RITORNO DI “FIAMMA” - PERCHÉ NÉ LA RUSSA NÉ GASPARRI HANNO FIATATO SULLA CASA DI MONTECARLO? PERCHÉ GLI EX CAMERATI STANNO TRATTANDO CON FINI LA SPARTIZIONE DEL TESORO DI AN (100 MLN €) IN VISTA DELLE ELEZIONI - I MISSINI-PDL VOGLIONO AUTONOMIA FINANZIARIA PER SFANCULARE IL NEO-MONTISMO DEL BANANA - UN BOCCHINO SIBILLINO: “RIUNIFICAZIONE? PER ORA NO, SE POI DOVESSE MUTARE L’INTERO SCENARIO POLITICO, ALLORA NON SAPREI”…

Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

Se la "causa" si trasforma in trattativa, se la palla passa dagli avvocati ai politici, allora l'accordo sta davvero per essere chiuso. E così è infatti, a sentire i protagonisti della disfida che andava avanti da due anni a colpi di carte bollate e azioni legali. Non fosse altro perché le elezioni incombono. E tanto gli ex An di La Russa e Gasparri, da una parte, quanto i finiani che fanno capo a Bocchino e Della Vedova, dall'altra, di quei quattrini hanno maledettamente bisogno.

Quattrini si fa per dire. Si tratta di settanta milioni in contanti, depositati in vari istituti di credito. E di immobili su tutto il territorio nazionale per un valore stimato di circa 100 milioni di euro. Sarebbero almeno 103, stando ai liquidatori che hanno rendicontato i beni, gli appartamenti che risultano "locati". Ma la fetta più consistente è derivata ancora in questi anni dai rimborsi elettorali. Tra il 2006 e il 2010 Alleanza nazionale risulta aver incassato 6.327.567 euro ancora per le Politiche 2006. Ora la fretta è tanta, soprattutto dal fronte degli ex An pidiellini.

E proprio da loro, raccontano, è partita l'accelerazione per chiudere la partita in tempi celeri. Pregati di scendere dal ring i legali, sono saliti Ignazio La Russa e Italo Bocchino. I due, per la verità, nelle ultime settimane si sono visti in più di un'occasione a porte chiuse. Ci sono conti a sei zeri e metri quadrati sui quali mettersi d'accordo. E a quanto pare, l'impresa si sta rivelando meno improba del previsto. Gli ex An devono poter dimostrare a Berlusconi di avere le forze finanziarie e non solo la volontà politica di andare per la loro strada.

I loro cugini terzopolisti devono poter disporre di soldi liquidi per le politiche imminenti. Ora tutto procede. E non è un caso, fanno notare da entrambi i lati, che né La Russa, né Gasparri abbiano infierito contro Gianfranco Fini sulla storia delle nuove carte sulla casa di Montecarlo. Anzi, il coordinatore Pdl si è preso la briga dagli schermi del Tg3 di attaccare perfino l'Espresso che le aveva rivelate.

Per dire, come cambiano i tempi. «Non siamo alle prese con un bottino da spartire - mette le mani avanti Italo Bocchino, vicepresidente di Fli - Si tratta di trovare un'intesa, che potrebbe arrivare entro l'anno, perfino forme di utilizzo comune dei beni». Utilizzo comune? Non è che si profila una riunificazione? «No, questo tenderei ad escluderlo, in questa fase. Se poi in futuro dovesse mutare l'intero scenario politico, allora non saprei» risponde il braccio destro di Fini.

Certo è che il presidente della Camera è a conoscenza della trattativa e ha dato pieno mandato ai suoi per chiudere. Anche Fli, del resto, non naviga affatto nell'oro, non disponendo nemmeno di rimborsi elettorali. Ma il pressing per chiudere è soprattutto della sponda pidiellina. Il 17 novembre, a Milano, La Russa lancerà con una kermesse in grande stile la corrente destinata a trasformarsi in nuovo soggetto politico, se Berlusconi darà vita davvero a una sua lista. Per quella data è difficile che la «spartizione » sarà avvenuta, ma si dà per scontato che possa chiudersi comunque entro l'anno.

Il Cavaliere, del resto, anche ieri mattina non ha lasciato molti margini di speranza ai suoi. Ha ricevuto a Villa San Martino, ad Arcore, Maria Stella Gelmini, Paolo Romani, il coordinatore regionale Pdl Mario Mantovani e Luigi Casero. Sul tavolo, il voto in Lombardia, ma anche il futuro del partito. Gli ospiti hanno cercato di mediare, tra il leader e il segretario Alfano: tra i due da dieci giorni è calato il gelo, rapporti ridotti al minimo. «Vedete, io voglio bene ad Angelino, ma deve dimostrare di volere il rinnovamento anche lui. Io su questo piano lo aspetto da tempo, ma da lui sono arrivati pochi segnali».

Alfano non lo segue sulla linea dell'azzeramento. Su quella invece Berlusconi intende ripartire, dopo il voto in Sicilia. E sulla Lombardia è stato categorico. I suoi uomini forti hanno continuato ad indicare Gabriele Albertini per la successione a Formigoni, ma il "capo" non cede: «La soluzione migliore per me resta Maroni, va bene la riunificazione dei moderati, ma non possiamo perdere il rapporto con la Lega».

Alfano parla a Norcia durante un convegno della Fondazione "Magna Carta" di Gaetano Quagliariello e promette l'imminente varo di una nuova squadra per «rafforzare» il partito. E continua a insistere sulla necessità di «unire i moderati». Facendo infuriare di nuovo gli ex An, come Massimo Corsaro: «Qualcuno ci spieghi cosa voglia dire moderati». Per Gianni Alemanno la misura è colma. E chiede la convocazione entro novembre di una grande convention per azzerare il Pdl e avviare la costituzione di un nuovo soggetto politico, con primarie per il leader.

 

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