1. ‘’MODERATAMENTE SODDISFATTO’’. LA REGINA DELLE COLOMBE, GIANNI LETTA, IN DUPLEX CON L’AVVOCATISSIMO COPPI, HA VINTO LA SUA GUERRA CONTRO I “CATA-FALCHI” 2. IERI SERA SUMMIT AD ARCORE CON COPPI E GHEDINI E DIRETTORI DELLE TESTATE MEDIASET 3. IL SILENZIO DI BERLUSKA: NELLE PAROLE DI RE GIORGIO UN DOPPIO POSITIVO SPIRAGLIO 4. IL VERO PUNTO INTERROGATIVO ORA È: RIUSCIRÀ L’EX SULTANO DI HARDCORE A MORTIFICARE LA PROPRIA EGOLATRIA, A FARE ATTO DI CONTRIZIONE, RICICLARSI COME UN CONDANNATO MODELLO E A CHIUDERE IN GABBIA I SUOI “CATA-FALCHI” PIÙ SCATENATI?

Ugo Magri per La Stampa

Che dal Capo dello Stato Berlusconi si aspettasse di più e di meglio, questo è fuori discussione. Gianni Letta, in costante contatto con il Colle, fin dalla mattina gli aveva fatto pregustare grandi novità, un'apertura importantissima, una dichiarazione presidenziale «ottima», quasi un'indulgenza plenaria... Ma Napolitano non è il Papa, dunque la speranza del Cavaliere era palesemente mal riposta.

Pur con questa riserva mentale tipica del personaggio, il leader Pdl viene descritto a sera dai fedelissimi come «moderatamente soddisfatto». Tutt'altro che turbato dalla lunga nota quirinalizia, della quale semmai vuole approfondire con calma i vari risvolti. Per questo motivo non l'ha ancora commentata pubblicamente, spiega il portavoce Bonaiuti, delegando il compito a pochi altri esponenti autorizzati, da Gasparri alla Gelmini. Questo suo silenzio va interpretato (aggiungono dalle parti di Arcore) come una manifestazione di sostanziale gradimento, nonché come una forma di grato ossequio nei confronti del Colle.

Silvio non l'ha presa male perché si fida di quanto gli hanno assicurato Gianni Letta e l'avvocato Coppi (dello stesso avviso anche Ghedini, peraltro descritto come un filo meno entusiasta). Il team legale riunito a sera nel salotto di Villa San Martino, dove qualche ora prima si erano adunati i direttori delle testate Mediaset, scorge nelle parole di Napolitano un doppio positivo spiraglio.

Il primo lo individua in quel passo della nota quirinalizia dove viene specificato che toccherà a Berlusconi e al Pdl decidere «circa l'ulteriore svolgimento, nei modi che risulteranno legittimamente possibili, della funzione di guida finora a lui attribuita». In pratica, sarà Berlusconi medesimo a decidere del proprio futuro di leader braccato dalla giustizia. Nessuno lo spingerà a forza fuori dalla politica: circostanza che rappresenterebbe la prima vittoria politica delle «colombe» governative guidate da Gianni Letta (ieri molto attivo nella sua veste di ambasciatore accreditato presso il Quirinale).

L'altro pertugio, nel quale Berlusconi spera di infilarsi, consiste nella promessa di «un esame obiettivo e rigoroso» della domanda di grazia, qualora fosse presentata. E tutti gli indizi, comprese certe confidenze del diretto interessato, fanno ritenere che al momento opportuno il Cavaliere presenterà senza esitare la richiesta di clemenza. O quantomeno, la farà avanzare da qualche figura politica a lui molto vicina (c'è il precedente del direttore del «Giornale» Sallusti, la cui grazia venne sollecitata da La Russa), guardandosi bene dal dire orgogliosamente «non sono d'accordo».

Fin da subito, aggiungono fonti legali molto bene informate, Berlusconi rispetterà i dettami del Presidente, che esige in cambio la fine della guerra ai magistrati, l'accettazione umile della sentenza, l'espiazione della pena o, quantomeno, di qualche mese in affidamento ai servizi sociali. Non è tutto.

Dovrà garantire un sostegno totale e convinto al governo, senza più minaccia di elezioni anticipate né sull'Imu né sul resto. Al voto si tornerà come e quando lo deciderà Napolitano, di sicuro non nell'autunno. Il Pdl dovrà remare sodo. Solo a queste condizioni potrà sperare, tra qualche mese, di riottenere la cosiddetta «agibilità politica» del suo leader tramite la cancellazione della pena principale e il diritto di ricandidarlo alle prossime elezioni...

Il vero punto interrogativo ora è: riuscirà l'uomo a mortificare la propria natura, a fare atto di contrizione, riciclarsi come un condannato modello e a chiudere in gabbia i suoi «falchi» più scatenati? Oppure, come spesso gli accade, già oggi Berlusconi cambierà idea e scatenerà lo scontro finale (come gli suggeriscono gli irriducibili Verdini e Santanché)?

Ogni giorno, allarga le braccia chi gli sta accanto, ha la sua pena, sul domani nessuno può mettere la mano sul fuoco: «Ma per il momento ha deciso che vuole fidarsi di Napolitano. E siccome ha dimostrato di fare bene i propri interessi, si vede che avrà i suoi buoni motivi».

 

 

Giorgio Napolitano-Gianni LettaGiorgio Napolitano-Gianni LettaSILVIO BERLUSCONI ROMANA LIUZZO GIANNI LETTA GIORGIO NAPOLITANO GIANNI LETTAGianni Letta e Silvio Berlusconi

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