RIGOR MONTIS RADDOPPIA? VUOLE LA PRESIDENZA DEL SENATO

1. SENATO: SPUNTA IPOTESI CANDIDATURA MONTI A PRESIDENZA
(ANSA) - Circola con insistenza in diversi ambienti parlamentari, nel Pdl, nel Pd e persino in Scelta Civica, l'ipotesi di una candidatura di Mario Monti a presidente del Senato. Uno scenario su cui fonti vicine al premier non vogliono rilasciare dichiarazioni, ma che nel palazzo trova, al momento, diverse conferme.

2. LA TENTAZIONE DI MONTI: PRONTO A GUIDARE IL SENATO
Fabio Martini per "La Stampa"

Non se l'aspettava nessuno: si è proposto anche Mario Monti. A poche ore dall'inizio delle votazioni per i Presidenti delle due Camere, la «quadra» non si è ancora trovata anche per effetto di una sorpresa che ha spiazzato tutti: il presidente del Consiglio ha fatto sapere al Pd e al Pdl di essere disponibile per la presidenza del Senato.

Una disponibilità che ha preso in contropiede gli sherpa che si stanno affannosamente aggirando nei Palazzi romani soprattutto per un motivo: una presidenza Monti a palazzo Madama era stata da scartata a priori da tutti per la più ovvia delle controindicazioni: Monti è presidente del Consiglio e dunque è logicamente e «fisicamente» impossibilitato ad assumere la presidenza del Senato. E qui è scattata la seconda sorpresa: secondo il parere di alcuni giuristi sarebbe possibile che il presidente del Consiglio, in carica per gli affari correnti, lasci l'interim della guida del governo ad un suo ministro, nel caso specifico Anna Maria Cancellieri, titolare dell'Interno.

Una ipotesi che allenterebbe l'effetto rete di protezione garantito da una presidenza Monti e che, da quel che si sa, avrebbe suscitato una informale perplessità al Quirinale. Ma trattandosi di trattative sotto traccia, prive di qualsiasi formalità, per il momento non sono ricercati né richiesti pareri costituzionali né valutazioni istituzionali.
Ma la disponibilità di Monti è maturata anche per effetto di alcune «incursioni» in campo amico che il presidente del Consiglio non avrebbe gradito. Nel convulso affastellarsi delle trattative, nella navetta continua tra una Camera e l'altra, dal Pd sono arrivate offerte di presidenze a diversi esponenti dell'area Monti.

Nel caso in cui, una presidenza fosse toccata a «Scelta civica» alla Camera, è stato ventilato che per quello scranno sarebbero stati graditi e votabili sia Lorenzo Dellai, esperto presidente della Provincia di Trento, sia Renato Balduzzi, attuale ministro della Salute. Mentre per quanto riguarda il Senato i nomi che da parte Pd si sono fatti correre sono quelli dell'ex vicepresidente del Parlamento europeo Mario Mauro e dell'ex ministro Linda Lanzillotta.

Molto reattivi davanti alla ipotesi Monti in queste ore sono anche i diretti interessati, i potenziali concorrenti. A cominciare dalla senatrice Anna Finocchiaro. In queste ore il vero epicentro del rompicapo è palazzo Madama. A Montecitorio i progressisti (PdSel) vantano una solida maggioranza (345 seggi rispetto ai 316 necessari) e in qualsiasi momento possono decidere chi eleggere Presidente: il grillino Fico nel caso quasi impossibile di una intesa con il Cinque Stelle, il democratico Dario Franceschini nel caso si decidesse per l'autosufficienza. E per la Camera «bassa» proprio questa sembra al momento la soluzione più probabile, destinata a scattare quando si troverà una soluzione contestuale anche per il Senato.

Franceschini resta il favorito anche per effetto di una novità maturata sotto traccia dentro il Pd : la rinascita di una forte area degli ex Popolari, tutti uniti nel sostenere la sua candidatura. Sia pure per una serie di interessi convergenti si è ricomposta la diaspora dei residui ex democristiani-popolari (Dario Franceschini, Enrico Letta, Rosy Bindi, Beppe Fioroni), uniti nel considerare sbagliata l'offerta della presidenza della Camera ad un esponente grillino. Certo, nessun ultimatum - i rapporti personali tra Franceschini e Bersani sono ottimi ma la ricomposta area dei Popolari, forte di circa un centinaio di deputati, ha fatto capire al segretario che non sarebbe stata sicura una tenuta a scrutinio segreto.

Una forte deterrenza, un pericolo molto serio per un leader come Bersani, che ha sempre avuto un occhio di riguardo per la Ditta, per gli assetti e la tenuta del partito. A questa spina nel fianco si è aggiunta quella di Monti. Se la disponibilità del senatore a vita dovesse venir meno, a quel punto le carte tornerebbero a mischiarsi, con l'effetto di rimettere in gioco esponenti di ben tre partiti: Pd, Pdl e Scelta civica.

 

mario-monti-suppostaLinda Lanzillotta

Ultimi Dagoreport

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin terre rare

FLASH! – L’EX COMICO ZELENSKY SI È RIVELATO MOLTO PIÙ ABILE DI TANTI DIPLOMATICI - LA POLIZZA SULLA VITA DELL’UCRAINA È STATA LA FIRMA DELL’ACCORDO SULLE TERRE RARE, CHE RAPPRESENTA UNA “GARANZIA DI SICUREZZA” DI AVERE TRUMP DALLA SUA PARTE - COME POTRANNO GLI AMERICANI PERMETTERE A PUTIN DI PRENDERSI IMPIANTI E MINIERE IN COMPROPRIETÀ USA-UCRAINA? L’INTESA SUI MINERALI HA SORPRESO "MAD VLAD": ERA CONVINTO CHE ZELENSKY NON AVREBBE MAI MESSO DA PARTE L’ORGOGLIO, FERITO CON L’UMILIAZIONE ALLA CASA BIANCA…