renzi padoan

POI DICI CHE IL GOVERNO PARLA DI COMPLOTTO - NON SOLO L'UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO BOCCIÒ IL DEF DI RENZI-PADOAN NEL 2016 (E I DUE SE NE SBATTERONO, MANTENENDO LE PREVISIONI DI CRESCITA), MA MATTEUCCIO L'ANNO DOPO IN PRIMA PAGINA SUL ''SOLE'' PROPONEVA ''UN DEFICIT AL 2,9% PER 5 ANNI'' PER TAGLIARE LE TASSE

 

1. QUANDO L'UPB BOCCIÒ IL DEF DEL GOVERNO RENZI

Da www.lettera43.it

 

Schauble Padoan

La validazione dei conti pubblici da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) è uno dei meccanismi di 'contrappeso', sotto forma di trasparenza tecnica, introdotto nell'iter della formazione delle politiche economiche italiane, anche sulla spinta delle normative europee. Lo scopo è quello di far eseguire dall'Upb una valutazione indipendente per limitare la tentazione, che sempre esiste, di un eccessivo ottimismo nelle previsioni macroeconomiche che i governi indicano nel Def e nella relativa Nota di aggiornamento. C'è un precedente di mancata validazione e conseguente correzione che risale al governo Renzi e ha visto protagonista nel 2016 l'allora ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Il processo è regolamentato da un protocollo concordato con il Mef e ha anche un impatto sulle procedure parlamentari.

 

 

L'iter è il seguente. Prima della messa a punto del Def il governo comunica il quadro tendenziale, cioè l'andamento dei conti pubblici e delle stime macroeconomiche, prima dell'adozione della manovra. Poi, dopo il varo del documento, vengono consegnate all'Upb anche le previsioni programmatiche che tengono conto dell'impatto delle misure che saranno adottate nella finanziaria.

 

RENZI PADOAN

Un'eventuale bocciatura tout court comporta per il governo la necessità di una modifica per il quadro tendenziale. In caso di bocciatura delle sole stime programmatiche, invece, come accaduto per l'esecutivo M5s-Lega, un terzo dei parlamentari delle commissioni Bilancio di Camera e Senato può riconvocare in audizione il ministro dell'Economia, che può modificare le stime o motivare la decisione di non fare variazioni.

 

L'Upb esiste dal 2014 e nel passato non ha validato il quadro macro predisposto dal governo Renzi nel 2016, lamentando previsioni di crescita troppo ottimistiche e quindi l'indicazione di un deficit inferiore a quello prevedibile. Padoan tornò in parlamento e, pur mantenendo la previsione di crescita, alla fine aumentò le stime del deficit ottenendo la validazione. Tria è in partenza per la sessione autunnale del Fondo monetario internazionale che si tiene a Bali, ma la sua agenda adesso si complica.

 

RENZI LUGLIO 2017 DEFICIT AL 2.9

 

2. QUANDO RENZI VOLEVA UN DEFICIT AL 2,9% (PER TAGLIARE LE TASSE)

Emilia Patta per www.ilsole24ore.com

 

Back to Maastricht. Era il 9 luglio del 2017 quando Matteo Renzi, non più premier dopo la sconfitta referendaria del 4 dicembre 2016 ma di nuovo segretario del Pd dopo aver vinto per la seconda volta le primarie di partito, lanciava - attraverso un’anticipazione al Sole 24 Ore di un brano del suo libro Avanti - la proposta choc: un patto con Bruxelles di 5 anni per stare appena sotto il fatidico 3% fissato a Masstricht in modo da avere almeno 30 miliardi l’anno da destinare alla crescita.

 

Se si pensa che di lì a poco il premier Paolo Gentiloni e il suo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan presentarono una legge di bilancio che dopo lunga trattativa con Bruxelles fissava il rapporto deficit/Pil all’1,6%, si può capire la portata della provocazione di Renzi, che proponeva di fatto il 2,9% per cinque anni consecutivi. Tra Palazzo Chigi e via XX Settembre ci fu più di una bocca storta, e più di una telefonata per rassicurare quelli che Renzi chiamava «gli euroburocrati» sulle intenzioni del governo.

 

Quando nella notte scorsa i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno ottenuto la capitolazione del ministro dell’Economia Giovanni Tria “chiudendo” la Nota di aggiornamento al Def al 2,4%, in molti tra gli oppositori interni di Renzi sono riandati al quel Back to Maatricht. Come a dire: chi di populismo ferisce, di populismo perisce. Eppure la questione, come quasi sempre accade, è più complessa. Che la “via stretta” di Padoan non abbia premiato elettoralmente, d’altra parte, è di tutta evidenza vista la storica sconfitta del Pd alle urne del 4 marzo scorso. E più di un “liberal” dem si sta convertendo in queste settimane all’idea che l’Europa si debba rifondare su tutte altre basi promuovendo una grande fase di investimenti in favore della crescita.

 

PADOAN RENZI

Tra il 2,4% del governo giallo-verde e il 2,9% proposto a suo tempo da Renzi ci sono comunque almento due differenze di rilievo. La prima è presto detta: il governo M5s-Lega decide, almeno per ora, di sforare il deficit concordato informalmente con Bruxelles (1,6%) del tutto unilateralmente, rischiando quindi la reazione dei mercati prima ancora della procedura di infrazione. Mentre la proposta di Renzi, per quanto hard, era presentata come proposta di accordo con Bruxelles per cambiare insieme le regole. «Noi pensiamo che l’Italia debba stabilire un percorso a lungo termine.

 

Un accordo forte con le istituzioni europee, rinegoziato ogni cinque anni e non ogni cinque mesi. Un accordo in cui l'Italia si impegna a ridurre il rapporto debito/Pil tramite sia una crescita più forte, sia un’operazione sul patrimonio che la Cassa depositi e prestiti e il ministero dell’Economia e delle Finanze hanno già studiato, sebbene debba essere perfezionata; essa potrà essere proposta all'Unione europea solo con un accordo di legislatura e in cambio del via libera al ritorno per almeno cinque anni ai criteri di Maastricht con il deficit al 2,9%».

 

E ancora: «Ciò permetterà al nostro Paese di avere a disposizione una cifra di almeno 30 miliardi di euro per i prossimi cinque anni per ridurre la pressione fiscale e rimodellare le strategie di crescita».

di maio salvini

 

Un accordo, dunque, e non una decisione unilaterale. Ma è la seconda differenza quella che ci preme sottolineare: più deficit per fare che cosa? L’allora segretario del Pd, accennando all’operazione Cassa depositi e prestiti, pensava anche a una riduzione strutturale del deficit attraverso la valorizzazione e la vendita del nostro patrimonio immobiliare. E soprattutto immaginava di destinare il “tesoro” in deficit per ridurre la pressione fiscale e in favore di politiche volte alla crescita.

 

Ora bisognerà naturalmente attendere il varo della legge di bilancio per dare un giudizio compiuto, ma è chiaro che la sfida è destinata ad essere perdente se il maggior deficit serve a finanziare spese assistenzialistiche e correnti come il reddito e la pensione di cittadinanza, per non parlare del superamento della legge Fornero e quindi dell’abbassamento di fatto dell’età pensionabile a scapito delle giovani generazioni.

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

 

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…