IL RICATTO DEL BANANA: O SIAMO DENTRO O SIETE FUORI

Amedeo La Mattina per "la Stampa"

Berlusconi non guiderà la delegazione Pdl-Lega perché a suo avviso l'incontro con Bersani sarà un buco nell'acqua. Non la guiderà anche perché Maroni non vuole fare da comparsa accanto al Cavaliere capo coalizione che prenderà la parola a nome di tutti. Il governatore lombardo deve stare al gioco di un'alleanza di centrodestra dove a stabilire la linea è Berlusconi. Il quale Berlusconi non è disposto a farsi rinchiudere nel recinto delle larghe intese solo per fare le riforme Costituzionali mentre Bersani governa a Palazzo Chigi.

«Non ho l'anello al naso. Se pensano che ce ne stiamo buoni a fare i bravi costituenti - avverte - si sbagliano di grosso. O partecipiamo anche noi al governo, con il nostro segretario Alfano alla vicepresidenza, e contemporaneamente si elegge un moderato al Colle, oppure è meglio non perdere altro tempo prezioso e si vada al voto». Per Berlusconi perfino un nuovo incarico, dopo quello di Bersani, rischia di non essere utile per la semplice ragione che il Pd si spaccherebbe non riuscendo ad esprimere un'indicazione univoca per formare un esecutivo delle maggiori forze politiche.

Che per l'ex premier si riducono al Pdl e al Pd perché le 5 Stelle rimarranno nel loro limbo estremista. Con Monti, come ha detto ieri Alfano ai deputati, «non vogliamo avere nulla a che fare». E lo stesso Berlusconi vorrebbe cacciarlo da Palazzo Madama dove siede come senatore a vita «immeritatamente». Una reazione dovuta alle affermazioni del leader di Scelta civica contenute in una lettera a Corriere della Sera nella quale ricorda che senza la sua «salita in campo» oggi il Cavaliere avrebbe la maggioranza per il governo e per eleggere un suo uomo al Quirinale.

A parte questa piega della politica, che comunque non aiuta alla composizione del quadro politico, il punto focale rimane il rifiuto del Pdl di accettare quel «doppio registro» governo-riforme di cui ha parlato Enrico Letta alla direzione dei Democratici. «Non siamo figli di un Dio minore», reagisce il capogruppo della Camera Renato Brunetta.

«Governo, riforme, Quirinale: tutto si tiene - aggiunge Brunetta - e tutti i nomi che sono circolati sui giornali per la presidenza della Repubblica non ci stanno bene. Non possiamo sopportare più questa loro presunta superiorità morale. Se così stanno le cose, andiamo a votare a giugno. Vinceremmo alla grande». I sondaggi Euromedia della Ghisleri danno il Pdl al 24% (due punti in più rispetto alle ultime elezioni di febbraio) e il centrodestra al 31,4%.

«Un punto e mezzo sopra il centrosinistra», secondo Alfano. Il Pd è fermo attorno al 25-26% mentre Grillo ha avuto un'impennata di nuovi consensi subito dopo il voto per poi rientrare in quel 25% ottenuto nelle urne. Ma c'è un dato che ha fatto riflettere il Cavaliere. Un altro sondaggio spiega che il 68,5% degli italiani non vuole nuove elezioni. Il 66% vuole un governo. Ecco perchè sta insistendo per fare le larghe intese. Se a impedirle sarà Bersani, potrà dire in campagna elettorale «la colpa è tutta sua».

Il capo dello Stato non può e non vuole sciogliere le Camere. Non vuole lasciare al suo successore le rovine e non esclude un secondo tentativo per formare il governo, un nuovo incarico a una personalità di profilo istituzionale che riesca nella grande coalizioni. Berlusconi è scettico perché non serve. «Serve invece un governo forte e solido con forze responsabili, non altri giri di consultazione».

«Io invece - dice Cicchitto - lo auspico: bisognerà tenere aperta l'ipotesi di un secondo incarico, ma non è il tema di oggi. Oggi siamo di fronte all'arroganza e la stupidità di chi come Bersani ci dice "facciamo la Bicamerale per le riforme, magari vi diamo la presidenza, così siete legittimati. Intanto io eleggo al Quirinale una persona scelta da noi, faccio il mio governo, approvando un provvedimento sul conflitto di interessi, l'ineleggibilità e tante altre mazzate". E noi lì buoni nella Bicamerale?».

Figuriamoci. Berlusconi, che continua a ripete che se viene eletto al Quirinale un altro esponente della sinistra sarebbe «un golpe», è ormai in campagna elettorale. Ha messo in moto altre quattro manifestazioni come quella di domenica scorsa a Roma. La prossima, tra 15 giorni, a Bari. Se non si vota a giugno, sarà ad ottobre. L'ordine di scuderia nel Pdl è già partito.


2. GOVERNO: CICCHITTO, BERSANI? NON E' ULTIMA SPIAGGIA - SE FALLISCE NAPOLITANO INCARICHI PERSONALITA' PIU' FLESSIBILE
(ANSA) - Nessun "pregiudizio" verso Bersani ma il tentativo del segretario del Pd non va considerato "l'ultima spiaggia" e Napolitano dovrebbe dare l'incarico ad una personalità "che si muova in un quadro politico più aperto e più flessibile". Lo afferma Fabrizio Cicchitto (Pdl).

"Finora - premette - Bersani ha combattuto la partita del governo - che le principali forze sociali che da lui consultate hanno chiesto che si faccia quanto prima e su basi solide - in modo del tutto forzato puntando ad affermare che dopo di lui è il diluvio, cioé le elezioni anticipate. Non è così. L'atteggiamento del PDL è così costruttivo che non avanziamo pregiudizi sulla sua persona, come ha affermato ieri il Presidente Berlusconi, ma a nostra volta ovviamente non accettiamo pregiudiziali e preclusioni nei confronti del nostro partito visto che senza il nostro apporto parlamentare Bersani non può rispondere positivamente alla richiesta del Presidente della Repubblica sull'esistenza certa delle forze in grado di assicurare al governo la maggioranza al Senato.

Qualora però Bersani non sia in grado di dare questa risposta al Presidente della Repubblica, per sua totale responsabilità, allora questa scelta non va considerata l'ultima spiaggia, ma è auspicabile a nostro avviso, che venga dato l' incarico ad una personalità che si muova in un quadro politico più aperto e più flessibile", conclude.

 

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