ARRIVANO I RE MAGI-STRATI – CONTINUANO GLI SCAZZI ELETTORALI TRA GRASSO E INGROIA (E CASELLI) – IL NEO PIDDINO: “NON ESCLUDO CHE SIA STATA FATTA UNA LEGGE PER BLOCCARE CASELLI MA È CERTO CHE NON È STATA FATTA PER FAVORIRE ME” – L’EX PM DI PALERMO: “DISPIACE CHE DAL PD SIANO GIUNTE RISPOSTE DI FREDDEZZA E DI OSTILITÀ NEI CONFRONTI DI QUESTA MIA NUOVA PROPOSTA POLITICA”…

1 - GRASSO: "LIBERIAMOCI DALLE PICCOLE BEGHE DI QUARTIERE E PENSIAMO A BATTERE LA MAFIA"
Enrico Bellavia per "la Repubblica"

Procuratore Grasso, Antonio Ingroia l'attacca, Giancarlo Caselli ricorda di aver subito una legge "contra personam" che spianò a lei la strada di procuratore nazionale. Insomma, cambiano i ruoli, ma siamo all'ennesima lite nell'antimafia?
«La lite è una contesa verbale aspra e violenta tra due o più persone. Io non sto litigando con nessuno, semmai, ho subito un'aggressione».

Da Ingroia?
«La cosa che sta venendo fuori è che gli scontri tra magistrati, le diversi visioni sul modo di fare il nostro lavoro o i rancori personali, possano essere riportati sul piano politico. Questo spaventa i cittadini».

Come impedirlo?
«Io non scenderò su questo terreno. La politica dovrebbe essere qualcosa di alto, io parlo di progetti importanti e condivisi che ho sempre cercato di realizzare, suggerendoli da tecnico ai politici e che adesso spero di contribuire a realizzare da politico».

La contesa elettorale privilegia la polemica, è ottimista sul futuro?
«Bisognerà liberarsi da queste piccole beghe di quartiere. Non ci si confronta con attacchi e scontri scriteriati. Ho sempre difeso il lavoro dei magistrati, ho cercato di unire e non di dividere. Ho riconosciuto a Ingroia che è un collega valoroso, che abbiamo bisogno di schiene dritte: è tempo di progettare e di ideare gli strumenti, le risorse umane e materiali per consentire ai magistrati e ai cittadini di combattere la mafia. Su questo c'è la possibilità di aprire colloqui con chiunque».

Ingroia dice che lei fu scelto da Berlusconi. In politica è un'accusa che vale il doppio, non crede?
«Se dovessi dare ascolto a queste cose perderei tempo».

Ma la legge anti Caselli fu fatta e lei divenne capo della Dna...
«Non escludo che sia stata fatta una legge per bloccare Caselli ma è certo che non è stata fatta per favorire me».

Però l'idea che lei non sia stato sgradito ai berlusconiani ritorna e poi c'è quella scivolata del premio a Berlusconi...
«Ero in una trasmissione radiofonica dal tono scherzoso e mi è stata attribuita una frase che non ho detto: il premio a Berlusconi lo proponeva chi faceva la domanda, non io. In quella, come in altre occasioni, ho criticato aspramente molte delle scelte e delle omissioni del governo Berlusconi: dal contrasto al riciclaggio alla corruzione, al falso in bilancio e al voto di scambio. Se anni di impegno sono annullati da una battuta scherzosa e se questa è la politica siamo messi male. E poi, insomma...».

Insomma cosa?
«Sono candidato nel Pd, non con Berlusconi. Mi pare basti».

Ha presentato le dimissioni e chiesto l'aspettativa. Perché?
«La mia parola è una: le dimissioni sono irrevocabili, ma la procedura per l'accoglimento è lunga. Per non andare incontro a all'ineleggibilità mi è stata consigliata anche l'aspettativa».

Cambia mestiere...
«Potevo restare in magistratura altri 7 anni ma la possibilità di incidere sul piano antimafia è conclusa. Il mio mandato in Dna sta per scadere. Quando Falcone lasciò Palermo per Roma, ho visto, perché ero con lui, cosa si può fare sul versante della legislazione antimafia. Lui fece quella scelta perché gli fu impedito di lavorare, per me si è esaurita la funzione in quel ruolo. Ho preteso di non candidarmi in Sicilia per un fatto etico, nonostante sia una grossa privazione».

Aprirà una segreteria?
«O mi ospitano al Pd o metto un banchetto a piazza Navona».

2 - INGROIA: "CHE COSA INTENDO PER UNITÀ NELLA LOTTA AI BOSS"
Lettera di Antonio Ingroia a "Repubblica"

CARO Direttore, ho letto l'intervento di Attilio Bolzoni sul suo giornale e le chiedo di ospitare alcune osservazioni. La battaglia antimafia è la battaglia di tutti perché è una battaglia per la difesa dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, di cui le mafie fanno strame.

Dove le mafie sono radicate - e questo è avvenuto in una parte grande del nostro paese - il diritto alla libertà di espressione è leso, ce lo ricordano i giornalisti intimiditi ed uccisi, il diritto alla libertà di voto è vilipeso, perché decide il boss chi votare, il diritto al lavoro è piegato ai favori del boss, il diritto a fare impresa si applica alle imprese del boss e le altre pagano il pizzo, il diritto alla salute è affidato a nominati dal boss per garantire appalti e convenzioni, il diritto a vivere in un ambiente sano è minacciato dalle discariche abusive del boss, il diritto a vivere in un ambiente sicuro è sottomesso alla giustizia esercitata dal boss.

Le mafie, grazie anche agli enormi proventi economici derivanti dai loro affari sporchi, negli anni hanno consolidato i loro rapporti con settori della classe dirigente del nostro paese, pubblica e privata, politica ed economica, in una sorta di Santa Alleanza, per impedire che il nostro Paese procedesse nel cammino del progresso e del rafforzamento delle istituzioni democratiche. La battaglia antimafia ha bisogno dell'unità di tutti e questa è una grande occasione.

Cosa nostra, la ‘ndrangheta, la camorra, possono essere sconfitte, non solo contenute,
ma sconfitte, anche dalla convergenza dell'area progressista. Dispiace che da una grande forza come il Pd siano invece giunte risposte di freddezza e di ostilità nei confronti di questa mia nuova proposta politica, impegnata su settori così sensibili, a cominciare dalla mafia, passando per la lotta ambientalista e la difesa dei diritti civili e del lavoro.

Non siamo stati noi a volere divisioni. Abbiamo sempre cercato, e continueremo sempre a cercare, fino all'ultimo, il dialogo e il confronto nel rispetto delle posizioni reciproche ma con la forza delle nostre convinzioni, della nostra storia. La magistratura e le forze dell'ordine dovranno sentire rinnovato e ancora più forte il sostegno nel loro operato, che ha consentito gli straordinari successi che conosciamo.

 

 

 

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