LA RETE IN TRAPPOLA - IL CO-FONDATORE DI GOOGLE SERGEI BRIN LANCIA L’ALLARME: “LA LIBERTÀ SUL WEB È MINACCIATA” - AD UCCIDERE LA RETE NON SONO SOLO I PAESI COME CINA E IRAN, MA ANCHE LE LEGGI SUL DIRITTO D’AUTORE E REALTÀ “CHIUSE” COME FACEBOOK E APPLE - MA, VISTO CHE VIACOM HA INTENTATO ALLA SUA AZIENDA UNA CAUSA MILIARDARIA E FACEBOOK STA ENTRANDO IN BORSA, NON SARÀ CHE SERGEI, PIÙ CHE PER LA RETE, È PREOCCUPATO PER GOOGLE?...

Maurizio Molinari per "la Stampa"

«La libertà su Internet versa in grave pericolo». Sergei Brin, co-fondatore di Google, fa proprio l'allarme lanciato dal Segretario di Stato Hillary Clinton lo scorso anno, ma lo declina in maniera assai differente. L'occasione è un'intervista al quotidiano britannico «The Guardian» che Brin sfrutta per indicare tre grandi avversari della libera circolazione di idee e users online.

Il primo è il gruppo di Stati dispotici o autoritari che impediscono ai propri cittadini il libero accesso online: anzitutto la Cina, ma anche l'Arabia Saudita, la Corea del Nord e l'Iran, che in comune hanno il monitoraggio dei comportamenti digitali dei loro cittadini al fine di bloccare l'accesso a molteplici fonti di informazione.

Brin, 38 anni, nel 2010 fu fra i fautori della scelta di Google di ritirarsi dalla Cina a seguito della scelta di Pechino di impossessarsi dei conti email dei dissidenti, ma oggi ammette di aver fatto delle previsioni sbagliate: «Pensavo che nel lungo termine la Cina non sarebbe riuscita a restringere con efficacia l'accesso a Internet, perché è impossibile imprigionare il genio in una bottiglia, ma ora devo ammettere che in alcune aree sembrano esserci riusciti».

Questo vale anche per Riad e Teheran, i cui cittadini, possono navigare solo passando attraverso un sistema di registrazioni che li trasforma in sorvegliati speciali. Fin qui Brin adopera il linguaggio di Hillary, ma poi procede in altre due direzioni che vanno oltre l'agenda del Dipartimento di Stato.

Il secondo avversario della libertà di Internet per Brin sono infatti le leggi, già varate o in discussione, in Paesi del mondo industrializzato che al fine di tutelare la «proprietà intellettuale» impediscono la libera circolazione di idee e prodotti. Ad esempio il co-fondatore di Google, che lasciò l'Urss con la famiglia per fuggire dalle persecuzioni antiebraiche, indica nella legge americana «Stop Online Piracy Act» uno dei «tentativi più errati», perché «ignora il fatto che la pirateria si genera quando i siti dei grandi produttori dell'industria dello spettacolo spingono le persone a non acquistare i loro prodotti».

«I consumatori non potendo comprare ciò che vogliono, scelgono la pirateria», osserva Brin, rivolgendo ai giganti di Hollywood la richiesta di non spingere il Congresso a penalizzare i diritti degli utenti.

Ma ciò che Brin più tiene a sottolineare e che gli fa ammettere di «essere impaurito come mai avvenuto in passato» è la crescita su Internet di realtà che definisce «giardini recintati», perché ermeticamente chiusi al popolo della rete. Il riferimento è a Facebook e Apple, perché tanto gli scambi di comunicazione fra gli «amici» del social network guidato da Mark Zuckerberg che le application inventate da Steve Jobs restano impermeabili alle ricerche online, creando dei mondi separati.

«Molto va perduto, perché ad esempio le informazioni contenute nelle application sfuggono alle ricerche», sottolinea Brin, ammettendo anche l'indebolimento di Google per via del fatto che le sue potenzialità di motore di ricerca ne escono ridimensionate, con conseguenti danni per la raccolta di pubblicità.

«Nel mondo di Facebook e Apple io e Larry Page non avremmo mai potuto creare Google spiega Brin - perché allora il web era completamente aperto, mentre adesso è vessato da molteplici limiti che frenano la capacità di innovazione». L'affondo nei confronti di Facebook coincide con l'atteso collocamento sul mercato di azioni per 100 miliardi di dollari e potrebbe causare dei danni all'operazione finanziaria.

 

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