UFFICIO SINISTRATI - IL PD SI SPACCA SULLA LEGGE ELETTORALE: RENZI AFFONDA IL SUPER-PORCELLUM E ANNUNCIA UNA SUA PROPOSTA ANTI-LARGHE INTESE: “SU QUESTO MI GIOCO TUTTO”…

Goffredo De Marchis per "La Repubblica"

I dubbi del Quirinale, lo stop di Renzi e un Parlamento troppo diviso per partorire un indirizzo comune. Così il decreto del governo sulla legge elettorale fa naufragio ancora prima del varo e il blitz immaginato dai proporzionalisti rimane nel cassetto.

L'attacco del sindaco di Firenze ha avuto l'effetto desiderato: «Il mio primo atto da segretario del Pd sarà proprio sulla legge elettorale - spiega ai suoi fedelissimi -. Mi giocherò tutta la mia credibilità, a partire dal 9 dicembre, nella battaglia contro il Porcellum. Stanerò grillini e alfaniani». Con l'obiettivo, nemmeno tanto nascosto, di mettere in difficoltà il premier e l'esecutivo delle larghe intese.

Renzi deve respingere qualsiasi tentazione proporzionalista. Che venga da Palazzo Chigi o dalla Corte costituzionale, poco importa. Se la Consulta ammette solo alcune modifiche alla legge Calderoli, questo esito va contrastato con una proposta che tenga in piedi l'assetto bipolare, l'unico che consente al futuro leader del Pd di presentarsi agli elettori nella veste di candidato premier.

Lo slogan del "sindaco d'Italia", a prescindere dalla concretezza dell'ipotesi, serve a mantenere il punto, a marcare la distanza abissale tra chi sostiene le larghe intese forever e chi vuole una maggioranza politica e un leader scelti nelle urne. È uno scontro che coinvolge soprattutto il Partito democratico. I sospetti dei renziani su una fetta del Pd disposta a tutto pur di fermare la marcia del Rottamatore, sono fortissimi. «A tre settimane dalle primarie si ipotizza uno schema di legge e un decreto come se il Pd non esistesse. Queste cose non si fanno - attacca Antonio Funiciello, uno dei capi del comitato Renzi -. Una volta, quando c'erano i congressi, si sospendeva addirittura l'attività parlamentare. Non voglio tornare al passato, ma un po' di rispetto per il Pd è obbligatorio».

Nel suo colloquio al Quirinale Letta ha dovuto registrare anche le perplessità di Giorgio Napolitano sul decreto. «Mi sembra una strada molto discutibile, un'ultima spiaggia», ha detto il capo dello Stato al premier. Evitando di sbattere la porta, ma facendo capire che il Colle avrebbe parecchi problemi a emanare un provvedimento d'urgenza sulla legge elettorale. Troppi ostacoli, dunque. Fin dall'inizio, Letta è stato consapevole dei rischi o meglio dell'azzardo di un decreto anti-Porcellum.

Un fatto straordinario, che avrebbe spogliato le Camere di una loro prerogativa fondamentale. Una delle poche che hanno conservato, visto che anche la politica economica viene in pratica scritta a Bruxelles. Per questo il presidente del Consiglio aveva posto come condizione per varare il decreto una richiesta esplicita del Parlamento. Una specie di resa: pensateci voi perché noi abbiamo fallito.

Il fallimento in effetti si materializza plasticamente al Senato. Ma l'autodafé non arriva. La commissione Affari costituzionali si prende ancora una settimana per decidere. A Palazzo Chigi continuano a monitorare: «Abbiamo sette giorni per osservare il dibattito», dicono. Ma è molto probabile che tutto venga rimandato alla Camera e che la Consulta, il 3 dicembre, arrivi prima della politica giudicando l'ammissibilità di due ricorsi contro la legge Calderoli. A questo punto, per Letta, è meglio che tutto si fermi in attesa dei giudici costituzionali. Infatti al Senato, mercoledì prossimo, si dovrà valutare se mettere ai voti la proposta della Lega: il ritorno al Mattarellum. Una legge che piace a molti nel Pd, a cominciare da Anna Finocchiaro e Roberto Giachetti, una cuperliana e un renziano.

Un voto a favore della mozione leghista però spaccherebbe la maggioranza di governo. E lascerebbe morti e feriti. È questa la grande incognita della prossima settimana, che si gioca nelle dinamiche democratiche e può far saltare il banco del governo. Epifani, Letta e Renzi dovranno dare la loro indicazione. Non è detto che sia convergente.

Adesso non è escluso che la maggioranza di governo possa seguire un'altra strada. Il Pd e Scelta civica hanno provato a imporre il doppio turno, da sempre la legge cara alla sinistra. Ma è andata male. Potrebbero usare questo argomento per virare su una proposta proporzionale con liste corte e premio di maggioranza da attribuire solo a chi supera il 40 per cento dei voti.

L'unico schema che può tenere insieme Pdl e Pd. Sarebbe la clausola di salvaguardia tante volte invocata da parte della maggioranza. Magari con la promessa di prevedere in seguito l'introduzione di un ballottaggio tra le coalizioni, secondo la proposta di Luciano Violante. Fumo negli occhi per Renzi, che ormai ha un solo obiettivo: vincere le primarie per essere lui a dettare l'agenda sulla materia elettorale. Con la variabile della decisione della Consulta. Che, secondo le indiscrezioni deciderà di ammettere il ricorso, svelando le debolezze della politica.

 

LETTA E RENZI LETTA-RENZIletta napolitano x Luciano Violante e Anna Finocchiaro Anna Finocchiaro Roberto Giachetti Giachetti RobertoROBERTO GIACHETTI DURANTE LO SCIOPERO DELLA FAME

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