RIVOLTA VI-CINA - A HONG KONG UN MARE DI PERSONE IN MARCIA TRA I GRATTACIELI PER RIBELLARSI ALLA CINA PADRONA: "DIFENDIAMO LA DEMOCRAZIA" - E QUALCUNO PROPONE UN REFERENDUM SULLA LEGGE ELETTORALE

Guido Santevecchi per ‘Corriere della Sera

 

la marcia per la democrazia a hong kong 8la marcia per la democrazia a hong kong 8

Il primo luglio è festa a Hong Kong. Lo decisero le autorità per celebrare il giorno del 1997 in cui la colonia britannica fu restituita alla Cina. Ma ieri alla manifestazione ufficiale per il 17° anniversario c’erano solo un paio di centinaia di anziani, sembravano pensionati precettati dal partito sotto uno striscione rosso con su scritto «Stabilizzare Hong Kong».

 

Qualche chilometro di distanza e il colpo d’occhio era tutto diverso, per niente «stabilizzato»: il Victoria Park pieno di gente chiamata a raccolta dal movimento democratico per protestare contro Pechino, per chiedere di potersi scegliere i candidati alla carica di «chief executive», come qui viene chiamato il capo dell’amministrazione speciale, il governatore.
 

la marcia per la democrazia a hong kong 7la marcia per la democrazia a hong kong 7

Un mare di persone, per la grande maggioranza giovani, una foresta di cartelli con la scritta «Difendiamo la nostra città», «Suffragio universale», «Candidature libere», ha attraversato Hong Kong per ore. Ha piovuto, diluviato ieri, ma la gente non si è fatta scoraggiare, solo qualche tentativo di ripararsi sotto i cavalcavia e poi avanti ancora, verso Central, il cuore della metropoli finanziaria.

 

Quanti erano? Gli organizzatori puntavano a 500 mila. Nel Victoria Park ci sono sei campi di calcio, prima della marcia i manifestanti per la democrazia li avevano riempiti tutti, e anche le strade intorno erano un fiume di gente. In questi casi è sempre difficile valutare, e anche questa volta ci sono stime differenti. Ma i reporter dei quotidiani di Hong Kong ci dicono di non aver mai visto una cosa del genere sulla loro isola.
 

la marcia per la democrazia a hong kong 6la marcia per la democrazia a hong kong 6

Erano settimane, mesi, che Hong Kong si preparava a questa giornata. Il confronto tra i due campi, quello legato alla madrepatria cinese e quello che vuole mantenere l’unicità della città. Fino al 2047 la Cina si è impegnata alla regola «un Paese due sistemi»: così Hong Kong dovrebbe mantenere libertà di parola, di stampa, di manifestazione, magistratura indipendente.

 

E la città ad amministrazione speciale dovrebbe avere elezioni a suffragio universale nel 2017; ma il governo centrale cinese non vuole correre rischi e perciò esige che i candidati siano nominati da un consiglio di «saggi» fidati, con l’aggiunta che per essere in lista bisogna aver dimostrato di «amare la patria cinese».

 

la marcia per la democrazia a hong kong 5la marcia per la democrazia a hong kong 5

Così un migliaio di giovani attivisti riuniti nel movimento «Occupy Central with Love and Peace» e di docenti universitari cresciuti nel mito del «Rule of Law», lo Stato di Diritto ereditato dai britannici, hanno lanciato una sfida: un referendum informale sulla legge elettorale. Con l’obiettivo di ottenere libertà di scelta dei candidati alla carica di «chief executive». Pechino ha reagito pubblicando un libro bianco che ricorda: «L’autonomia di cui gode Hong Kong non è scontata, non è un diritto ereditario, è una concessione del governo cinese».
 

la marcia per la democrazia a hong kong 4la marcia per la democrazia a hong kong 4

Un monito che suona come la campana a morto per il principio «un Paese due sistemi», una minaccia di trasformare Hong Kong in un’altra delle cento città tutte uguali dell’impero. Ma proprio il desiderio di resistere ha spinto gli hongkonghesi a votare in massa nel referendum: quasi 800 mila. E poi a scendere in piazza. Nel successo del referendum c’è anche la protesta della gente, i più giovani in prima linea, contro la diseguaglianza sociale che ha creato qui la più alta concentrazione di milionari dell’Asia. «Senza un sistema democratico non è possibile premere sul governo per un cambiamento e un riequilibrio sociale», ci dicono i ragazzi di «Occupy Central». Se la loro voce non sarà ascoltata hanno giurato di occupare il distretto finanziario.
 

Oltre alla parola democrazia, non è un caso che la bandiera più sventolata a Hong Kong sia quella del business. Per invocare la calma si sono schierate le camere di commercio internazionali (compresa quella italiana) con un appello a pagamento sui giornali; e le quattro potenti società di revisione, Ey, Kpmg, Deloitte e PwC, hanno ammonito che le multinazionali potrebbero abbandonare la città. Le grandi banche tacciono, ma agiscono: Hsbc e Standard Chartered hanno smesso di fare pubblicità sui giornali che sostengono il movimento anti-Cina.

 

la marcia per la democrazia a hong kong 3la marcia per la democrazia a hong kong 3

La libertà di stampa, con quella di manifestazione, e l’indipendenza del sistema giudiziario, sono i tratti caratteristici di Hong Kong. Ma da mesi i giornali sono sotto assedio. Ne parliamo con Jia Xi Ping, direttore del Ta Kung Pao , quotidiano locale schierato con la Cina. «Hong Kong è tornata alla madrepatria da 17 anni, è naturale che l’influenza di Pechino sia cresciuta». Il direttore non nega differenze conflittuali: «Noi siamo cresciuti nel comunismo, loro nel capitalismo, bisogna creare una nuova cultura. Ma sulla questione del suffragio universale nel 2017 non ci può essere discussione: qualcuno pensa che si possa svolgere come se Hong Kong fosse una nazione indipendente, non è così. Punto».
 

la marcia per la democrazia a hong kong 1la marcia per la democrazia a hong kong 1la marcia per la democrazia a hong kong 2la marcia per la democrazia a hong kong 2

Fuori però, i cronisti, anche quelli di Ta Kung Pao , ci dicono che la coda del corteo è potuta partire da Victoria Park solo alle sette di sera, tre ore dopo la testa, tanta era la folla. Si è fatto buio, si vede qualche falò: bruciano pagine con la scritta «Libro bianco di Pechino» e ritratti dell’attuale governatore, CY Leung, quello che al mattino, davanti al gruppetto di anziani precettati dal partito, aveva inneggiato all’amore per la madrepatria. Dal buio spunta un gruppetto di ragazzi fradici di pioggia e sudore. Portano una bara nera in spalla. Che cosa è? «Il funerale dell’illusione un Paese due sistemi», dicono. Ma intanto continuano a marciare, perché oggi Hong Kong è loro .
 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...