ROTTAMA-TORO: RENZI A FORLÌ COMINCIA L’ASSALTO PER CONQUISTARE IL PD

Andrea Garibaldi per "Corriere della Sera"

Se sarò segretario del Pd, dice Renzi. Parla come uno che è sicuro che proverà a diventarlo e confida di farcela. «Se diventerò segretario del Pd, la prima cosa che rottamerò saranno le correnti!». Qui c'è l'applauso più forte e convinto dei tanti che accompagnano quaranta minuti di intervento. «Non sopporto chi fa carriera all'ombra dell'amico - aveva detto poco prima - Mi infastidisce quando si contano i "renziani"».

Borgo Sisa, quartiere di Forlì, questa è una piccola festa del Pd, ma vale perché siamo nella Emilia-Romagna già rossa, che Renzi sta convincendo un po' alla volta. Ci perdoni, ma si dicono «renziani» i sindaci di Bologna, di Forlì, di Reggio e il segretario regionale...

Così, tra lupini giganti e giostrine, davanti a tremila persone e a cinque dirette tv, Renzi torna dalle vacanze e spiega come sarebbe il suo Partito democratico. Dice che questa non è la rivincita dell'altra volta (la sfida con Bersani). Per essere chiari: «È inutile vincere le primarie e perdere le elezioni. Bersani si chiede come sarebbe una mia segreteria: cercare di non far calare tessere e voti».

La prende larga, comincia da Palazzo Chigi. Assicura che non lo riguarda la data di scadenza: «Quanto dura il governo interessa a Letta, ci ha probabilmente preso gusto, ma il problema è se il governo fa cose buone». E insiste: «L'unica promessa elettorale che Berlusconi ha mantenuto in vent'anni gliel'abbiamo fatta mantenere noi: l'abolizione dell'Imu. È il momento di realizzare le nostre promesse».

Qui si delinea il Pd di Renzi: «Più uguaglianza: sono uno scandalo le pensioni da 91 mila euro al mese. Welfare anche per chi è privo di garanzie. Asili nido per tutte le donne, come in Germania. Scuola che valorizzi gli insegnanti e non abbia paura del merito. Legge elettorale che permetta di capire chi ha vinto e chi ha perso. Un partito che rappresenti pensionati e dipendenti pubblici, come oggi, ma anche disoccupati, operai, studenti, liberi professionisti.

«Dicono che noi saremmo un salto nel buio? - chiede Renzi a una platea accondiscendente -. Ma quelli di prima ci hanno dato vent'anni di Berlusconi e ora il governo assieme a Brunetta!». Dillo a D'Alema, gli gridano. Renzi risponde: «D'Alema ha dichiarato che alle primarie per il segretario voterà per un altro. Lo ha detto con un certo sollievo, pari al mio!». Spedisce un messaggio al segretario Epifani: «Lo statuto del Pd dice che entro il 7 novembre si deve tenere il congresso. Le scadenze vanno rispettate».

E Berlusconi? Renzi afferma che «in qualsiasi Paese civile un condannato definitivo per evasione fiscale sarebbe andato a casa da solo». Tratta la sua vicenda come trascorsa: «Oggi noi non abbiamo più la rassicurante presenza di Berlusconi che ci tiene assieme. A farci stare assieme devono essere grandi idee per l'Italia». Di Berlusconi gli interessano i voti. «Non giudichiamo chi in vent'anni ha votato per lui. Abbiamo perso le elezioni per non aver avuto il coraggio di prendere i voti degli altri».

Nel discorso di Renzi c'è Luther King, i Kennedy, papa Francesco. Le sue opere da sindaco di Firenze. Parole consumate, come speranza e come sogno, a tratti sembra di riascoltare Veltroni. Ma la forza di Renzi è la sua «verginità» nella politica nazionale. Finito il comizio, fa il giro delle cucine, secondo la tradizione dei dirigenti Pci-Pds-Ds, Pd. Bagno di folla. Saluta la signora in carrozzina, tocca il neonato, firma autografi, si fa le foto.

Nella notte, a Reggio Emilia, lo intervista Bianca Berlinguer. Qui il pubblico è più vasto: «Non siate solo consumatori di politica, solo utenti», dice Renzi. Speranza: «Questo non è un Paese finito, è un Paese infinito, ricco di potenzialità e di bellezze». Cita un «pensatore francese» (Malraux): «La cultura non si eredita, si conquista. Anche il Pd!». E promette di sciogliere la riserva sulla candidatura il 21 settembre, dopo l'assemblea del partito.

 

MATTEO RENZI SULLA GRUrenzi resize renzi resize renzi resize RENZI A BERSAGLIO MOBILE renzi mare matteo renzi in barca su diva e donna

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...