“ROSPY” AMARI PER IL PD – BINDI: “RENZI MI VOLEVA ROTTAMARE E, QUINDI, NON LO APPOGGERÒ” – “SE CADE LETTA? FAREMO ANCHE LE PRIMARIE PER LA PREMIERSHIP”

Giovanna Casadio per "La Repubblica"

Penso che per il Pd sia l'ultima occasione, non ce ne sarà un'altra. Dobbiamo essere in grado nel nostro congresso di dire all'Italia cosa vogliamo per l'Italia». Rosy Bindi non ignora il rischio di crisi, ma sostiene che le assise del partito vanno fatte comunque. Del resto, se il governo Letta cadesse - afferma la presidente dimissionaria del partito la necessità è quella di «un governo di scopo», per fare la legge di stabilità e per cambiare il Porcellum.

Bindi, lei chi appoggia nella sfida del congresso democratico?
«Se il governo va avanti, c'è la necessità di fare il congresso entro l'anno. Voglio chiarirlo, perché girano voci di rinvii, di accordi. Ma se cade l'esecutivo - cosa che non auspico e scongiuro - allora faremo anche le primarie per la premiership. Nell'uno e nell'altro caso, non è il momento di cambiare lo statuto del partito, eleggendo un segretario che non sia poi candidato premier. È necessario che il Pd si presenti con un'idea forte di futuro e con una classe dirigente per guidare il paese, solo in questo modo diventiamo interessanti oltre i confini del nostro tradizionale elettorato».

È un endorsement a Renzi, anche da parte sua?
«Non voglio metterlo in imbarazzo, come hanno fatto altri. Quindi non lo sosterrò. Non ero forse io, secondo lui, personale politico da "rottamare"? Ma da tempo mi batto perché sia data a tutti la possibilità di fare un congresso forte, competitivo, e perché anche Renzi faccia la sua parte. Vorrei che finalmente ci fosse un confronto vero di idee, di progetti e non una corsa ai posizionamenti ».

Sta criticando Dario Franceschini?
«Non mi riferisco a nessuno. Provo a scongiurare qualche pericolo ».

Appoggerà Cuperlo, allora?
«Cuperlo si candida a fare il segretario del Pd, io penso a un candidato che competa con Renzi per il partito e per Palazzo Chigi».

Potrebbe candidarsi lei?
«No, ho già dato. Però, dopo avere fatto una battaglia sulle regole, non farò mancare il mio contributo di idee al congresso perché per il Pd, ripeto, può essere l'ultima occasione...».
Ha un nome nuovo in mente?
«Sì, spero di poterlo indicare tra qualche settimana».

Chi è?
«Ancora un po' di tempo... sono alla ricerca di un candidato che abbia il profilo per fare il segretario del partito e correre per Palazzo Chigi».

Quindi il congresso va fatto comunque, secondo lei. Ma se il governo cade, si va al voto o c'è lo spazio per un altro esecutivo?
«Dobbiamo mantenere fede alle parole date e cambiare la legge elettorale. Non andrei alla ricerca di maggioranze dell'ultimo momento. Ci abbiamo anche provato, prima delle larghe intese, a dare vita a un governo cosiddetto del cambiamento. Non ci siamo riusciti.

E la situazione ora non ci consente un governo formato dai dissidenti dei vari gruppi. Penso a un governo di scopo. Voglio vedere chi ha la faccia di sottrarsi al dovere di cambiare l'attuale legge elettorale».

Non un Letta-bis?
«Sarà il presidente della Repubblica a scegliere da chi farlo presiedere, non escluderei certo Letta. Spero ancora che ci siano tutte le possibilità, perché continui a operare questo governo. Ma se cade, perché il Pdl ritiene che non deve governare con noi, non possiamo pensare di raccogliere i dissidenti dei vari gruppi. Il paese ha bisogno di essere governato da una maggioranza che abbia idee chiare e un programma ambizioso di cambiamento.

La parola passa ovviamente al presidente Napolitano, però personalmente non vedo altro che un governo di scopo e poi le urne. Tuttavia le parole preoccupate del capo dello Stato indicano che c'è ancora bisogno di fare appello al senso di responsabilità del Pdl. Che non può scaricare su di noi la caduta dell'esecutivo Letta: noi non possiamo non rispettare la legge e le sentenze, dobbiamo stare come sempre dentro la Costituzione. Con quale coraggio ancora una volta Berlusconi e il Pdl antepongono i loro interessi a quelli del paese, tanto più ora che i venti di guerra che soffiano sul Mediterraneo ».

 

ROSI BINDIMATTEO RENZIRosi Bindi MATTEO RENZI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZIrosy bindi x DARIO FRANCESCHINI Gianni Cuperlo LETTA E napolitano

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”