francesco bonifazi gianni zonin

LA PASSIONE DEL PD PER LE BANCHE DEL CRAC: QUANDO BONIFAZI CHIEDEVA A BERNARDINI DE PACE DI ACCOLLARSI ''L'UNITÀ'', ATTRAVERSO I VERTICI DELLA POPOLARE DI VICENZA - LA TESTIMONIANZA DELL'EDITORE, UN ALTRO FREGATO DALLA POP.VI.: ''ALLA CENA PER FINANZIARE RENZI, I BANCHIERI MI FECERO INCONTRARE IL TESORIERE PD''. CHE ORA È NELLA COMMISSIONE D'INCHIESTA SULLE BANCHE... - LA VERSIONE DI ZONIN: MI HA FREGATO IL MIO BRACCIO DESTRO

 

1. BPVI, ZONIN: «ECCO CHI SONO I COLPEVOLI DEL CRAC»

http://www.vvox.it/

 

Gianni Zonin, ex presidente di Banca Popolare di Vicenza, ha depositato questa settimana la propria memoria difensiva per il processo civile al Tribunale delle Imprese di Venezia. Come scrive Antonio Spadaccino su Corriere del Veneto di oggi a pagina 17, nella memoria lunga 215 pagine, Zonin solleva tre punti: il primo è la mancanza di nesso di causalità tra il proprio comportamento e il danno arrecato alla banca (sarebbero state la gestione Iorio e quella successiva a portare al default di BpVi).

 

GIANNI ZONIN E SAMUELE SORATOGIANNI ZONIN E SAMUELE SORATO

Il secondo punto è l’esistenza di una «struttura occulta», creata dall’ex dg Sorato e dall’ex vicedg Giustini, che avrebbe agito per impedire al cda della banca (e quindi a Zonin) di cogliere i segnali d’allarme rendendone impossibile il controllo dell’allora presidente. Infine, l’organo di controllo interno della Popolare di Vicenza, l’Internal Audit, con il suo responsabile Massimo Bozeglav, avrebbe scoperto delle anomalie ma non le avrebbe mai riferite direttamente al cda né al collegio sindacale di BpVi. Le conclusioni del documento indicano quindi come responsabili del danno alla banca (quantificato in due miliarid di euro) Sorato, Giustini e Bozeglav.

 

 

2. «I VERTICI DI POP VICENZA FINANZIAVANO IL PD»

Francesco Bonazzi per ''La Verità''

 

Un verbale che raccoglie le dichiarazioni dell' editore Bernardini De Pace getta nuova luce sui rapporti tra Popolare Vicenza e il Pd. Giustini, braccio destro di Zonin, fu visto a una cena di finanziamento del partito allo stesso tavolo del tesoriere Bonifazi, che ora è nella commissione d' inchiesta sulle banche. Poco dopo Giustini chiese a Bernardini De Pace di comprare «L' Unità».

EMANUELE GIUSTINIEMANUELE GIUSTINI

 

Peggio tardi che mai. Ci sono voluti mesi perché l' ormai inutile commissione parlamentare d' inchiesta sui crac bancari prendesse vita. Anche perché il Partito democratico aspettava di indicare una squadra di «alto livello». E così, tra Matteo Orfini, Carlo Dell' Aringa, Stefania Giannini e Andrea Marcucci, è spuntato anche Francesco Bonifazi, tesoriere del partito, renziano doc e soprattutto amico del cuore di Maria Elena Boschi, in imbarazzo per il parentado che era ai vertici di Popolare Etruria.

 

Nessuno ha fiatato su Bonifazi, anche se indicare il tesoriere di partito indebitatissimo in una commissione che deve indagare sulle malefatte delle banche non è molto opportuno. Ma dalle carte dell' inchiesta della procura di Vicenza sulla Popolare, le cui azioni sono crollate da 62,5 a zero euro per la rabbia di 120.000 soci, emerge una storia inedita sui rapporti tra il Pd e l' ex settima potenza del credito italiano.

 

La storia la racconta Alfredo Bernardini De Pace, imprenditore di successo nella pubblicità e nell' editoria periodica, vittima della Popolare di Vicenza che gli fece sottoscrivere a debito un robusto pacchetto di azioni della banca stessa.

 

francesco bonifazifrancesco bonifazi

Il 17 dicembre 2015, viene sentito come persona informata dei fatti dai pm Luigi Salvadori, che insieme al collega Giovanni Pipeschi lo scorso 27 luglio ha chiuso la prima tranche di indagine che vede indagati per aggiotaggio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza Gianni Zonin, l' ex ad Samuele Sorato, i tre ex vicedirettori generali Emanuele Giustini, Andrea Piazzetta e Paolo Marin, il responsabile della preparazione dei bilanci Massimiliano Pellegrini e l' ex membro del cda Giuseppe Zigliotto.

 

Bernardini De Pace, 68 anni, pugliese di nascita ma milanese d' adozione, racconta agli inquirenti le sue disavventure con gli ex «amici» della Vicenza. E a un certo punto si toglie un sassolino dalla scarpa.

 

«Nel corso del 2014», mette a verbale, «alcuni colleghi del settore pubblicità (non ricordo chi, però) mi hanno riferito che a una cena a Milano per il finanziamento del Pd, al tavolo di Bonifazi (Francesco, tesoriere del partito, ndr) erano seduti Veneziani (Guido, imprenditore del settore editoriale, cui era stato chiesto di rilevare il quotidiano L' Unità), Emanuele Giustini e Piazzetta».

 

«Veneziani», prosegue l' editore, «mi risulta che in realtà fosse in cattive acque, da un punto di vista economico, e infatti l' operazione non è andata in porto. In seguito, sempre nel corso del 2014, Giustini mi chiese se ero interessato ad editare per conto del partito il quotidiano L' Unità». E Bernardini De Pace racconta al pm come andò a finire: «Dopo i contatti tra Federico Silvestri (amministratore delegato della PRS di Bernardini De Pace) e Giustini, ho rifiutato l' offerta. Da questo momento Giustini ha evitato ogni rapporto con il sottoscritto».

 

ALFREDO BERNARDINI DE PACEALFREDO BERNARDINI DE PACE

L' Unità, per la cronaca, fu poi affidata ai costruttori Pessina per poi essere rottamata senza troppi complimenti dallo stesso Bonifazi.

Ma qui la novità interessante è che secondo un importante editore, la Popolare di Vicenza era molto vicina al Pd.

 

Forse un po' troppo. La cena alla quale fa riferimento è quella del 6 novembre 2014 a Milano, al ristorante The Mall, alla quale parteciparono anche l' allora premier Matteo Renzi e la Boschi. Con i cuochi dell' immancabile Oscar Farinetti, inventore di Eataly, in cucina e un biglietto d' ingresso da almeno 1.000 euro a testa, 800 tra manager e banchieri andarono a tributare il proprio elogio al renzismo nella sua fase più splendente.

 

Oggi apprendiamo che un ex alto manager della Popolare vicentina si sarebbe preso il disturbo di cercare di piazzare quel che restava del giornale fondato da Antonio Gramsci a qualche imprenditore facoltoso. Il tutto per togliere le castagne dal fuoco all' onorevole tesoriere Bonifazi, oggi aspirante «indagatore» su Vicenza e dintorni.

 

ALFREDO E ANNAMARIA BERNARDINI DE PACEALFREDO E ANNAMARIA BERNARDINI DE PACE

Bernardini De Pace, a verbale racconta di essere alla guida di un gruppo da circa 30 milioni di fatturato l' anno nel settore della pubblicità (radio, giornali e tv) e di aver rilevato nel 2013 da Rcs alcuni periodici, poi venduti all' onorevole forzista Daniela Santanchè. In più possiede l' agenzia giornalistica Agr e opera nel campo dell' editoria anche attraverso una srl, la Bdp Media.

 

Al magistrato spiega che conosce Gianni Zonin da «oltre 30 anni» , e lo stesso dicasi per suo cognato Franco Zuffellato, fratello della moglie dell' imprenditore vinicolo. Il motivo è che la casa vinicola Zonin si è spesso affidata a lui per la pubblicità. Questi rapporti valgono all' imprenditore un canale preferenziale con la banca, affidato negli ultimi anni a Giustini. Bernardini De Pace mette infatti a verbale che «6/7 anni fa Zonin mi ha presentato Giustini come il suo braccio destro».

 

All' inizio, a Bernardini viene «consigliato» di comprare azioni della Popolare di Vicenza, ma se la cava con un migliaio di titoli. Nel 2014, però, il responsabile per Lombardia, Piemonte e Liguria, un certo Girardi, gli chiede se è disposto a «dare una mano» nel caso la banca avesse problemi a piazzare tutto l' aumento di capitale.

popolare vicenza 4popolare vicenza 4

 

A Bernardini viene prospettato un acquisto di azioni Bpvi con un finanziamento della stessa Bpvi (vietatissimo dal codice civile) e successivo «smontaggio» dell' operazione, il tutto a costo zero per il cliente. L' operazione farlocca fu da 1,25 milioni di euro, attraverso Bdp Media. Il cliente vip accettò «in quanto mi venne assicurato che l' operazione è a costo zero». Invece successe che la vendita delle azioni fu posticipata e che gli vennero anche caricate delle spese.

 

Per «rientrare» gli toccò andare più volte da Zonin e mettere in mezzo gli avvocati. Tutto perché Giustini, quello che voleva rifilargli L' Unità, non lo riceveva neanche più.

maria elena boschi unitamaria elena boschi unitacaro  segretario la rubrica di renzi su l unita  caro segretario la rubrica di renzi su l unita

 

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO