RICICLO DA OSCAR – GLI EX “GIANNINI” LANCIANO “ITALIA APERTA”, IL THINK TANK DEI LIBERALI DE’ NOANTRI, MA TRA I FONDATORI GIANNINO NON C’È….

Nicola Di Molfetta per "Economiaweb.it"

Il periodo di penitenza è finito per Oscar Giannino. Dopo lo scandalo provocato dalla vicenda dei titoli di studio inventati alla vigilia delle elezioni politiche il giornalista è tornato a farsi vedere. Pochi giorni fa un post sulla sua pagina Facebook annunciava la ripresa della collaborazione con le testate del gruppo Caltagirone (qui l'articolo), poi il ritorno sul piccolo schermo come ospite a Linea Notte su RaiTre.

Insomma, la quarantena mediatica è finita e ora Giannino è pronto per il ritorno in politica con il club dei "Gannini", come lo hanno definito impropriamente. Il suo nome ufficiale è Italia Aperta e si definisce un think tank. In sostanza si tratta di una iniziativa ad opera di molti ex Fare per Fermare il declino fuoriusciti dal partito-movimento fondato da Oscar Giannino e riuniti in un'associazione di prospettiva liberale volta a «promuovere l'efficienza dell'economia di mercato, la concorrenza e la libera iniziativa, lo Stato di diritto e la libertà civile, politica ed economica».

A onor del vero, va detto che gli ex Fare, per quanto numerosi, non sono gli unici che hanno aderito a Italia Aperta. Tra i primi sostenitori, infatti, ci sono anche esponenti di area Pd, Pdl e persino Montiani.

Quanto al giornalista ed economista, fautore del successo di Fare e responsabile della sua disfatta non fa parte del gruppo di fondatori di Italiaperta. Tuttavia, sulla pubblica piazza di Facebook, il 19 giugno, Giannino ha condiviso con i suoi 5.067 amici una sorta di comunicato con cui Alessandro De Nicola, l'avvocato co-fondatore di Fare, presenta la nuova iniziativa e annuncia un incontro alla Domus Talenti di Roma per il 20 giugno.

LA CARICA DEGLI AVVOCATI. Nel gruppo di Italiaperta si ritrovano molti dei notabili dell'avvocatura d'affari italiana che avevano aderito a Fare per Fermare il declino. Oltre a De Nicola (socio della law firm amerciana Orrick e presidente dell'Adam Smith Society), spicca il nome di Alberto Saravalle, partner di Bonelli Erede Pappalardo, così come Claudio Tesauro;

Silvia Enrico, co-fondatrice di 4Legale e presidente per qualche giorno di Fare dopo le dimissioni di Giannino; Maricla Pennesi, socio tributarista dello studio Dla Piper; Alberto Pera, partner dello studio Gianni Origoni Grippo Cappelli; e Andrea Tavecchio di Tavecchio & Associati. Tra gli avvocati, anche se non di matrice Fare, c'è anche Pietro Ichino, noto giuslavorista e co-fondatore di Scelta Civica, il partito che ha sostenuto la candidatura di Mario Monti alla presidenza del consiglio nelle ultime politiche.

UN MOVIMENTO TRASVERSALE. E in effetti, la trasversalità sembra caratterizzare Italia Aperta. Sempre per restare nell'ambito del Lavoro, tra i primi sostenitori dell'iniziativa compare anche Giuliano Cazzola. Mentre l'elenco degli economisti fondatori, include Irene Tinagli, deputata di Scelta Civica e Nicola Rossi, presidente di Italia Futura.
Ancora, al gruppo hanno aderito personaggi del mondo dell'impresa, come Stefano Parisi (numero uno di Fastweb), Marina Salomon (Doxa) e Marianna Vintiadis (Kroll), del private equity, come Anna Gervasoni (direttore generale dell'Aifi) e managr come l'ex presidente dell'autorità per l'energia e il gas, Alessandro Ortis.

UN OSSERVATORIO LIBERALE. Italia Aperta, spiega De Nicola, è «un vero e proprio strumento di aggregazione e visibilità per i liberali e di affinamento delle idee liberali nel nostro Paese sparse tuttora in differenti partiti, i cui risultati saranno a disposizione di chiunque. Italia Aperta è una sfida che vale la pena di tentare, la creazione di un valido e incisivo strumento per le policies del nostro Paese».

Sul piano pratico, Italia Aperta punta a creare una sorta osservatorio capace di dare un rating alle politiche pubbliche. «Italia Aperta si propone di monitorare e seguire le politiche nazionali, regionali, provinciali e comunali concrete assegnando loro un voto in "pagella"» si legge in un documento che presenta l'associazione e che afferma: «I risultati delle nostre analisi saranno a disposizione di chiunque per ogni elezione locale o nazionale».

 

OSCAR GIANNINO alessandro de nicola.jpgtinagli irene nicola rossi lapALBERTO SARAVALLESTEFANO PARISI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?