1. LA DECADENZA DI RE GIORGIO NAPOLITANO: “NON VORREI CHIEDERE A QUESTO PARLAMENTO UN ALTRO VOTO PER ELEGGERE UN NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA” 2. IL MONARCA DEL QUIRINALE HA COMPRESO AMARAMENTE CHE IL PUZZONE DI ARCORE SARÀ PURE DECADUTO MA NON È ANCORA DECEDUTO. ANZI, SI PREPARA ALLA BATTAGLIA METTENDO ALLA GOGNA LA NON-POLITICA ECONOMICA DEL GOVERNINO LETTA-ALFANO E TENTANDO DI CANCELLARE GLI ALFANOIDI DALL’IMMAGINARIO COLLETTIVO DEGLI ELETTORI DEL CENTRODESTRA: CHI VOTA ALFANO, VOTA LA SINISTRA DELL’IMU E DELLE TASSE 3. SALTATE LE RIFORME ISTITUZIONALI, L’ULTIMA SPERANZA DEL COLLE È QUELLA DI METTERE MANO SOLO ALLA LEGGE ELETTORALE. MA LE DISTANZE ORMAI SI SONO ACUITE

IL TRAMONTO DELLE LARGHE INTESE

Claudio Tito per "la Repubblica"

Le larghe intese, almeno per come le abbiamo conosciute in questi sette mesi, sono finite. L'incontro al Quirinale tra il capo dello Stato e la delegazione di Forza Italia ha sancito proprio questo passaggio. Non poteva essere sufficiente il voto di fiducia su un provvedimento - seppure fondamentale come la Legge di Stabilità - per ufficializzare un cambio di fase in questa legislatura.

Una svolta che muta in parte gli obiettivi del governo guidato da Enrico Letta, ma soprattutto disegna gli schieramenti politici in modo del tutto nuovo. Unendo e schiacciando nel campo dell'opposizione i due partiti che si sono distinti per il populismo e la demagogia: i berlusconiani e i grillini.

E' evidente che con la decadenza di Silvio Berlusconi e l'addio dei forzisti alla maggioranza, si sta costituendo una base parlamentare a sostegno dell'esecutivo affatto diversa. Non si tratta solo di una mera questione numerica. E' il profilo della coalizione a mutare volto. Napolitano nel colloquio con i rappresentanti del Cavaliere lo ha riconosciuto e ha voluto fare una concessione ai suoi interlocutori a decadenza ormai avvenuta.

E il voto che probabilmente ci sarà la prossima settimana alla Camera e al Senato rappresenterà il vero confine tra le larghe intese e la nuova alleanza. Una "fiducia politica" che permetterà di ridefinire i contorni della maggioranza. Un atto di cui ha bisogno anche Berlusconi che sta preparando una lunga campagna elettorale: al Cavaliere serve mettere in chiaro che lui non è più uno dei partner di governo.

Prepara insomma una battaglia fatta in primo luogo di attacchi alla politica economica dell'esecutivo. E del tentativo di cancellare gli alfaniani dall'immaginario collettivo degli elettori del centrodestra. In questi giorni lo ha già fatto e nei prossimi, in vista delle europee di maggio - il vero test per tutti i partiti - , dirà ancor di più agli italiani: chi vota Alfano, vota la sinistra.

E il Nuovo centrodestra, al contrario, sarà costretto sempre più a prendere le distanze dall'ex padre putativo, proprio per cristallizzare una differenza. Presentarsi agli italiani con il segno della diversità rispetto alla stagione berlusconiana e anche con il tratto del ricambio generazionale. Avendo nello stesso tempo l'obbligo di far pesare sul governo ogni scelta e di dimostrare che non è nato un Nuovo centrosinistra.

Ma la discontinuità cui ha fatto riferimento il presidente della Repubblica riguarda naturalmente anche il Pd. Non solo nasce una inedita maggioranza, ma questo avviene alla vigilia delle primarie che eleggeranno il nuovo segretario. Nella Prima Repubblica, una circostanza del genere, avrebbe portato come minimo ad un rimpasto. Avrebbe rafforzato la presenza renziana, ridefinito i ruoli dell'ex Scelta Civica ormai spaccata in due e forse avrebbe risolto il problema di un ministro indebolito come Annamaria Cancellieri.

Ma i tempi che Palazzo Chigi e il Quirinale stanno concordando per la "verifica parlamentare" sembrano dettati proprio per evitare passaggi traumatici. Chiedere
e ottenere la fiducia prima delle primarie, significa escludere qualsiasi ritocco alla squadra lettiana e blindare il governo. Del resto il premier non intende modificare la struttura del suo esecutivo ad eccezione dei sottosegretari berlusconiani. E anche il futuro leader democratico non appare per ora intenzionato a creare le condizioni per arrivare ad una crisi in tempi brevi.

In passato i governi si sono presentati alle Camere per richiedere una nuova fiducia in caso di modifiche alla struttura della compagine o a causa di un voto parlamentare negativo. La soluzione adottata in questa occasione è l'ulteriore dimostrazione della straordinarietà della fase politica. E della difficoltà che l'hanno caratterizzata.

Basti pensare che nel colloquio con la delegazione di Forza Italia, Napolitano non ha nascosto che gli ultimi tre mesi sono stati tra i «peggiori». E' chiaro che dopo la condanna definitiva di Berlusconi nel processo Mediaset, l'impianto politico delle larghe intese è stato a dir poco scosso. E alcuni degli obiettivi alla base di quell'accordo ora rischiano di venir meno: a cominciare dalle riforme istituzionali.

Le "grandi riforme" quelle che dovrebbero portare l'Italia ad esempio verso un sistema monocamerale, si allontanano. Sia perché la maggioranza al Senato consente margini di manovra molto meno ampi, sia perché cambiare la Costituzione senza una parte consistente dell'opinione pubblica che fa riferimento a Fi e a M5S sarebbe difficilmente accettabile dal Quirinale.

Non a caso ieri Napolitano ha insistito sulla necessità di trovare un accordo su questo fronte. Ha spiegato di «comprendere le questioni umane» della scelta ma ha chiesto a Forza Italia di scindere l'addio al governo dalle possibili larghe intese per le riforme.

Sapendo però che tutto è diventato più complicato. E che l'unica speranza è forse quella di mettere mano solo alla legge elettorale. Sebbene, anche su quella, le distanze ormai si sono acuite. Sarà per questo che il capo dello Stato ieri pomeriggio ha congedato i suoi ospiti con una battuta che ha raggelato un po' tutti: «Non vorrei chiedere a questo Parlamento un altro voto per eleggere un nuovo presidente della Repubblica».

 

napolitano berlusconiBERLUSCONI BERTINOTTI MARINI NAPOLITANO Napolitano Maurizio Lupi ed Enrico Letta cecile kyenge tra enrico letta e giorgio napolitano LETTA E ALFANO FESTEGGIANO IN SENATO letta alfano sitoweb x alfano napolitano GRILLO A ROMAANNAMARIA CANCELLIERI resize BERLUSCONI NAPOLITANO violetta

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO