de benedetti tito boeri

QUOQUE TU, TITO? - BOERI SCRISSE UN APPELLO CONTRO LA NOMINA DI ALLEVA ALL’ISTAT, PER MANCANZA DI TITOLI. PROPRIO QUELLI CHE MANCANO A BOERI, APPENA CATAPULTATO ALL’INPS: IL PROFESSORE CARO A DE BENEDETTI DIFETTA DI “ESPERIENZA MANAGERIALE”

1. IL NUOVO MISTER PENSIONI NON HA I TITOLI

Fausto Carioti per “Libero Quotidiano

 

TITO BOERI TITO BOERI

«Occorre motivare i criteri in base ai quali la scelta è stata effettuata e assumersene fino in fondo la responsabilità». Era il 15 luglio quando Tito Boeri, editorialista caro a Carlo De Benedetti (dirige la fondazione intestata a Rodolfo, padre dell’Ingegnere) e commentatore di Repubblica, scriveva così su Lavoce.info, sito di economisti da lui fondato.

 

La richiesta era motivata dalla nomina di Giorgio Alleva alla presidenza dell’Istat, secondo Boeri (e non solo lui) realizzata con criteri poco trasparenti: Matteo Renzi e i suoi, in sostanza, avevano chiesto curricula a destra e a manca per poi scegliere chi preferivano senza renderne trasparenti le ragioni: un «rito utile solo a mascherare scelte già fatte a priori», lamentava Boeri.

 

TITO BOERI TITO BOERI

Stavolta il governo ha fatto prima: si è risparmiato la sceneggiata dei curricula e ha nominato direttamente lo stesso Boeri alla presidenza dell’Inps. Non solo. Assieme ad altri, il puntiglioso Boeri ricordava che «le norme di legge specificano che il presidente dell’Istat deve essere “scelto tra i professori ordinari in materie statistiche, economiche ed affini, con esperienza internazionale”», e che queste norme contrastavano con «l’assenza di un profilo internazionale nel curriculum di Alleva».

 

Anche sotto questo aspetto le analogie non mancano: le norme in vigore impongono infatti che il presidente dell’Inps sia «scelto in base a criteri di alta professionalità, di capacità manageriale e di qualificata esperienza nell’esercizio di funzioni attinenti al settore operativo dell’Ente». Il bocconiano Boeri ha un bellissimo curriculum accademico, privo però di quei trascorsi manageriali ritenuti indispensabili. Questo non ha impedito al governo di nominarlo, né la mancanza di trasparenza nella scelta ha impedito a lui di accettare l’incarico.

 

Giorgio Alleva Giorgio Alleva

Accreditando così l’ipotesi di una operazione molto vecchio stile, con cui il giovane Renzi, anche in vista della partita del Quirinale, ha pensato bene di coprirsi sul fronte che affaccia su Repubblica mettendosi in squadra l’economista più vicino all’editore del gruppo Espresso. Con questa mossa a sorpresa, peraltro, Renzi si è tolto dalle scatole un critico fastidioso, che da sinistra faceva spesso le pulci ai provvedimenti del governo (tra gli ultimi scritti di Boeri, uno sulle «Dieci ragioni contro il Tfr in busta paga» e diverse analisi sulla «manovra dimezzata»).

 

Renzi, peraltro, è in piena fase d’amore per De Benedetti. Tanto da presentare un emendamento alla legge di Stabilità per “correggere” una delibera dell’Autorità per le Comunicazioni che danneggia l’Ingegnere. L’Agcom, in sostanza, ha alleggerito gli oneri per le frequenze pagati da Rai e Mediaset e caricato gli altri operatori, tra cui Persidera (cui fa capo Rete A), della quale è azionista De Benedetti. Il governo, raccogliendo il grido di dolore lanciato in Parlamento dall’amministratore delegato di Persidera («un indebito vantaggio competitivo a Rai e Mediaset»), aveva scritto un emendamento per lasciare tutto invariato rispetto al 2013.

MATTEO RENZI E CARLO DE BENEDETTI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE A firenze MATTEO RENZI E CARLO DE BENEDETTI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE A firenze

 

La modifica è stata però dichiarata inammissibile in Senato e così adesso il ministero per lo Sviluppo economico sta lavorando in fretta e furia a un decreto. Per nominare Boeri, Renzi ha tradito l’accordo che aveva raggiunto col Nuovo centrodestra sul nome di Tiziano Treu, commissario dell’Inps che aspirava a diventare presidente malgrado la non tenerissima età di 75 anni. In poche ore gli alfaniani hanno ricevuto così due “pacchi” natalizi dal premier: l’arrivo all’Inps di Boeri, espressione di un “partito” ostile come Repubblica, e il mancato rispetto degli impegni presi sul Jobs Act, con la riforma del lavoro indebolita.

 

graziano del rio a colazione da carlo de benedettigraziano del rio a colazione da carlo de benedetti

Anche nel secondo caso la scelta di Renzi è stata politica: tra il Ncd e la minoranza del Pd ha scelto la seconda, sapendo che è da questa che deve attendersi i maggiori pericoli nella partita per il Quirinale. Nell’attesa che il governo spieghi i criteri usati per nominarlo, il nuovo presidente dell’Inps ha un ottimo modo per dimostrare di essere comunque l’uomo giusto. Da editorialista le idee non gli mancavano. Come quando invocava la consegna ai contribuenti della «busta arancione».

 

«L’Inps ha tutti gli strumenti per fornire ai lavoratori italiani una stima precisa della loro futura pensione. Ma ministero e istituto di previdenza mantengono un silenzio colpevole», scriveva l’indignato Boeri. O quando chiedeva di introdurre un contributo «non per cassa, ma per equità», sulle pensioni più generose» concesse col retributivo o altri criteri privilegiati. «Ad esempio», scriveva, «i parlamentari hanno potuto godere delle regole del retributivo, potendo andare in pensione anche a 50 anni, fino all’anno scorso». Belle parole, proposte interessanti. Adesso, per Boeri, si tratta di passare ai fatti.

 

Tiziano Treu Tiziano Treu

 

2. BOERI NON HA I TITOLI PER QUEL RUOLO

S.Iac. per “Libero Quotidiano

 

Il curriculum di Tito Boeri è lungo e corposo. Il professore, che oggi insegna Economia del Lavoro alla Bocconi, dove si è anche laureato, ha un Dottorato in economia alla New York University, ed è stato consulente dell’Fmi, della Banca mondiale, della Commissione Ue e del governo italiano, nonché senior economist all’Ocse dall’87 al 96. È inoltre research fellow del Cepr, del William Davidson Institute dell’Università del Michigan, del Netspar dell’Università di Tilburg e dell’Iza - Institut zur Zukunft der Arbeit (Istituto per il Futuro del Lavoro) a Bonn.

 

È, infine, membro del Consiglio della European Economic Association, direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti e responsabile scientifico del festival dell’Economia di Trento. Nel tempo libero collabora con la Repubblica e con il sito lavoce.info, di cui è uno dei fondatori. Tra tanti e tali titoli ed attività non sembra però risultare alcun riferimento ad esperienze di tipo manageriale o amministrativo, come sarebbe richiesto per guidare l’Istituto nazionale di previdenza.

DE BENEDETTI TITO BOERIDE BENEDETTI TITO BOERI

 

Incarico a cui è stato chiamato lo scorso 24 dicembre il nostro professor Boeri. La legge sul punto è abbastanza chiara. Come si legge al comma 7 dell’articolo 7 del Dl 78 del 2010, il presidente dell’Inps «è scelto in base a criteri di alta professionalità, di capacità manageriale e di qualificata esperienza nell’esercizio di funzioni attinenti al settore operativo dell’Ente». Sulla professionalità ci sono pochi dubbi. Boeri ne ha da vendere, così come di preparazione scientifica sulla materia previdenziale.

 

Ma la capacità manageriale? E la qualificata esperienza nell’esercizio di funzioni attinenti al settore operativo dell’Inps? Data la comprovata statura del neo presidente si potrebbe pensare di non applicare la norma alla lettera e chiudere un occhio sui requisiti, che il professore potrebbe avere anche a prescindere dal curriculum. Se non fosse, però, che qualche tempo fa fu proprio Boeri ad impuntarsi sul rispetto della procedura, al punto da sottoscrivere un appello contro la nomina di Giorgio Alleva alla presidenza dell’Istat.

TITO BOERI TITO BOERI

 

Nulla di personale, per carità, ma dal curriculum del professore di Statistica, scrive Boeri in un articolo del 15 luglio scorso su lavoce.info, risulta «l’assenza di un profilo internazionale». Aspetto in contrasto con la legge, secondo cui il presidente dell’Istat deve essere «scelto tra i professori ordinari in materie statistiche, economiche ed affini, con esperienza internazionale».

 

INPS PENSIONI INPS PENSIONI

La tesi del neopresidente dell’Inps è che in questo modo le procedure di selezione finiscono con il «disincentivare la partecipazione» di candidati eccellenti che rimangono nell’ombra per paura di una «umiliante bocciatura». La soluzione? Non basta, secondo Boeri, pubblicare i curriculum, ma anche motivare le scelte. Cosa che il governo siamo convinti farà in questo caso. Del resto la sostituzione del commissario Tiziano Treu costerà ai contribuenti 104mila euro in più. Lo stipendio a cui l’ex ministro, già provvisto di pensione da professore e vitalizio da parlamentare, aveva generosamente rinunciato.

 

 

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