davigo

RITRATTO DI PIERCAMILLO DAVIGO BY PERNA - “LOMBARDO DEL PAVESE, IL PADRE ERA RAPPRESENTANTE, LA MAMMA IMPIEGATA - È CONSIDERATO DI DESTRA E LE FALENE POLITICHE GLI HANNO GIRATO ATTORNO. MA HA SEMPRE RIFIUTATO LE AVANCES, PREFERENDO LA TOGA AL PALAZZO. EBBE IL SUO PRIMO LAVORO ALL'UNIONE INDUSTRIALE DI TORINO. SI OCCUPAVA DI RELAZIONI SINDACALI… - HA IL VIZIO UN PO' ZITELLESCO DI COMPIACERSI CON FRASI ACIDULE, COME QUELLA 'NON ESISTONO INNOCENTI'"

Giancarlo Perna per “la Verità”

 

giancarlo perna

Stuzzicato dalla primavera, Piercamillo Davigo, ha ripreso a esternare. Nelle ultime settimane, il celebre inquisitore di Mani pulite ha riesumato dal suo antico repertorio alcune frasi preferite. 25 anni fa, coniò il celeberrimo: «Non esistono politici innocenti ma colpevoli su cui non sono state raccolte prove».

 

La generalizzazione gli è stata rinfacciata spessissimo e ha nuociuto al suo buon nome, come accade quando si fa di ogni erba un fascio. Più volte, ha rimproverato i cronisti di impiccarlo a un'affermazione fatta in una sola circostanza: «Io parlavo di un processo specifico, quello sulla linea 3 della Metropolitana milanese». Uno dei tanti di cui fu protagonista nei primi anni Novanta del secolo scorso. Così, i miei colleghi della giudiziaria avevano smesso di punzecchiarlo con quella roba lì.

piercamillo davigo

 

Davigo, nel frattempo, è cresciuto. È passato dai suoi acerbi 40 anni ai 68 di oggi e ha fatto una bellissima carriera. Da pm tra i molti, sia pure stimato, del pool milanese capitanato da Francesco Saverio Borrelli, è diventato presidente di sezione penale della Cassazione ed è anche componente del Csm. Ha perciò compiti delicati nell'universo della giustizia di cui, non solo per fama ma per ruolo, è un simbolo. Anche perché è passato dal mestiere di accusatore a quello più prestigioso, delicato e neutrale, di giudice giudicante. Un presidente di Cassazione incarna la Giustizia.

 

Fate conto di vedere in Piercamillo, anche se maschio, la giunonica Dea bendata che ostende la bilancia e impugna il gladio. recidivo senza scusanti E lui, benedett'uomo, che fa? Ci ricade. In un' intervista alla Stampa nei giorni scorsi, al giornalista che gli chiedeva il perché di tante ingiuste detenzioni e conseguenti risarcimenti, Davigo ha risposto irridente: «In buona parte non si tratta di innocenti ma di colpevoli che l'hanno fatta franca».

Piercamillo Davigo

 

Affermazione che si sovrappone come un lucido al «non esistono innocenti ma solo colpevoli non scoperti» di un quarto di secolo fa. Stavolta, però, non ha scappatoie. La sua è una recidiva, senza scusanti. Non è più un giovincello, né un semplice pm di una Procura agitata come fu quella milanese del pool. Appartiene al Gotha della Giustizia: consigliere di Cassazione, membro del Csm, presidente e fondatore di Autonomia e indipendenza, corrente dell' Anm. Perché nessuno redarguisce Davigo?

 

Sergio Mattarella, che del Csm è presidente, lo inviti per un tè al Quirinale e gli si metta di fronte, torreggiando: «Ora, mi ascolti Davigo. Quando da pm affermò che per lei nessuno è innocente, andando contro la presunzione di legge, quale pensa fosse lo stato d' animo dei suoi indagati? Avevano fiducia nella toga che indossava, cui era attribuito anche il compito di scagionarli in assenza di prove, o la ritenevano piuttosto un cinico che gioca con le loro esistenze come il gatto col topo?

francesco minisci, piercamillo davigo

 

E come osa, oggi che è giudice di Cassazione, reiterare lo sproposito "nessun innocente ma solo colpevoli che la fanno franca"? Come crede si senta l' imputato che si aspetta da lei la giustizia che gli è negata? Le centinaia di Enzo Tortora di cui pullulano le patrie galere? Lei, con la sua sfiducia nel prossimo e un pessimismo cosmico da curare con euforizzanti, le consiglio il cioccolato amaro, dovrebbe astenersi dal frequentare gli uomini, altro che deciderne i destini. Non mi guardi così Davigo. Sorseggi pure il suo tè. Profitto per rimproverarle un' altra frase di 2 anni fa: "Ho visto assoluzioni che gridano vendetta, il codice è scritto per farla fare franca ai farabutti".

 

Che fa? Denigra il codice che, come presidente della Cassazione penale, dovrebbe applicare in ogni suo lemma? Con che spirito, dobbiamo pensare, lei si batterà, com' è suo dovere, per applicare le norme che pubblicamente disprezza come produttrici di ingiustizia? Se ritiene che il codice è fatto per i farabutti, lei, che di quel codice è custode, entra in conflitto con sé stesso e ha l' obbligo di trarne le conseguenze». Mattarella esausto, siede e fissa Davigo. Fantasia. Ma quanto meglio se accadesse.

piercamillo davigo

 

I fan grillini Questo per il vizio un po' zitellesco di Piercamillo di compiacersi con frasi acidule. Le dice perfino con ironia, come boutade. Intanto, però, incoraggia i tanti giustizialisti circolanti. A destra, a sinistra e nel mondo grillino dove Davigo ha numerosi fan. Un anno fa, corse voce che i 5 stelle lo volessero addirittura a Palazzo Chigi.

 

Così come nel 1994, si disse che Ignazio La Russa avesse insistito per farlo Guardasigilli del primo governo di Silvio Berlusconi. Davigo è considerato di destra e le falene politiche gli hanno spesso girato attorno. Ma ha sempre rifiutato le avances, ripetendo che preferiva la toga al Palazzo. Non è di quelli che fanno la grancassa con le loro inchieste per finire in tv ed entrare in politica. Altra pasta, insomma, dai Pietro Grasso, Luigi De Magistris e, soprattutto, Totò Di Pietro. Eppure, di Totò fu il migliore amico all' epoca del pool, stimando che dalla sua energia primordiale le inchieste potessero trarre linfa.

 

L'AMICO DEL «TROGLODITA»

Nacque un' alleanza tra opposti: Di Pietro fu soprannominato il «troglodita», Davigo il «dottor sottile». Fecero squadra, cooptando il pm Gherardo Colombo. Il trio si divise i compiti: Di Pietro interrogava impaurendo gli imputati con urlacci, l'occhialuto Colombo compulsava le scartoffie, il più tecnico Davigo vergava richieste di carcerazione, rifiuti di scarcerazione, prolungamenti di carcerazione.

GHERARDO COLOMBO ANTONIO DI PIETRO PIERCAMILLO DAVIGO jpeg

 

Talvolta si scambiavano i ruoli. Quando interrogarono il dc, Enzo Carra, Di Pietro si tenne in ombra e Davigo recitò la sua parte, roteando gli occhi e sbattendo a terra un codice, prima di ammanettarlo. Ci vorrebbe un libro per raccontare quante avventure hanno passato insieme e quante polemiche hanno intrecciato con la politica e la stampa sull' uso esagerato della carcerazione preventiva.

 

Quando, tirata troppo la corda, Di Pietro si dimise dalla magistratura (dicembre 1994), Piercamillo scrisse questo generoso epitaffio: «Tu mancherai alla magistratura che, per tuo merito, ha acquistato credibilità e considerazione». Elogio che stride con le magagne di cui Totò ha disseminato la carriera e conferma la distanza di Davigo dal comune sentire.

 

«DALLA PARTE DEL PADRONE»

PIERCAMILLO DAVIGO

Lombardo del pavese, Piercamillo fu bravo figlio di una famiglia perbene. Il padre era rappresentante, la mamma impiegata. Il più autorevole era il nonno materno, segretario comunale. Ragazzo studioso, prese 2 lauree, in Legge a Genova e in Scienze politiche a Torino. Servì con orgoglio l' esercito da ufficiale e fece anche un richiamo alle armi.

 

Una volta disse: «Ci sono punti in comune tra il magistrato e il militare, l'uno e l'altro sono al servizio dello Stato ed entrambi usano la forza». Ebbe il suo primo lavoro in Confindustria, all' Unione industriale di Torino. Si occupava di relazioni sindacali.

«Stavo dalla parte del padrone», ha raccontato, «perciò, quando sento parlare di "toghe rosse", mi viene da sorridere». Una volta, dopo una dura trattativa, apparve sul muro di una fabbrica: «Davigo fascista, sei il primo della lista». Non era vita. Si buttò sui libri, perse qualche diottria, inforcò gli occhiali e vinse il concorso in magistratura. E qui lo lasciamo, avendone concluso il periplo.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…

silvia toffanin francesca fialdini giorgia cardinaletti tommaso zorzi alessandro giuli pietro tatafiore barbara castorina

A LUME DI CANDELA - TOMMASINO ZORZI NON SARÀ OPINIONISTA AL “GRANDE FRATELLO”: NONOSTANTE LE SPINTE DI CASCHETTO, IL SUO NOME È STATO BOCCIATO – CI MANCAVA IL MINISTRO GIULI-VO IN VERSIONE OFFICIANTE: HA CELEBRATO IL MATRIMONIO DEL SUO CAPO UFFICIO STAMPA, PIERO TATAFIORE, CON BARBARA CASTORINA, TITOLARE DELL'AGENZIA VISVERBI CHE HA ASSISTITO IN PASSATO PROFESSIONALMENTE GIULI (AVRÀ RIFILATO UN ALTRO PIPPOZZO SUL “PENSIERO SOLARE”?) - BIANCA BERLINGUER E ILARIA D'AMICO (CHE LASCIA CASCHETTO) NELL'AGENZIA DI PRESTA - GIORGIA CARDINALETTI AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI - DOPO LA CHIUSURA DI TANGO, COSTAMAGNA OSPITE SU RETE 4 (NEL PROGRAMMA DOVE LAVORA IL SUO COMPAGNO) - LUI È UN POLITICO DI PRIMO PIANO, LEI È UNA BELLA GIORNALISTA. I DUE SONO STATI AMANTI E LUI HA FAVORITO LA SUA ASCESA. DURANTE UNA RECENTE INTERVISTA HANNO FATTO FINTA DI NON CONOSCERSI DANDOSI DEL LEI. DI CHI STIAMO PARLANDO?

luca zaia matteo salvini francesco acquaroli conte bonelli schlein fratoianni matteo ricci

DAGOREPORT - DALLA RIFORMA ELETTORALE AL RIMPASTO DI GOVERNO, IL FUTURO DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È APPESO COME UN CACIOCAVALLO AL SUO PRIMO TEST CRUCIALE: LE REGIONALI – SCATENEREBBE UNO SCONQUASSO NELLA LITIGIOSA COALIZIONE DI GOVERNO SE FRATELLI D'ITALIA DOVESSE PERDERE LE MARCHE, DOVE LA RICONFERMA DEL MELONIANO ACQUAROLI E' INCERTA - A QUEL PUNTO, A NOVEMBRE, LA MELONA VORRÀ ASSOLUTAMENTE IMPORRE UN CANDIDATO ALLA FIAMMA NEL VENETO LEGHISTA - LA DUCETTA HA BEN RAGIONE DI PRETENDERLO: MALGRADO IL SUO 28-29%, ATTUALMENTE FDI GOVERNA SOLO IN TRE REGIONI: MARCHE, ABRUZZO E LAZIO - PER FARCELA, LA DUCETTA DOVRA' CONVINCERE LUCA ZAIA AD APPOGGIARE, COL 40% DI CONSENSI DI CUI GODE LA SUA LISTA, IL SUO CANDIDATO ALLA PRESIDENZA - NEL CASO IN CUI IL "DOGE" NON ACCETTI LA PROPOSTA, A QUEL PUNTO, GIÀ TAGLIATO FUORI DA SALVINI, LE AMBIZIONI DI ZAIA DI RICOPRIRE UN DOMANI LA PRESIDENZA DELL'ENI O MAGARI LA CARICA DI MINISTRO DOVRA' RIPORLE NEL CASSETTO DEI SOGNI...

stefano belingardi clusoni belen rodriguez

DAGOREPORT - LA ''FARFALLINA'' DI BELEN È TORNATA A BATTERE. DOPO UN’ESTATE TURBOLENTA DI SCAZZI E POLEMICHE, PER LA "SCIO-GIRL" ARGENTINA È ARRIVATO UN NUOVO E AITANTE  BELLIMBUSTO - LUI È STEFANO BELINGARDI CLUSONI, ARCHITETTO MILANESE CHE, CON IL SUO STUDIO "BE.ST", NEGLI ULTIMI ANNI HA RIDISEGNATO LO SKYLINE DELLA CITTÀ MENEGHINA - GALEOTTO UN LOCALE IN SARDEGNA, DOVE I DUE SONO STATI PIZZICATI A BACIARSI CON PASSIONE, INCURANTI DEGLI SGUARDI INDISCRETI - A CONFERMARE LA LIASON È LA STESSA BELEN CON UN CAROSELLO DI FOTO SU INSTAGRAM SULLE SUE "HERMOSAS VACACIONES” -DALLO SCAZZO CON IL BENZINAIO ALLE PATATINE LANCIATE IN UN LOCALE: L’ESTATE IRREQUIETA DELL'EX DI CORONA E DE MARTINO - VIDEO

stefano de martino striscia la notizia antonio ricci gerry scotti la ruota della fortuna pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - PIER SILVIO, QUESTA VOLTA, HA VINTO. PIAZZARE LA “RUOTA DELLA FORTUNA” NEL VUOTO PNEUMATICO DELLA PROGRAMMAZIONE ESTIVA, È STATA UNA MOSSA SCALTRA ALL’INSEGNA DI UN SOLO IMPERATIVO: FIDELIZZARE IL PUBBLICO DEI TELE-MORENTI - L’OPERAZIONE È RIUSCITA, IL PAZIENTE È ANCORA IN VITA, MA È SOLO IL PRIMO ROUND DI UNA GUERRA ANCORA MOLTO LUNGA: GIÀ IN SOVRAPPOSIZIONE, IERI SERA, “AFFARI TUOI” ERA LEGGERMENTE IN VANTAGGIO SUL PROGRAMMA DI GERRY SCOTTI, E LA SCELTA DI FAR RIPARTIRE LA TRASMISSIONE DI DE MARTINO DI MARTEDÌ, ANZICHE' DI LUNEDI', HA LASCIATO INTERDETTI GLI ADDETTI AI PALINSESTI - COMUNQUE VADA IL DUELLO NEI PROSSIMI DUE MESI, “PIER DUDI”, ALLA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, ERA STATO CATEGORICO: "'STRISCIA LA NOTIZIA' INIZIERÀ A NOVEMBRE. ANCHE SE CIÒ CHE VA IN ONDA, E NON SARÀ COSÌ, DOVESSE FARE UN TRILIONE DI ASCOLTI" - GLI ESORDI CON MARIA DE FILIPPI, IL FLOP ALL'''ISOLA DEI FAMOSI'' CONDOTTA DALLA MARCUZZI, PRESTA CHE LO SBOLOGNA E LA RISCOSSA CON CASCHETTO (E TANTI ''PACCHI'' A MO' DI CULO): L'IRRESISTIBILE ASCESA DI STEFANO DE MARTINO, ALFIERE DI RAI-MELONI, CHE SOGNA IL FESTIVAL DI SANREMO - VIDEO