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SACRI INTRALLAZZI – BAGNASCO E BERTONE FANNO PACE SUL MATTONE – A GENOVA VIA ALL’OPERAZIONE NUOVO GALLIERA: UNA MEGA-SPECULAZIONE IN PIENO CENTRO CON LA SCUSA DI COSTRUIRE UN NUOVO OSPEDALE – FORZA ITALIA E PD OVVIAMENTE D’ACCORDO, LEGA PRONTA A CAMBIARE IDEA…

Francesco Bonazzi per Dagospia

Bertone e Bagnasco Bertone e Bagnasco

 

No, questa insana alleanza destra-sinistra, la mitica Maria Brignole Sale, duchessa di Galliera, non la poteva certo prevedere. Nel 1888, quando regalò alla sua città un ospedale del valore di diversi miliardi di lire nel cuore di Carignano e lo dotò di un ampio legato immobiliare per garantirne la sopravvivenza nei secoli dei secoli, la cattolicissima duchessa non poteva certo precedere che anche i cardinali di Genova, un giorno, si sarebbero messi a litigare. Almeno in una prima fase.

tromba marina a genova  7tromba marina a genova 7

BERTONE PROFITIBERTONE PROFITI

 

Per statuto, il Galliera è affidato all’arcivescovo in carica. Ieri: Tarcisio Bertone, con il suo inseparabile manager Giuseppe Profiti, e oggi Angelo Bagnasco, con il suo prefetto di fiducia Giuseppe Romano (andreottiano doc e militanza nell’Opus Dei) e gli stretti rapporti con Claudio Burlando (PD) e Giovanni Toti (Pdl), per non parlare della mancata governatrice Lella Paita, che il cardinale ha personalmente difeso nell’ultima campagna elettorale.

Bagnasco e Bertone Bagnasco e Bertone

 

L’operazione Nuovo Galliera, un ospedale totalmente pubblico da 260 posti letto (in origine erano quasi il doppio) e da 150 milioni di lavori, parte nel 2006 quando il cardinal Bertone parla del progetto al presidente Burlando e all’allora sindaco Marta Vincenzi. Nel giro di un anno viene firmato un protocollo d’intesa con la città, protocollo che in seguito verrà spesso spacciato come un impegno ormai irreversibile (e lo stesso Marco Doria, non si opporrà mai al Nuovo Galliera, nonostante gli appelli del movimento dei cittadini di Carignano che denunciano una pericolosa e smaccata speculazione).

 

tromba marina a genova  6tromba marina a genova 6

I cittadini di Carignano intuiscono subito la gravità del progetto, che prevede di scavare nella roccia 4 piani sotterranei e fanno ricorso amministrativo. Nel 2011 la Corte dei Conti ligure apre un’inchiesta, ma la procura generale non brilla per attivismo e si limita, in sede di approvazione del bilancio 2014 della Regione Liguria, a pretendere chiarezza sui costi del Nuovo Galliera. Ma in sostanza sostiene che non può intervenire fino a quando non si constata il danno alle finanze pubbliche.

 

Tarcisio Bertone e Angelo BagnascoTarcisio Bertone e Angelo Bagnasco

I cittadini vincono in primo grado al Tar, ma in Consiglio di Stato incappano in un collegio dove figurano alcuni personaggi vicini al governatore dell’epoca Burlando e incassano una sconfitta. Il ragionamento del Consiglio di Stato è abbastanza semplice: le case di Carignano non sono ancora state danneggiate e quindi i comitati civici non hanno titolo per agire in giudizio.

 

Con questa sentenza, il cda del Nuovo Galliera torna in Comune e ottiene una nuova variante edilizia. Doria? “In campagna elettorale diceva che era contratìrio e che la priorità era fare l’ospedale per il Ponente genovese, poi da sindaco non ci ha ricevuti e neppure ci ha risposto”, sottolineano con amarezza i comitati civici.

bagnasco-monti, bertonebagnasco-monti, bertone

 

Il progetto prende forma, Bagnasco, dopo un’iniziale freddezza, ci mette sopra la berretta ed ecco che spunta il gruppo D’Apollonia, insiema all’archistar spagnola degli ospedali, De Pineda. Il progetto, come si diceva, vale 150 milioni, non si ambienta nel contesto storico e non è totalmente a terrazza, ma scava 4 piani nella collina di Carignano, con rischi idrogeologici evidenti a chiunque conosca un minimo Genova, le sue falde acquifere e le sue frane bibliche. In cambio, però, il progetto “libera” decine di appartamenti da vendere in una zona di gran pregio a 5-7 mila euro al metro quadro.

MALACALZA E PROFITIMALACALZA E PROFITI

 

Ricapitolando, dunque, il piano NG nasce con Bertone e Profiti, ma poi viene sposato anche da Bagnasco, con la benedizione di Burlando e di Toti, oltre al “tradimento” in itinere di Doria, folgorato sulla via di Bagnasco.

 

I soldi, si ripete anche in questi giorni ai piani alti della Regione, “non sono un problema”. Cinquanta milioni li mette la sanità pubblica, 50 arrivano dal cambio d’uso dei padiglioni dismessi con annessa operazione immobiliare, e il resto verrà coperto con un bel mutuo. Mutuo del Galliera che naturalmente verrà garantito dalla Regione. O forse dalla Cassa Depositi e prestiti di Claudio Costamagna e Fabio Gallia. E il cerchio si chiude.

 

giuseppe profitigiuseppe profiti

Intanto, con le elezioni della scorsa primavera, sono cambiati gli interlocutori politici per Bagnasco e Bertone, finalmente tornati “soci in affari”. I leghisti, che erano fieramente contrari con il loro leader Edoardo Rixi che parlava di operazione opaca e di “porcata” tout court, sono improvvisamente diventati possibilisti e Sonia Viale adesso va dicendo che sul Nuovo Galliera bisogna “far parlare i tecnici”.

 

Sel e “Sinistra con Pastorino” sono sempre contrari, come i grillini, guidati da Alice Salvatore, che sul tema ha scritto anche un’accorata lettera a Bergoglio. E Forza Italia? Toti tiene un basso profilo, ma si sa che non è contrario alla “burlandata” che ha ereditato. E Marco Scajola, uomo forte del partito a ponente, e nipote dell’illustre don Claudio, nonostante le polemiche in consiglio regionale è riuscito nell’impresa di non pronunciare mai la parola “Galliera”. Sono piccole attenzioni che in Vescovado apprezzano di cuore.

 

GIOVANNI CALABRO E TOTIGIOVANNI CALABRO E TOTI

Intanto il progetto va avanti come uno di quei treni misteriosi che devono arrivare a destinazione come fossero guidati dalle forze del destino. E pazienza se per 3-4 anni, il tempo dei lavori, mezzo migliaio di anziani malati dovrà essere spostato in padiglioni posticci e pieni di polveri. L’opera “s’ha da fare”. Lo vogliono i cardinali e lo vogliono i governatori.

 

“E’ gravissimo sottrarre le uniche risorse disponibili dalle periferie del Ponente e delle Vallate dell’entroterra genovese, rimaste, senza presidi sanitari sufficienti, per fare un secondo ospedale a Carignano, a due passi dal San Martino.   Per non parlare dei rischi idrogeologici e di cantiere a cui verranno esposti gli abitanti e i ricoverati, e dell’inutilità di nuovi appartamenti dei quali nessuno sente l’esigenza”, dice Paola Panzera, portavoce dei comitati di cittadini.

 

 

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