matteo renzi mohammed bin salman antonio panzeri

QUANTI ALTRI “CASI PANZERI” DOBBIAMO VEDERE PRIMA CHE IN ITALIA VENGA NORMATO IL RAPPORTO TRA POLITICI E STATI ESTERI? – IL QATARGATE È UN CAMPANELLO D’ALLARME PER IL NOSTRO PAESE DOVE CONTINUANO A MANCARE, NONOSTANTE IL CASO DI UN SENATORE, MATTEO RENZI, CON LEGALE CONTRATTO CON GLI EMIRATI ARABI DI BIN SALMAN, NORME VOLTE A REGOLARE IL RAPPORTO TRA PARLAMENTARI IN CARICA E STATI ESTERI. L'ITALIA È UNA DELLE POCHE DEMOCRAZIE AL MONDO A NON AVERE UNA LEGGE ORGANICA IN MATERIA...

Pier Luigi Petrillo per “il Domani”

 

RENZI BIN SALMAN MEME

L'indagine sulle presunte tangenti pagate dal Qatar a esponenti del parlamento tato all'attenzione dell'opinione pubblica il tema della regolamentazione dei rapporti tra lobby e decisori pubblici.

 

Partiamo da un dato di fatto: l'azione posta in essere dai gruppi di pressione al fine di influenzare i processi decisionali è strettamente connessa alla natura democratica di uno stato.

 

Lobbying è democrazia. Un sistema democratico, per essere tale, necessita di un dialogo continuo e trasparente tra decisore pubblico e lobby consentendo, a queste ultime, di intervenire nel processo decisionale.

 

L'aspetto critico di tale relazione non risiede nella natura "negoziata" dell'atto conseguente al processo decisionale, ma nel modo in cui i vari interessi sono sintetizzati nella decisione finale. È proprio in questo "modo" che si cela il rischio corruzione che, tuttavia, non dipende dall'azione di lobbying di per sé ma dall'assenza di trasparenza che connota la maggior parte dei processi decisionali e dall'elevata probabilità che, a intervenire nel processo decisionale, non siano tutti coloro che ne hanno interesse ma solo i più potenti. Il paradiso dei lobbisti

Eva Kaili Francesco Giorgi Niccolo Figa-Talamanca Pier Antonio Panzeri

 

 

Per ovviare a tali fenomeni degenerativi servono norme puntuali.

A Bruxelles queste regole ci sono e consentono oggi di conoscere come i lobbisti intervengono su parlamento, Commissione e Consiglio. Secondo un accordo siglato tra le tre istituzioni ed entrato in vigore a giugno 2021, i­­­ lobbisti che intendano organizzare incontri o avere contatti con i decisori pubblici al fine di influenzare le politiche dell'Unione sono tenuti a iscriversi a un registro pubblico e a rispettare numerose regole di trasparenza. Le medesime regole valgono per i decisori pubblici europei che incontrano i lobbisti iscritti.

 

La normativa ha però due scorciatoie: in primo luogo, gli obblighi di trasparenza non si applicano a chi rappresenta gli interessi di stati anche di paesi terzi, di partiti politici e di sindacati coinvolti nel dialogo sociale europeo.

LAWRENZI D'ARABIA

 

In secondo luogo, agli ex parlamentari non si applicano le norme che vietano l'assunzione di incarichi in conflitto di interessi appena cessato il mandato (il così detto "revolving door"). Sono queste "scappatoie" normative ad avere alimentato - stando alle ricostruzioni giornalistiche - il terreno della corruzione nello scandalo emerso in questi giorni.

 

Il Far west italiano

La vicenda europea rappresenta un campanello d'allarme per il contesto italiano dove la relazione tra lobbista e decisore è avvolta da un velo impenetrabile e dove continuano a mancare, nonostante lo "scandalo" Renzi, norme volte a regolare il rapporto tra parlamentari in carica e stati esteri. L'Italia è una delle poche democrazie al mondo a non avere una legge organica in materia; il legislatore è intervenuto solo in modalità difensiva, introducendo nel codice penale il reato di «traffico illecito di influenze» che punirebbe chiunque indebitamente si fa dare o promettere denaro per la propria mediazione illecita verso un pubblico ufficiale.

 

 

matteo renzi mohammed bin salman

La norma, per come formulata, ha vizi di incostituzionalità ed è sostanzialmente inapplicabile, come ha evidenziato l'ufficio studi della corte di Cassazione precisando che, in assenza di una legge volta a definire i limiti leciti dell'influenza, è impossibile determinare i casi di influenza illecita. L'assurdità ditale disposizione è stata ricordata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio in una intervista al Corriere della sera.

 

ANTONIO PANZERI MASSIMO DALEMA

Nella scorsa legislatura la Camera ha approvato un disegno di legge in materia, presentato da Francesco Silvestri (M5s), poi arenatosi in Senato sotto i colpi di migliaia di emendamenti. Tuttavia, quel provvedimento nulla disponeva sul lobbying da parte di rappresentanti di stati esteri né fissava divieti di assumere incarichi da parte degli ex parlamentari (molti dei quali si improvvisano lobbisti) o da parte di parlamentari in carica nei confronti di stati esteri.

 

ANTONIO PANZERI - EVA KAILI - FRANCESCO GIORGI - MARC TARABELLA

Lo scandalo europeo dovrebbe ora indurre il governo Meloni a colmare le "scappatoie" italiane. Le direzioni potrebbero essere due: da un lato imporre obblighi di trasparenza in capo ai decisori pubblici (il che non vuol dire compilare dei moduli assurdi come previsto inutilmente dal decreto legislativo n. 33 del 2013) e, dall'altro, disciplinare i diritti dei lobbisti in modo da fissare la cornice entro cui operare.

BERSANI PANZERI

 

Al tempo stesso serve che il parlamento adotti un codice di condotta dei propri membri che vieti espressamente rapporti economici con stati esteri e loro rappresentanti. Il ministro Nordio ha dichiarato che è urgente agire. Speriamo sia di parola.

ANTONIO PANZERI

EVA KAILI antonio panzeri

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