Il raffronto è ancora più impietoso rispetto alla realtà di 10 anni fa quando i giovani occupati tra gli under 24 erano oltre 1,7 milioni. Dal 2005 sono andati persi  900mila posti di lavoro per i giovani e nello stesso periodo gli inattivi sono passati da 3,9 a 4,4 milioni.

 

Statistiche da brividi. Non a caso, anche l’Ocse in un recente rapporto ha definito «inquietante» il livello della disoccupazione giovanile nel nostro Paese, che sta scivolando ai livelli di Spagna e Grecia, dove si sfiora il 50%.

 

PENSIONATI RITIRANO ALLA POSTA PENSIONATI RITIRANO ALLA POSTA

Ma l’aspetto più allarmante è la tendenza. In Italia la disoccupazione giovanile è in costante aumento mentre anche in paesi come Spagna e Croazia anche se lentamente la percentuale dei senza lavoro sta scendendo. Lo stesso avviene a livello continentale. Secondo  Eurostat i disoccupati under 25 nell’Europa a 28 sono il 20,7% rispetto al 22,1% di un anno fa. Sindacati e opposizioni non hanno lesinato critiche. Per Susanna Camusso «il Jobs Act non funziona e va modificato» (Cgil) Secondo Renato Brunetta (Forza Italia) «i numeri inchiodano le speranze del governo». A botta calda, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha parlato di dati che «fluttuano» segno della «ripresa economica». A mente fredda, il ministro sarà in grado di chiarire.

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